SANTUARIO MADONNA DELLE GRAZIE – OMICIDIO ALLE GRAZIE
di STEFANO CERVARELLI ♦
Tra i frati cibonesi custodi del santuario la scorsa volta ho fatto il nome di fra Giovanni M. Martino delle Valli come di colui che raccogliendo elemosine ed offerte, destinate anche al suo sostentamento, fece sì che la chiesa venisse ricostruita più grande e l’eremo ampliato. Purtroppo però la fama di fra Giovanni non è legata soltanto ad opere di bene: egli infatti rimase vittima di un orrendo omicidio proprio lì all’interno dell’eremo.
Fra Giovanni apparteneva alla famiglia Galeotti, nobili del Bordo delle Valli del Granducato di Toscana. Compiuti i trenta anni decise di uscire “dal mondo” per consacrare la propria vita a Dio; per far questo scelse gli eremiti del monte Senario dove l’11 gennaio 1677 fu ammesso al noviziato.
Vedendo in lui una certa propensione alle cure economiche dell’eremo, ne venne nominato procuratore.
Poco più tardi, non avendo più dubbi sulle sue capacità, fu destinato a curare interessi – certamente più grandi – della SS. Annunziata di Firenze. La sua dedizione al servizio prescrittogli ed ancor più al servizio di Dio, faceva sì che egli di notte riposasse solo un brevissimo tempo e – come ci trasmettono le cronache – senza spogliarsi dell’abito religioso e non nel letto ma sopra una cassa di legno.
Nel 1696, dopo diciotto anni di svolgimento del suo incarico di procuratore del Convento SS. Annunziata, un giorno chiese, ottenendolo, il permesso di compiere un pellegrinaggio al Sacro Eremo di Cibona. Qui giunto, dopo aver soddisfatto la sua devozione, stava per far ritorno a Firenze quando il Padre Rettore di Cibona gli comunicò che sarebbe rimasto presso quell’eremo.
Non disse una parola, in ossequio al suo voto di obbedienza. Quello stesso voto che lo portò successivamente ad accettare un nuovo incarico: custode dell’eremo delle Grazie. Indubbiamente qui si potrebbero dire molte cose ed il campo delle supposizioni diventerebbe vasto; ma una cosa balza evidente: cosa può essere che porta una persona a passare dalla cura di un convento prestigioso di Firenze ad un minuscolo eremo sperduto tra i monti? Certo non una scelta perché fra Giovanni si limitava ad obbedire, ma un disegno divino di cui tutti facciamo parte!
Nella solitudine del ritiro, della quale tra l’altro egli era amante, il buon religioso, con il suo modo umile ed affettuoso, non tardò a conquistare la stima e la benevolenza dell’affittuario della miniera, il ricchissimo Girolamo della Torre ed anche quella di tutti i lavoranti. Questo gli permise di raccogliere elemosine in abbondanza da destinare come già ricordato alla fabbrica della nuova chiesa e dell’eremo. In questo luogo fra Giovanni rimase circa trenta anni. Aveva passato da poco gli ottanta quando accadde il fatto di sangue. Desiderio dell’eremita era quello di tenere accesa quotidianamente una lampada nella chiesa in onore della Madonna e far sì che le venissero celebrate le sante messe non solo nel giorno di sabato, ma anche nelle più importanti ricorrenze ed in particolar modo nelle feste dedicate alla Madonna. Per far questo, a prezzo di personali rinunce, aveva raccolto una certa somma e fu per derubarlo di questi soldi che qualcuno rimasto sempre sconosciuto lo uccise. Il fatto accadde nella notte tra il 19 e 20 gennaio 1724. Un uomo, forzata la fragile porta, si scagliò sul religioso, che si stava concedendo un breve riposo, intimandogli di consegnare il denaro, che però non si trovava nella stanza, come sostenne fra Giovanni. L’aggressore non credette alle sue parole e lo colpì ripetutamente con un coltello, mettendosi poi a rovistare nella stanza raccogliendo solo pochi spiccioli perché in effetti fra Giovanni aveva avuto l’accortezza di far custodire da altri, temendo proprio che si verificasse quanto veramente accaduto.
Come fu scoperto il delitto? Gli abitanti del sottostante paese di Allumiere notarono che per due giorni non si sentirono suonare le campane nelle ore solite e che tra l’altro fra Giovanni non era sceso nella chiesa della SS. Annunziata per ascoltare la messa, cosa che non mancava mai di fare in qualunque condizione climatica. Un carissimo amico dell’eremita, Niccolò Bonfanti, di mestiere maniscalco, preoccupato da questo, e tenendo conto della veneranda età del religioso, mandò un suo giovane lavorante alle grazie a vedere che cosa fosse successo.
Non tardò molto che il giovane tornasse di corsa piangendo e gridando che fra Giovanni era stato ucciso. Lo stupore e la meraviglia, l’incredulità dilagarono nel paese. La gente si portò immediatamente alle Grazie dove purtroppo poterono solo constatare che l’amato fra Giovanni giaceva sul suo giaciglio bagnato di sangue. Notando nella stanza messa a soqquadro gli evidenti segni del tentativo rapina, notarono in terra, gettata in un angolo, la borsa dell’elemosina con vicino il saio nuovo dell’eremita fatto a pezzi.
Il corpo di fra Giovanni venne ricomposto dai suoi fratelli PP. cibonesi e seppellito ai piedi dei gradini dell’altare senza incisione. La somma raccolta fu poi usata per la lampada da destinare perpetuamente in onore della Madonna delle Grazie.
Una chiesa piccola quella di monte Roncone, semplice, umile; nella sua genesi non ci sono stati cardinali ed ecclesiastici, ma solo l’opera infaticabile di un piccolo eremita morto per difendere la sua devozione alla Madonna.
E il popolo. Il popolo ha fatto la storia di questa chiesa. E non soltanto quello di Allumiere e del comprensorio. Un popolo la cui devozione, la fede nel riporre nelle mani di Maria le proprie sofferenze ha trovato risposta e sollievo, come dimostrano i molti ex voto deposti ai piedi della Madonna delle Grazie.

Santuario Madonna delle Grazie
STEFANO CERVARELLI
Immagine copertina: Statua di Fra Giovanni M.Martino