La sinistra… I delusi…. La delusione

di BENEDETTO SALERNI

L’esito elettorale ha consegnato un Paese diviso e contrapposto per le posizioni ideologiche, per le tematiche socio-economiche e per le innegabili differenze nella visione politica dell’Europa e del suo ruolo.
Si è andati ben oltre le tradizionali contrapposizione che hanno accompagnato la repubblica italiana in questi anni.  Notevoli pezzi di elettorato hanno così consolidato le forze dell’antipolitica e antisistema.
Queste contraddizioni si sono subito manifestate anche nel parlamento con la delegittimazione dei leader in particolar modo della sinistra, facendo così risaltare quel malessere profondo che ha trovato espressione popolare nel voto ai populisti, sintomo evidente della disgregazione della società diffusa su tutto il territorio nazionale.
Dal quadro politico uscito dalle urne, è risultata una maggioranza che per una cospicua parte dell’opinione pubblica e dei media nazionale ed internazionali, era ritenuta estranea alla “contaminazione” e improponibile per una coalizione programmatica e politica. Così si erano presentate all’elettorato le forze pentastellata e leghista.
Posso dire che sono stato in buona compagnia – per pochi giorni – nel pensare e nel ritenere che tali posizioni avrebbero portato ad un nuovo governo del Presidente. Pensavo che la proposta di un governo istituzionale per un tempo definito, fosse la soluzione migliore per dare la necessaria autorevolezza alla risoluzione degli importanti ed imminenti impegni dell’agenda politica del sistema Italia e che permettesse di essere un “arbitro” imparziale.  Finita la fase ci si rimetteva nelle mani degli elettori italiani.
Alla fine è emersa, con il classico gioco di chi ritiene di aver vinto sia il referendum costituzionale che le ultime elezioni politiche, quella maggioranza che è innegabilmente ascrivibile alla vasta e complessa categoria del populismo contemporaneo.
Insisto sul tema della visione politica di queste emergenti forze politiche perché questo nuovo insieme di forze populiste, continua a perseguire anche nella grande operazione mediatica del “contratto” governativo, un modello di trasformazione e/o cambiamento sociale tipico della destra europea legata a quei leader dalle spiccate attitudini alla demagogia e alla gestione autoritaria della organizzazione politica.
A tal proposito, si può immaginare la delusione di coloro che provenendo dalla sinistra hanno scelto il campo pentastellato e che si sono visti riproporre i vecchi slogan, la logica dei veti e contro veti, degli impegni e delle promesse impossibili da rispettare, delle promesse irrealizzabili di cambiamento.
E si può anche immaginare quanto siano rimasti delusi nel vedere una consistente parte del mondo pentastellato al seguito della cultura   leghista anche nell’atteggiamento teso a demolire la storia politica parlamentare del centrosinistra e della sinistra. Una parte del paradigma pentastellato si è oltremodo distinto nel seguire la destra oltranzista nel revisionismo storico dei valori della resistenza antifascista.
Non minore deve essere la delusione dell’elettorato della sinistra riformista che si aspettava un radicale cambiamento nel dibattito politico e una profonda riflessione sull’ultima tornata elettorale e una analisi attenta del voto e dello “scossone” del referendum costituzionale. C’è sicuramente nel profondo del popolo della sinistra il bisogno di elaborare un’attenta critica del presente, per capire le ragioni delle sconfitte al fine di realizzare un effettivo cambiamento dello stato attuale delle cose.
Negli ultimi anni, è subentrato il convincimento che per avere risultati elettorali significativi si doveva inseguire e conquistare i voti di chi non era di sinistra, impostando una politica sull’eguaglianza dei diritti civili nella convinzione che si sarebbe facilmente combinata con la lotta alle diseguaglianze sociali. Nel frattempo, si è entrati in rotta di collisione con quel blocco sociale costituito dal mondo del lavoro e della cultura, regalando spazi d’intervento alle forze populiste e alla destra nell’ambito dei diritti sul lavoro e nella fattispecie dell’universo scolastico.
Occorre quindi prendere coscienza che la crisi   della sinistra, che nel corso degli ultimi anni si è trasformata anche in una crisi di rappresentanza sociale e d’identità, è profonda e va attentamente valutata.
Il problema del recupero della sinistra sommersa e dispersa in altre forme associative e movimenti, dovrà essere al centro del percorso aperto in questi giorni fino al prossimo congresso per essere alternativi a quella galassia populista e della destra in qualsiasi forma si presenti.
Infine, per quanto si legge nell’informazione locale, il partito democratico si sta impegnando ad aprire una nuova fase politica di difficile lettura, con l’auspicio che non porti ad ulteriore delusione che sarebbe inspiegabile ed inimmaginabile per la storia e la cultura della città di Civitavecchia!

BENEDETTO SALERNI