I SEGRETI DI WIND RIVER
Written by MACHINEGUNB
Sono stata distante dalle sale per un paio di settimane e sono tornata al cinema incuriosita da questo I Segreti di Wind River, senza aver letto bene né la trama, né i riconoscimenti e nemmeno i pareri altrui, sono andata così, ad istinto. Non per darmi arie da veggente ma è saltato fuori che questo è un gran bel film, presentato e premiato nel 2017 al Festival di Cannes per la miglior regia nella sezione Un Certain Regard, sono stata felice di non essermelo perso.
Il regista, Taylor Sheridan (che io conoscevo solo come attore per il ruolo del vice sceriffo David Hale nelle prime tre stagioni di una delle mie serie televisive preferite, Sons of Anarchy), inizia a lavorare come sceneggiatore con la missione di raccontarci la frontiera americana nel 2015 e scrive per Denis Villeneuve Sicario, prosegue poi nel 2016 con Hell or High Water diretto da David Mackenzie e conclude questa trilogia con I Segreti di Wind River, confermando la sua straordinaria capacità di scrittura e sorprendendo con una notevole precisione e forza registica. Il suo stile asciutto, viscerale e naturalistico si è rivelato perfetto per descriverci la dura realtà delle riserve indiane, territori dove la violenza sembra essere all’ordine del giorno, dimenticati dalle autorità e dalla giustizia, piegati dal degrado sociale e da una natura ostile.
La vicenda narrata è quella di Cory Lambert (Jeremy Renner), guardia forestale e cacciatore che, seguendo le tracce di una famiglia di puma, trova il cadavere di Natalie (Kelsey Asbille), figlia diciottenne di un suo caro amico. Le indagini verranno affidate alla giovane e un po’ impreparata agente dell’FBI Jane Banner (Elizabeth Olsen) che chiederà il suo aiuto per muoversi fra le fredde montagne del Wyoming;
la morte della ragazza e il coinvolgimento in questa investigazione costringeranno Cory a ripensare ad un passato col quale non ha ancora chiuso i conti. La sceneggiatura, essenziale e svuotata di abbellimenti, è diretta ed efficace, l’unico personaggio un pochino più debole è quello di Jane, penalizzato dal fatto di non avere un passato narrativo raccontato nel film, ma nulla di compromettente ai fini dell’esito.
Molto bella la colonna sonora di Nick Cave e Warren Ellis, perfetto sottofondo per questa parte di America sommersa dal freddo e dai segreti. Una considerazione finale, da evitare per chi non vuole sapere troppo; davvero brillante e bilanciato l’uso del flashback, che fa esplodere il film al culmine del climax e aumenta la carica drammatica svelando definitivamente la precisione di una sceneggiatura ben costruita, fatta di silenzi e di dialoghi spogli ma significativi. Insomma decisamente una bella sorpresa, un film che consiglio a tutti e davvero un ottimo esercizio di stile.
MACHINEGUNB