Le cene sono indigeste per la politica a Civitavecchia.
di TULLIO NUNZI ♦
Poco tempo fa per dimostrare un insano accordo tra il “partito del porto” e una parte della sinistra venne pubblicata una foto di un convivio notturno in un locale di Roma.
Oggi fa discutere una cena tra esponenti della sinistra, che fino a poco tempo fa facevano affermazioni vicendevoli da querela.
Ovvio che ognuno può fare cene con chi vuole e scelte politiche di qualsiasi genere, purché non vi siano poi affermazioni retoriche, conformiste, di essere i migliori (il solito complesso che perseguita la sinistra) e di battersi per i più alti ideali dell’umanità: l’eguaglianza, la libertà i diritti umani, etc.
Per chi come me oggi se va a votare, vota a sinistra esclusivamente per affetto e proviene da esperienze ormai desuete di assemblee, riunioni discorsi, autocritiche, è difficile capire la logica attuale della politica; so solo che in politica quando non si risolvono i problemi, alla fine i nodi vengono sempre al pettine.
Aver mandato a casa due giunte riformiste è un problema che per anni ha impedito (e per anni ancora sarà cosi) la ricostituzione di esperienze riformiste. E ciò è avvenuto senza che nessuno ne abbia discusso la ragione e le cause, senza neppure una minima autocritica.
Ho apprezzato sinceramente lo sforzo di democrazia per le primarie del pd (ed ho partecipato al voto pur non essendo ovviamente iscritto). Ma scoprire che ci sono 2mila tesserati mette i brividi.
Ma non esiste un organismo di controllo che evidenzi e intervenga a correggere anomalie di questo tipo?
Possibile che non ci si renda conto che avvenimenti del genere sono una vera e propria campagna elettorale per i populisti?
Che poi, forse ha ragione j. Naulot: populista è un aggettivo usato dalla sinistra per designare il popolo quando questo comincia a sfuggirle di mano.
Ormai la sinistra è prigioniera di un passato che l’ha portata ad un distacco inesorabile dalla sensibilità popolare e non è più capace di costruire una offerta politica. Impresa faticosa, conflittuale, fatta di elaborazioni culturali e di strategia politica.
Una accolita di sconfitti, una oligarchia inamovibile che litiga su tutto.
Cene, accordi, pratiche di mediazioni sottobanco; nei partiti ognuno gioca per sé, al massimo in combutta con qualche sodale; in pratica è la fine della politica.
Come diceva Scalfari le classi dirigenti non sono gattopardi (ci accontenteremmo), ma volpi e faine.
Attribuire il tutto a complotti capitalistici, ad una destra retriva e cattiva, significa non capire che il problema è in casa.
Ahimè, se c’è una assenza di una seria analisi realista, questo indebolisce ogni ipotesi riformista.
Se un consesso democratico finisce in rissa qualche
deficit di democrazia deve esserci e ciò anche nei partiti dei(ex) migliori. E per chi ha creduto in un qualcosa di diverso ha l’acre sapore della sconfitta.
TULLIO NUNZI
Alcuni mesi fa il Link democratico di cui facevo parte, dico facevo perchè di fatto il Link non esiste più, fece una cena nel noto ristorante locale di una ex iscritta con alcuni esponenti della sinistra; pensavamo che non ci fosse nulla di male infatti non siamo andati a fare questa cena fuori di Civitavecchia, solo che il noto locale è abitualmente frequentato da altri esponenti del PD e uno in particolare si precipitò ad avvertire chi di dovere; alcuni giorni dopo ad un direttivo in cui guarda caso erano tutti presenti fui messa in croce e pesantemente redarguita da tutte queste anime candide che ora ritengono naturale fare cene più o meno segrete con Luciani tanto per fare nome e cognome………………… la cosa si commenta da sola in un partito in cui la democrazia funziona a fasi alterne e dove l’unità della sinistra, che il Link e ora BIC rivendica per prima, ora è diventata di moda ma qualche mese fa la ricerca di dialogo con la sinistra fu definita avventata, non concordata e contro le direttive del partito……………………..
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Penso che il PD sia, nonostante tutto, l’unico partito nel quale si eserciti in qualche modo la democrazia, se non altro per la presenza di pensieri diversi. Ciò detto, questa vicenda delle tessere appare inevitabilmente espreesione della malattia incurabile che appesta la politica, ovvero il potere. Se per contare occorre avere il portafogli pieno di tessere, vuol dire che il partito non è l’espressione delle idee, dei progetti e men che meno delle aspettative della gente.
Ci sono anche le medicine adatte, volendo, ma la domanda da farsi è: “il malato vuol guarire?” A mio avviso, vista da fuori, ho idea che il malato non pensi di esser tale, o forse fa finta di non pensarlo, chi lo sa? Voi lo sapete?
Le cene rientrano tipicamente nel quadro…. sono per il bene di civitavecchia……
Il giorno che non ci sarà più la conta delle tessere può essere che mi iscriverò al PD.
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Caro Luciano condivido ogni parola ma hai detto bene, il malato vuole guarire? è consapevole della sua malattia? io proposi in risposta ad un post su facebook, in maniera provocatoria l’alternanza della segreteria ogni sei mesi ma voleva proprio essere una provocazione tanto per aprire il discorso ma tutto e tutti tacciono
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E bene penso tu abbia fatto e così potrebbe essere se assumiamo che la segreteria sia espressione del partito, ma se assumiamo che il partito è espressione della segreteria allora è naturale che rinnovamento e ricambio sia subordinato agli equilibri di potere. Del resto, il governo del paese dovrebbe, almeno così mi hanno insegnato a scuola, mettere in atto ciò che il parlamento decide, ma la realtà è che il parlamento approva le leggi che scrive il governo. In altre parole c’è una squadra che si appropria del potere e lo gestisce fino a che qualcuno non lo sfiducia… Se i governi si occupassero di mettere in atto le leggi che il parlamento approva, potrebbe tranquillamente durare tutto il mandato, non cadrebbe ogni qualvolta una sua legge venisse bocciata. Nella realtà dei fatti, in buona sostanza, il governo disegna le leggi ed il parlamento le approva, se non lo fa il governo casca. Ne deriva che le manovre per “rimanere in sella” hanno spesso costi assai alti, vedi lo Ius Soli sacrificato nel nome della governabilità. Sarebbe diverso se le leggi non fossero espressione del governo ma espressione del parlamento. Bisogna accettare che la politica sia gestione del potere? Pensare che possa essere qualcosa di più nobile è utopia? Credo sia utopia come credo sia utopia credere a molte delle parole che la politica spende, basta saper leggere, perdere un po’ di tempo sfogliando documenti, informandosi alle fonti ufficiali… per farti dire: “..ma a chi lo vuoi far credere?”. Non di meno credo che ci siano anche non poche persone intellettualmente oneste che si spendono per una “buona politica”, ma come dar loro forza?
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Quello che a me poi veramente infastidisce è che all’interno dello stesso partito tra persone che appartengono ad aree diverse si crea una ostilità e antipatia maggiore che se uno fosse iscritto a Forza Italia e fosse grande estimatore di Berlusconi, ma hai detto bene, poiché la segreteria di un partito come anche il premier sono espressioni e portatori di interessi assolutamente personali, i compagni che la pensano diversamente diventano un ostacolo maggiore di quelli che militano in altri partiti…… vedi quello che è successo sulla Fondazione
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Mo ch’er fronte der porto pe sta mano
fa fronte co li boss de le colline,
semo fregati…cianno er soprammano?
Cunsio de vorpi,stragge de galline!
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