UN RICORDO: DUE PRETI, QUATTRO CARABINIERI

di LUIGI BENNI ♦

Il 14-05-1943 qualche minuto dopo le tre del pomeriggio, giocavo a palla nello spiazzo sterrato fra gli edifici  di Via del Pozzolano (ora Via Paolo Antonini) nn. 13 e 17.

Mentre correvamo sudati si udì un fragore al quale nessuno prestò attenzione, ma una signora, che era venuta a Civitavecchia dopo il bombardamento navale di Genova del 09-02-1941,  dalla finestra del secondo piano  del 17, con voce piena di spavento,  gridò “bombardano!!”.

Al grido dalla finestra seguirono gli scoppi delle bombe che i 25 B/17, fortezze volanti, stavano lanciando sulla zona del porto.

Mi trovai sotto il letto di una casa a piano terra dove molte persone si erano rifugiate e che terrorizzate  presero a pregare la Madonna recitando con fervore “salve regina madre di misericordia…”

Non mi  è più capitato di vedere persone angosciate pregare con tanto fervore.

Si sentì il rumore degli aerei che nel giro di ritorno volavano bassi sopra la parte periferica  della città lanciando qualche bomba qua e là segnalate da forti scoppi e dal violento tremore dei vetri.

Tutto durò non più di 15 minuti. Subentrò per alcuni istanti un silenzio assoluto e poi il vociare della folla che spaventata correva lungo Via Terme Traiano, Via A. Montanucci e altre vie verso la campagna lontano dal porto.

Il bollettino di guerra n.1085 del 15-05-1943 riportò che i morti nel  bombardamento erano   29 e i feriti 150.

Il bollettino di guerra del giorno successivo precisò che i morti “finora accertati erano 174 e i feriti 300.

Non so dire la fonte, ma mi è rimasto memorizzato, per averlo inteso, nell’immediato dopo-guerra,  da più persone informate, che i morti in quel 14 maggio furono 1053.

Il secondo bombardamento del 30-08-1943 colpì la stazione ferroviaria.

Il bollettino di guerra n.1193 del 31 agosto riportò che il giorno precedente Civitavecchia aveva subito un’incursione aerea senza vittime.

Dal mese di settembre Civitavecchia si spopolò completamente. Rimase chi abitava in  campagna e chi in campagna riuscì a rifugiarsi.

A conforto e difesa di tutte queste persone, in assenza di ogni altra istituzione civile o religiosa, rimasero due preti salesiani Don Annideo Pandolfi e Don Emilio Pollice  e quattro carabinieri.

I due sacerdoti allestirono la chiesa in una baracca costruita lungo l’attuale Via Pietro Bernardini e i carabinieri la loro caserma in un’altra baracca costruita dove ora sono i campi da tennis.

Ma poi solo i due sacerdoti sopravvissero alla fine della guerra mentre i quattro carabinieri, così si raccontava nell’Estate del 1944, saltarono   prima  insieme alla  baracca minata da persone rimaste sconosciute.

 Di loro è bene non perdere la memoria perché in un periodo tanto disastrato dalla guerra in corso rimasero al loro posto a fare il proprio dovere, uniche istituzioni presenti in una città deserta, coventrizzata dai 65 bombardamenti successivi al 30 agosto del 1943.

Un cippo marmoreo con scritti i nomi dei due sacerdoti e dei quattro carabinieri collocato in un’aiola del quartiere cisterna-faro può ricordare l’episodio a chi quel tempo non visse.

Il comando dei carabinieri potrà fornire i nomi  e grado dei quattro carabinieri consultando i propri archivi.

Fin d’ora ringrazio chi vorrà dare qualche utile suggerimento.

(di Don Annideo Pandolfi  “quale fondatore dello scoutismo salesiano a Civitavecchia” ha scritto un documentato  e sentito ricordo Carlo De Paolis su BIGnotizie.it )

LUIGI BENNI

 

La foto del titolo è tratta da un lavoro di un artista spagnolo José Manuel Castro López