IL FILO NASCOSTO

a cura di PIERO PACCHIAROTTI 
ITFF grazie alla preziosa collaborazione con “Recensioni FILM”  presenta la recensione del film:      IL FILO NASCOSTO

 

Written by MACHINEGUNB

 

Sospiro ancora ripensado alla bellezza e alla grazia di questa elegantissima pellicola; mi sono affacciata ad Il filo nascosto con l’entusiasmo ancora a mille per l’ultimo lavoro di Paul Thomas Anderson, Vizio di Forma (2014), carica di aspettative, e non sono rimasta delusa. Il filo nascosto, dipinge eloquentemente il ritratto di Reynolds Woodcock (Daniel Day-Lewis), un brillante stilista perfezionista ed ossessivamente abitudinario che crea e vive nel suo immacolato atelier insieme alle donne che tengono in equilibrio il suo mondo, la comprensiva e rassicurante sorella Cyril (Lesley Manville), la determinata musa/amante Alma (Vicky Krieps), ma soprattutto l’ingombrante fantasma della defunta madre.

Piero 1

La mania del controllo e l’assenza della figura materna sono i due temi centrali della storia, sono i due grossi limiti che tengono immobile il protagonista, Reynolds ha provveduto a cucirsi una vita su misura, in equilibrio tra rinunce e privazioni, facendo dell’assenza la sua grande arma contro la sofferenza ed il dolore. Anderson si allontana a tratti dal protagonista per raccontarci di Alma, di questa figura femminile che, al contrario di lui, non si priva di nulla, acuta, forte ed aperta al mondo, apparentemente dimessa ed accomodante ma capace in fondo di non desistere mai, nemmeno di fronte alle distanze ed ai muri che lui pone tra sé stesso e gli altri.

Piero 2

Alma si accorge che riesce a fare Reynolds completamente suo solamente in quei rari momenti in cui perde il controllo di sé stesso, quasi regredendo, per ritrovarsi inerme e indifeso, sono quelli i momenti di tranquillità per lui, quelli di più totale abbandono, in cui riesce ad ascoltarsi e mantenere il contatto con le sue emozioni. L’amore che c’è tra loro, per alimentarsi e vivere, deve necessariamente essere alimentato da dolore, da sacrificio e da aberrazione; a momenti è Alma a dover rinunciare alla sua libertà e altre volte è Reynolds a dover abbandonare la sua zona di sicurezza, il suo fortino fatto di gesti e di riti.

Piero 3

Amando Alma egli accetta di cambiare perchè in fondo è ciò che vuole, è necessario per esistere ma non riesce a farlo di sua volontà, ha bisogno di aiuto, di essere forzato, e solo Alma ha gli attributi per farlo. Il nostro Paul Thomas Anderson racconta un pezzo di sé stesso quando ci svela gli appunti che Reynolds cela cuciti nella fodera dei vestiti che crea, questo serve a rendere l’arte indelebilmente sua; il regista fa lo stesso, confeziona i suoi film con minuzia, a tenere i fotogrammi in armonia sono impercettibili e costanti piccole attenzioni, gestualità e silenzi.

Piero 4

Molto importante e degna di nota anche la colonna sonora di Jonny Greenwood, più che mai gradevole e ad hoc. Un film che racconta la lotta che un uomo fa con sé stesso per non tessere il proprio destino e l’incontro con una donna che lo aiuterà a viverlo. Questo film è quello che il cinema dovrebbe essere, POESIA!

MACHIMEGUNB