Il tempo proustianamente ritorna e sorprende
di TULLIO NUNZI ♦
Dopo il caso Privilege che ha avuto l’attenzione delle prime pagine dei giornali locali, abbiamo avuto ora anche il fallimento del “terminal del gusto”.
Progetto ambizioso, avversato dai commercianti e da Confcommercio, ormai arrivato al dissesto e passato quasi sottotono se non in alcuni attenti giornali telematici locali.
Certo si tratta di cifre inferiori rispetto a Privilege, ma era stato presentato come una possibilità di sviluppo occupazionale e come possibilità di intercettazione dei crocieristi.
Ora ci troviamo davanti il licenziamento di tutti i giovani impegnati e con problemi non indifferenti per le aziende artigiane che ci hanno lavorato.
Due progetti nati all’interno del porto e completamente falliti, con conseguenze allarmanti da un punto di vista occupazionale e imprenditoriale.
La prima riflessione che viene spontanea riguarda la politica. In tutti e due i casi la politica ha partecipato alle inaugurazioni, enfatizzando il proprio ruolo ed evidenziando il ruolo determinate per lo sviluppo occupazionale e il futuro della città per poi ovviamente sparire nel momento del fallimento.
Certo si tratta di aziende private, ma è impensabile che le istituzioni e quindi la politica possano essere annullate e non vigilino almeno su un piano industriale che ha provocato danni occupazionali rilevanti in una città che ha enormi problemi occupazionali soprattutto tra i giovani.
Non si tratta di condividere forme di neo liberismo, ma credo che la politica e le istituzioni, la stessa Autorità Portuale dovrebbero almeno vigilare e garantire la consistenza e la realizzazione dei progetti.
In questi casi, che coinvolgono il destino economico di aziende e persone, occorrono strategie adeguate, azioni coerenti.
Il fatto che ambedue i progetti siano avvenuti nell’ambito portuale (tralascio il caso dell’interporto che meriterebbe più spazio) forse potrebbe ancor più accelerare quel processo di sinergia istituzionale tra porto e città, la cui mancanza, da decenni, tanto danno ha arrecato allo sviluppo economico del territorio.
TULLIO NUNZI
Mi viene in mente l’ufficio d’accoglienza turistica alla Rocca. Anche allora inaugurazione con nastri e cotillons. All’interno belle ragazze in divisa acchittate di tutto punto, un lungo ed elegante bancone, dei totem digitali per consultare notizie di vario tipo, una sala con maxischermo, angoli attrezzati. A dire il vero mi stupì non poco il vedere che nelle poche pubblicazioni a disposizione non ce ne fossero, in pratica, della città, ve n’erano per Roma ed altre località laziali.. nula o quasi di civitavecchia e dintorni. In ogni caso durò da Natale al giorno dopo…. finì senza un conosciuto perchè. Misteri civitavecchiesi.
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Ci aggiungerei anche l’Interporto che ha poi messo per strada tanti ragazzi che pensavano di avet risolto il problema lavoro compreso mio figlio. Io credo che certe operazioni nascano già solo per prendere e dividersi i finanziamenti o altre forme di densro compreso magari il riciclaggio, ipotesi quest’ultima non tanto assurda nel caso della privilege e detta con un minimo di cognizione di causa avendo avuto il mio studio la sicurezza del cantiere: abbiamo dato le dimossioni dopo due mesi, bisognava essete ciechi per non capire
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