MEET ME IN SAINT LOUIS
Written by MACHINEGUNB
Non è facile parlare di un film così imponente come Meet Me In Saint Louis (1944) di Minnelli. Si tratta di un adattamento cinematografico firmato da Irving Brecher e Fred F. Finklehoffe ispirato ad una serie di brevi storie di Sally Benson, pubblicate originariamente sulla rivista The New Yorker e diventate poi un romanzo dal titolo di 5135 Kensington. Il film è ricordato per le sue numerose canzoni come The Trolley Songe Have Yourself a Merry Little Christmas, cantate da Judy Garland.
Dunque, siamo a Saint Louis nel 1903. L’avvocato Smith annuncia alla famiglia che ha accettato un incarico importante a New York e che si dovranno tutti presto trasferire, questa novità sconvolge le tranquille abitudini familiari anche perché trasferirsi significa rinunciare ad essere presenti l’anno successivo quando la città ospiterà l’Esposizione Universale. Il film è diviso in quattro sequenze corrispondenti alle quattro stagioni, ciascuna di esse è aperta da un cartello didascalico che ci mostra casa Smith ed è contraddistinta da un particolare tono cromatico prevalente; ogni stagione viene raccontata attraverso qualche episodio saliente, ciò rende la narrazione molto semplice, schematica ed essenziale.
La grandezza di questo film sta anche nella continuità diegetica che il regista Vincente Minnelli riesce a creare tra le canzoni e la storia, i numeri musicali non sembrano innaturali o separati dal racconto ma vengono generati proprio dall’azione dei personaggi. Un’altra novità è l’uso del Technicolor, valorizzato dall’opulenza di colore e di dettagli di ogni singolo fotogramma. Vincente Minnelli, alla sua prima prova con il colore, sfrutta al massimo le potenzialità di questo nuovo mezzo costruendo una ricchezza della scena e dell’arredo dal sapore Viscontiano e dimostra un’abilità straordinaria nel rendere in scena le atmosfere di inizio 900. La collocazione storica di questo film aveva anche l’intento di risvegliare la nostalgia dei tempi passati, in un periodo di instabilità, come lo furono gli anni ’40 per il mondo intero , era necessario che il cinema mostrasse quanto potesse essere bella la vita legata alla propria famiglia, che riportasse a galla l’importanza di certi valori e che distraesse gli spettatori con una poesia visiva capace di raccontare virtù e fasti di un’America simbolo di progresso e modernità.
Guardare questo film fa pronunciare la frase “non ci sono più i film di una volta”, quelli fatti per far cantare e sognare, per mostrare bei sorrisi, bei vestiti, buoni sentimenti e felicità, il mondo che ci mostra Meet Me In Saint Louis è sicuramente costruito ed artificiale ma è bello pensare che un tempo il cinema volesse educare il pubblico a quel modello familiare, alle cene gioiose, al romanticismo, ai balli, per me è una cosa magica così come è magico rivedere pellicole come questa. Consigliata!
MACHINEGUNB