LO SCHWINDEL

di MARCO PIENDIBENE ♦

Io sono un padre di famiglia che riesce ogni mese a far quadrare i conti a costo di tante rinunce. Il mio problema è un debito enorme, contratto in parte dai miei genitori, in parte dai miei nonni, in parte dai miei trisavoli eccetera eccetera. Non lo posso estinguere con i proventi del mio lavoro, perché questi sono già impiegati per il sostentamento della mia famiglia.

Le scadenze delle rate del mutuo che ho contratto per pagare il debito posso onorarle soltanto con l’accensione di altri mutui equivalenti sperando che la mia affidabilità mi consenta di ottenere dei tassi di interesse vantaggiosi. Se ci riesco posso sperare di chiedere sempre meno soldi in prestito e, pian piano, potrò estinguere il mio debito a condizione che gli affari della mia piccola azienda vadano sempre meglio.

I mutui che mi vengono concessi sono finanziati da tanti soggetti che mi conoscono bene e sanno che, pur in mezzo a mille difficoltà, ho sempre onorato i miei debiti.

Questi che mi prestano i soldi sono banche, fondi di investimento ma anche amici e parenti stretti che si fidano della mia solvibilità e, in ragione di questa, applicano un tasso di interesse sulla somma prestata proporzionato alla mia affidabilità.

Un bel giorno, dopo aver fatto delle semplici considerazioni su quanto sia ingiusto doversi sobbarcare quel pesantissimo fardello ereditato dai miei avi, comincio a dire in giro che chi mi presta i soldi mi vuole sfruttare e tenere sottomesso, che non è giusto continuare a chiedere sacrifici alla mia famiglia per questo stato di cose. Dunque dichiaro che nel prossimo futuro elargirò più soldi a mia moglie per le spese di casa, darò la paghetta settimanale ai miei figli ed aumenterò anche gli stipendi ai dipendenti della mia piccola azienda perché da troppo tempo, anche loro, stanno tirando la cinghia. Faccio pure balenare l’ipotesi che, se mi gira, potrei decidere di dotarmi di una bella stampante a colori per farmi da solo i soldi che servono per pagare le rate dei mutui in scadenza.

Ovviamente si sparge la voce e chi mi ha prestato i soldi comincia a preoccuparsi anche se, di fatto, non è ancora accaduto nulla di concreto.

Dopo lo sfogo dei giorni precedenti continuo a pagare le rate del mutuo in scadenza e per farlo, come sempre, sono costretto a contrarre nuovi mutui. Tuttavia, abbastanza sorpreso, trovo in giro molta meno disponibilità di soldi ad un tasso agevolato mentre si è fatto sotto qualche speculatore disposto si, a prestarmi i soldi ma ad un tasso di interesse molto più elevato. Nonostante la rabbia che mi assale sono costretto ad accettare le nuove condizioni.

Certo sono sempre stato una persona onesta ma col tempo, inesorabilmente, non riesco più ad onorare il debito assumendo su di me gabelle insostenibili: ora il bilancio familiare non sta più in equilibrio perché la voce sugli interessi si mangia quasi un terzo dei guadagni della mia azienda. Basta! Arriva l’ora X sull’orologio della mia tolleranza e decido di non pagare più le rate del mutuo e vada a farsi friggere chi mi ha prestato i soldi con tassi da usuraio.

Ci dormo sopra e mi sento anche più sollevato perché sono finalmente libero da quel pesante fardello che mi opprime da quando sono venuto al mondo.

Il giorno dopo però, mentre mi reco al lavoro, noto che alcuni vecchi amici che incrocio per strada si voltano dall’altra parte, non mi salutano. Arrivo in azienda e mi trovo sulla scrivania il certificato del ricovero di uno dei miei dipendenti che ha provato a compiere un gesto insano ma che fortunatamente è stato salvato da un vicino. Mi informo e scopro che era uno di quelli che mi prestava i suoi risparmi che poi diventavano il mutuo che mi veniva concesso. Era uno di quelli che ha creduto in me fino all’ultimo e che i soldi me li aveva sempre prestati senza che io sapessi niente. Me li prestava perché mi stimava. E intuisco che quelli stamattina, in strada, non mi hanno salutato per lo stesso motivo: sono incazzati perché gli ho dato la più grande fregatura della loro vita!

Mi prefiggo di non farmi condizionare ma sono amareggiato perché debbo far fronte anche a circostanze che non avevo preventivato. Inevitabili complicazioni emotive ma anche problemi pratici che debbo risolvere in fretta.

Non ho soldi per pagare i miei dipendenti ma, siccome sono furbo, la stampante a colori l’avevo già comprata prima dell’ora X. Comincio a stampare la cartamoneta che avevo già progettato nei giorni precedenti e battezzo la nuova valuta con un nome che suoni autorevole e rassicurante: lo Schwindel.

Stampo tanti Schwindel!

Aumento lo stipendio ai miei dipendenti (adesso si che posso!) così chi prima guadagnava 1000 Euro al mese d’ora in poi potrà portarsi a casa 1200 Schwindel. Mi invento anche una iniziativa straordinaria per rassicurarli sulla validità del nuovo corso: oggi chi lavora per me potrà acquistare e portare a casa i prodotti alimentari che si producono qui in azienda, al prezzo di costo e con un rapporto di parità tra Euro e Schwindel.

Dunque per quanto mi riguarda la nuova moneta vale quanto l’Euro epperò posso stamparne quanta mi pare e piace.

Questa è solo una parte della mia storia e preferisco interrompere qui il mio racconto perché quello che è accaduto dopo mi rattrista molto. Dico solo che, inspiegabilmente, quelli che mi vendevano le materie prime, dopo innumerevoli rincari, hanno smesso di accettare gli Schwindel e oggi continuano a rifornire l’azienda perché ne sono diventati proprietari. Io però lavoro ancora qui, sono addetto al magazzino e guadagno 54.800 Schwindel al mese…

MARCO PIENDIBENE