QUELLO CHE NON SO DI LEI

a cura di PIERO PACCHIAROTTI 
ITFF grazie alla preziosa collaborazione con “Recensioni FILM”  presenta la recensione del film:      QUELLO CHE NON SO DI LEI

 

Written by MACHINEGUNB

Quello che non so di lei ci racconta della scrittrice Delphine (Emmanuelle Seigner) e del suo blocco creativo; il suo ultimo romanzo dedicato alla figura di sua madre ha avuto un buon successo e Delphine sente il peso delle aspettative del pubblico e della sua casa editrice, proprio in questo momento di fragilità si insidia nella sua vita l’affascinante L. (Eva Green), una misteriosa manipolatrice, ossessionata da Delphine, che assume rapidamente il controllo della sua vita.

Pacchia 1

Il film è tratto fedelmente dal romanzo Da una storia vera di Delphine de Vigan (2015) e sceneggiato con precisione dallo stesso Polanski insieme ad Olivier Assayas. Seigner e Green sono bravissime, perfettamente nella parte entrambe e sapientemente bilanciate; se da un lato abbiamo una Delphine sciatta e trascurata, arresa, disinteressata a prendersi cura di sé, quasi ferita dal suo successo, un successo oppressivo che sembra una punizione, un peso, dall’altra abbiamo L., libera e leggera grazie al suo anonimato, al suo esistere nell’ombra, sicura di sé e sempre perfetta, seducente, rappresenta un po’ tutto ciò che Delphine vorrebbe essere.

Pacchia 2

Il film non annoia e tiene sempre alta l’attenzione dello spettatore anche grazie ad uno stato di tensione perenne retto da un gioco di dialoghi, musiche (ottima la colonna sonora angosciante di Alexandre Desplat) e di inaspettati crolli emotivi di entrambe le protagoniste. La mano di Assayas non passa inosservata, mi pare di scorgere il suo gusto nella messa in scena di alcune visioni della protagonista, in più il suo tocco è fortemente presente nella stesura della forma di questa strana relazione tra le due donne in scena, riconducibile in qualche modo al rapporto tra Maureen e Kyra del suo ultimo lavoro, Personal Shopper.

Pacchia 3

Peccato però, perchè Polanski esegue tutto in modo impeccabile ma commette un grosso errore rendendo la soluzione della vicenda narrata intuibile anche solo dopo pochi minuti dall’inizio, vi assicuro che anche il più distratto degli spettatori riuscirebbe a scovare quasi immediatamente il segreto narrativo che dovrebbe essere svelato solo alla fine del film, io stessa ho guardato l’intera pellicola aspettando quasi di vedere se mi stavo sbagliando perchè non poteva essere così ovvio e perché, obiettivamente, ci sono incoerenze di forma troppo importanti per essere ignorate.

Pacchia 4

Tuttavia  non riesco a bocciare questo film, mi viene quasi da supporre che forse questa apparente ovvietà sia voluta e sia funzionale a tenere vivo il pathos e a portare lo spettatore ad ipotizzare chissà quali conclusioni. Ho trovato poi molto interessante il lavoro fatto sulle identità delle protagoniste, in particolare sul processo di “delphinizzazione” di L., costruito inizialmente su piccoli indizi per occhi attenti (gli stivali, la tazza, la maglia con la stella) e liberatosi poi nell’esplicito più puro per poi chiudersi con la speculare appropriazione da parte di Delphine, dello stile di L.

Pacchia 5

È un film sinuoso ed ambiguo, non da certezze di aver mostrato accadimenti reali, molti degli episodi, soprattutto i più forti (frullatore rotto, tazze rotte), rimangono sospesi e non sappiamo se siano accaduti davvero oppure se siano frutto di paure e di fantasie della protagonista. La regia di Polanski è poi estremamente misurata, classica ed asciutta e si concede anche qualche rimando dal sapore hitchcockiano. Una volta giunti alla conclusione del film però la sensazione rimane sempre quella del classico “Embè?” perchè, diciamocelo, qui si parla di quasi due ore di casino per ribadire quello che già avevamo capito dopo dieci minuti quindi un po’ di amaro in bocca c’è, però Quello che non so di Lei tutto sommato riesce ad intrattenere ed è ben fatto, quindi lo perdono!

MACHINEGUNB