Il cerchio si sta chiudendo ?

di ROBERTO FIORENTINI ♦

Voglio che tu unisca questi puntini e veda quello che vedo io. Pensa a questo : per anni il Cerchio ha divorato tutti i concorrenti, giusto ? Questo, semplicemente, rende la società più forte. Già il 90% delle ricerche mondiali vengono effettuate tramite il Cerchio. Senza concorrenti, questa percentuale salirà. Presto si aggirerà attorno al 100%. Ora, tu ed io sappiamo che, se riesci a controllare il flusso delle informazioni, puoi controllare ogni cosa. Puoi controllare la maggior parte di ciò che ognuno vede e sa. Se vuoi insabbiare in modo permanente una notizia, ci metti due secondi. Se vuoi rovinare qualcuno, sono cinque minuti di lavoro. Come può, uno, insorgere contro il Cerchio, se controllano tutte le informazioni e l’accesso alle medesime ? Vogliono che abbiamo tutti un account del Cerchio, e sono molto avanti sulla strada che sarà illegale non averlo. Poi che succederà ? Che succederà quando controlleranno tutte le ricerche e avranno pieno accesso a tutti i dati su ogni persona ? Quando conosceranno ogni mossa che fa ogni singolo individuo ? Quando tutte le transazioni monetarie , tutte le informazioni sulla salute e il DNA , ogni brandello della propria vita, buono o cattivo, quando ogni parola detta passerà attraverso un solo canale ? “

Questo è un brano tratto da Il cerchio (The Circle) , un romanzo fantascientifico distopico del 2013 dello scrittore statunitense Dave Eggers, nato a Boston, e laureato in giornalismo alla University of Illinois. È autore di libri di successo come L’opera struggente di un formidabile genio (Mondadori, 2001). Eggers è il fondatore e il direttore di McSweeney’s, una casa editrice indipendente di San Francisco che pubblica una rivista trimestrale, il mensile «The Believer», e «Wholphin», un DVD trimestrale di film brevi e documentari. E’ considerato uno dei più importanti intellettuali progressisti dell’America contemporanea. Il romanzo racconta l’ascesa de Il Cerchio , una società californiana che mette insieme Facebook, Twitter, Google e Amazon. Nel 2017 è uscito il film omonimo, adattamento cinematografico del romanzo. La quarta di copertina riporta : “Il Cerchio mette tutto insieme. Le tue ricerche e i social media. I tuoi messaggi . Le notizie. Le transazioni finanziarie. Le tue foto. La tua storia clinica. I tuoi film preferiti. Con il Cerchio sono finiti i tempi degli account multipli, della serie infinita di password, apps , portali e piattaforme.” In nome della sicurezza e dell’accessibilità, telecamere open-access vengono piazzate in ogni luogo e ciascun utente del Cerchio può controllarle in tempo reale. I politici, sempre in nome della Trasparenza e sotto la spinta della rete, accettano di indossare una microtelecamera al collo che li segue passo-passo durante la giornata. E chi non accetta può semplicemente dire addio al futuro in politica. E ed è così che comportarsi eticamente è la mera conseguenza del fatto che tutti sono sempre osservati e ben visibili (“chi commetterebbe un reato sapendo di essere sorvegliato in ogni momento, dappertutto?”) La lettura de “Il Cerchio” colpisce perché così come accadeva nei romanzi di Philip Dick, parla di noi e delle nostre ossessioni. Fra i numerosi progetti segreti di ricerca del Cerchio (proprio come accade per Google) si giunge ad ideare un chip che innestato nelle ossa del bambino, lo renda sempre rintracciabile, prevenendo crimini e rapimenti. Perfetto, niente da dire. Ma se abbiamo un solo account, una sola password e siamo utenti dall’identità certa, perché non bloccare il nostro account social, finché non saremo andati alle urne? Un account, un voto. Immaginate semplicemente di non poter più twittare o navigare finché non avrete votato, come vi sentireste? Certo è un romanzo. Ma siamo certi che la realtà sia tanto diversa ? Per dirne una : il successo di consenso che stanno avendo in Italia la Lega e il M5S quanto dipende dalla capacità di gestire la comunicazione via social e conseguentemente imporre i temi su cui costruire il proprio risultato elettorale ? Quanto siamo lontani dal momento in cui tutti avremo un profilo social , dal quale assumere informazioni, notizie e allacciare rapporti ? Giova fare qualche numero. A livello puramente statistico e prendendo soltanto gli utenti di Facebook ( 2 miliardi ) poco meno del 30% della popolazione mondiale ha un profilo sul social network americano. Ma tenendo conto soltanto di chi ha accesso alla Rete —3,74 miliardi secondo le cifre Internet World Stats aggiornate al 31 marzo scorso — ecco che viene fuori come il 54% degli abitanti del Pianeta stia su Facebook. Se poi consideriamo gli 1,2 miliardi di iscritti a WhatsApp, il servizio di messaggistica istantanea, e gli altrettanti utenti di Facebook Messenger e i 700 milioni di Instagram, il social network fotografico sono 5,1 miliardi i profili digitali— di cui molti sovrapponibili — nelle mani del solo Mark Zuckerberg. Pensate a quanti dati , di cui molti davvero sensibili, gestisce questo signore di soli 34 anni. In Italia gli utenti di Facebook sono arrivati a 30 milioni , una penetrazione di circa il 97% se si considera che gli utenti mensili di internet sono stimati in circa 31 milioni (Audiweb). In pratica tutti quelli che usano Internet hanno un profilo sul principale social network. Considerando che i minori sono solamente il 6% possiamo dire che sono poco più di 28 milioni i facebookiani iscritti nelle liste elettorali, a fronte dei 46.605.046 aventi diritto. Ben più del 50% , ma addirittura l’80 % circa dei 34 milioni di votanti alle ultime elezioni del 4 Marzo 2018. Interessante anche è quanto emerge dal Rapporto sul consumo di informazione pubblicato qualche mese fa dall’Agcom, cioè che un italiano su due si informa sul web, il 55% della popolazione usa prevalentemente social media e motori di ricerca per informarsi, con Facebook che rappresenta la fonte principale d’informazione per il 30% degli intervistati davanti al 6% di Instagram che ha superato Twitter. E le ricerche ? Pensate che su Google in tutto il mondo vengono effettuate ogni giorno circa 4,5 miliardi di ricerche; un numero impressionante; se consideriamo che gli utenti internet mondiali sono più di 3 miliardi, è come se ogni utente ogni giorno utilizzasse Google per fare 1,3 ricerche. La quota di mercato di Google è dell’81 %. Bisogna riflettere bene su un dato : i social network e i motori di ricerca sono in grado – potenzialmente, s’intende – di manipolare la realtà e di mostrare se non solo , almeno principalmente, ciò che qualcuno ha interesse a mostrare ? Questa è la domanda da farsi . Quanto potere è detenuto da così poche mani ? Quanto sono importanti , dal punto di vista commerciale, sociale e persino politico, i dati di cui sono in possesso queste società ? E quanto lo saranno, via via che crescerà il numero di chi utilizza la rete e i social ? Il futuro prossimo immaginato da Eggers ne Il Cerchio quanto è vicino ? Per scrivere questo articolo e ricercare i dati che mi servivano ho utilizzato il Web e Google come motore di ricerca. Ma ciò che mi viene mostrato quanto è neutro e quanto , soprattutto , POTREBBE essere manipolato da qualcuno affinché io conosca principalmente, e persino solamente, ciò che qualcuno vuole che io conosca ? In Italia l’80 % di chi ha votato passa circa 2 ore al giorno su Facebook. Non pensate che il rischio di manipolazione sia ( intollerabilmente ) alto ?

ROBERTO FIORENTINI