Programmare il futuro di Civitavecchia: comunità, competenze e crescita
di MAURO IENGO ♦
Alcuni anni fa, precisamente nel 2007, il centrosinistra civitavecchiese si presentò unito alle elezioni amministrative sfidando un centrodestra la cui forza risiedeva soprattutto negli errori precedentemente compiuti dalle principali forze politiche della sinistra locale. Errori che ancora oggi contribuiscono ad alimentare le ragioni per le quali questo schieramento politico ha difficoltà ad essere credibile sul piano elettorale: autoreferenzialità, scarso ascolto delle esigenze e delle aspirazioni dei cittadini e dei corpi sociali intermedi, accondiscendenza verso i poteri forti (pubblici e privati) presenti in città, le cui servitù soffocano l’economia e il territorio cittadino.
Ad onor del vero, non è che le diverse Amministrazioni che da allora si sono succedute abbiano avuto comportamenti diversi. Sono errori che hanno caratterizzato anche le giunte di centro destra e del Movimento 5Stelle e, se possibile, si sono resi più evidenti insieme all’aggravarsi dei problemi della città.
Ritornando al 2007, in quell’occasione il centrosinistra fu sconfitto, ma produsse uno sforzo programmatico di grandissimo pregio, la cui attualità è pressoché intatta (a dimostrazione che i problemi non sono stati nel frattempo affrontati e risolti).
Ora, come molti dicono, i programmi non valgono quasi nulla. Rappresentano un esercizio sterile, soprattutto perché – si sostiene- è la qualità di chi e’ chiamato ad amministrare a fare la differenza.
La debolezza di questa asserzione, di fronte ai risultati delle ultime amministrazioni, è talmente evidente che non meriterebbe risposta. Posso comprendere che l’elenco dei problemi e delle possibili soluzioni potrebbe generare noia, soprattutto forti déjà-vu, considerando il reiterarsi degli stessi, ma non quando il programma riesce ad esprimere anche un’ anima, un’energia particolare. In parole più povere, un progetto di città.
In quell’occasione il Centrosinistra offerse 3 T per il futuro della città: Tolleranza, Talento, Tecnologia. Erano nelle intenzioni 3 terreni di impegno e di lavoro per dare nuovo slancio allo sviluppo della nostra città, per renderla più forte, più moderna e più solidale. La legenda era la seguente:
T come Tolleranza: il mare, risorsa centrale della nostra economia, ci ha insegnato l’orgoglio della fatica e il valore del rispetto, per la natura e per gli uomini. Lo stesso che adesso deve ispirare il nostro rapporto con le persone venute da paesi lontani per migliorare le proprie condizioni. Le culture e le conoscenze che esprimono non sono una minaccia, ma una ricchezza; le loro speranze sono le stesse di chi, in passato, ha fatto crescere questa città. Facciamola crescere ancora, con il concorso di tutti e la responsabilità di ciascuno.
T come Talento: un rinnovato sviluppo di Civitavecchia ha bisogno, insomma, dell’energia e del contributo di tutti. È per questo che ciascuno deve essere messo in grado di esprimere al meglio le proprie potenzialità. È per questo che occorre valorizzare il talento di ciascuno: nella scuola, nel lavoro, nella vita sociale. Perché uno sviluppo stabile ed equo non può che avere al centro le persone, la valorizzazione delle loro capacità e la risposta ai loro bisogni.
T come tecnologia: dare ad ognuno la possibilità di concorrere alla crescita economica e civile della città significa anche favorire la diffusione delle nuove tecnologie. Da un lato, ciò significa favorire il più ampio accesso possibile, dare ai cittadini gli strumenti di conoscenza che li mettano in grado di utilizzare le nuove tecnologie come strumento per migliorare la propria vita quotidiana, per avere un rapporto più diretto con le istituzioni cittadine; da un altro significa accrescere l’efficienza della pubblica amministrazione e la sua capacità di risposta ai bisogni degli utenti. Senza dimenticare l’esigenza di favorire la diffusione dell’innovazione nelle attività economiche, condizione essenziale per una città che voglia competere con efficacia nello scenario economico attuale.
Impressiona l’attualità di questi principi programmatici, non è vero? Soprattutto confrontandoli con la cronaca nazionale e locale. Chi ha avuto modo di leggerlo quel programma può testimoniare la totale coerenza dei principi ispiratori con le soluzioni operative che lo stesso proponeva.
Probabilmente, oggi i terreni di impegno possono/debbono essere integrati, dando una gerarchia diversa agli obiettivi strategici:
- la Comunità: ricostruire un’identità sociale e culturale che la città ha oggettivamente perso, anche a causa dei cambiamenti che hanno investito gli antichi capisaldi economici, urbanistici e sociali (porto, Enel, ferrovie dello stato, le servitù militari). La città va ricomposta eliminando le barriere di varia natura che oggi ne impediscono il pieno dispiegarsi in favore dei cittadini e dei turisti, moltiplicando i centri di incontro a partire dal porto;
- le Competenze: formare e valorizzare le competenze, promuovere le esperienze necessarie per amministrare un territorio complesso come il nostro. Non sono sufficienti la buona volontà e l’onestà, prerequisiti per ogni manifestazione della vita quotidiana, ma sensibilità e capacità di governo e di gestione della cosa pubblica;
- la Crescita: compiere scelte programmatiche che consentano alla nostra città di incrementare i propri livelli qualitativi sia sul piano imprenditoriale che su quello occupazionale. E a tal fine, i rapporti con l’Autorità portuale, l’ENEL e i vari enti pubblici e privati che oggi rappresentano servitù economiche, territoriali ed ambientali debbono cambiare, virare verso una relazione tra soggetti di pari dignità, e ciò può essere possibile solo se tutti gli attori cittadini sono dalla parte del Comune e non giocano ognuno per il proprio esclusivo interesse. Così come debbono cambiare la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici, i quali – è sempre bene ricordare – rappresentano il contesto di base per lo sviluppo delle attività sociali ed imprenditoriali di una comunità, soprattutto per i cittadini più deboli.
Ora, il sentimento che mi spinge a scrivere questo articolo, alla antivigilia delle elezioni amministrative, è proprio quello di raccomandare a coloro che si candideranno a svolgere il ruolo di amministratori di Civitavecchia di dare un’energia originale al proprio programma, coinvolgendo il più possibile i cittadini, i corpi sociali intermedi, le espressioni della cultura e della formazione di questo territorio. E poi di pretendere di essere giudicati – prima durante e dopo – in base alla coerenza dei loro atti amministrativi con i principi ispiratori del loro programma.
MAURO IENGO
Un contributo eccellente, che auspico sia propedeutico a una riflessione a più voci su tematiche così cruciali per la comunità cittadina.
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Lucia Bartolini
Lucia Bartolini Rispondo da qui a Mauro, per quella che fu una bella esperienza a cui ho avuto il piacere di partecipare e che, in termini di qualità umana e professionale, avrebbe potuto costituire un vero rilancio per la città. Ma è proprio nella valutazione autocritica dell’epilogo di quell’esperienza, che io credo siano da ricercare i motivi dell’oggi. Alle T che tu illustri e che trovo fondamentali, è mancata la P: la Politica, soffocata da un sistema mediocre, non in sintonia con il progetto di cui si provava ad essere portatori. Su questo forse dovremmo ragionare, altrimenti temo non se ne esca.
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Ho riportato il commento di Lucia Bartolini all’articolo di Mauro da me condiviso su fb. Un saluto a Mauro
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