Un SI di sinistra alle proposte di riforma costituzionale.
di PIERO ALESSI ♦
Quale doverosa premessa tengo a precisare che quanto segue corrisponde ad un mio convinto punto di vista sui quesiti referendari relativi alla riforma costituzionale, che ho il piacere di proporre al Blog Spazio Libero anche al fine di una serena provocazione, perché si sviluppi un eventuale confronto di idee, che non abbia il sapore di un duello all’ultimo sangue.
Sono di sinistra, da sempre iscritto alla CGIL, iscritto al Partito Democratico, non sono “renziano”ed è in coerenza con queste appartenenze che, nella imminente consultazione referendaria,voterò SI.
Torno su di un tema già trattato con, spero, maggiore ricchezza di argomenti.
Ormai siamo prossimi alla scadenza referendaria. Ho due ottime ragioni, per quel che mi riguarda, per votare SI al referendum. La prima risiede naturalmente nel merito, come ormai tutti sembrano dire, anche se molti in realtà la pensano diversamente. La proposta di riforma è il tentativo di semplificare e rendere più duttile la macchina dello Stato, senza minimamente scalfire i contenuti di principio, che rappresentano il lascito di valori che i padri costituenti hanno faticosamente concordato, a seguito della guerra di resistenza e liberazione dal nazismo e dal fascismo, per difendere la nostra democrazia.
Voteremo per il superamento del bicameralismo perfetto; sulla istituzione di una camera delle Regioni; per un intervento sulle materie concorrenti (tra Stato e Regioni) attorno ad una serie di temi -sanità, infrastrutture, energia ecce ecc.- al fine di rendere più veloci, certe e uniformi le decisioni. Voteremo per rendere obbligatorio, al Parlamento, discutere le leggi di iniziativa popolare; sull’istituzione di referendum propositivi e non solo, come ora, abrogativi; sull’abolizione del CNEL come ente che ha dimostrato negli anni la sua inutilità a fronte di un costo inopportuno e ingiustificato. Si potrebbe ancora continuare con altri interventi riformatori che sono contenuti nella proposta che si voterà il 4 Dicembre prossimo. A me sembrano tutte cose assai utili per il nostro Paese, che vanno nella direzione di un opportuno cambiamento.
Detto questo non partecipo ad una “guerra Santa” e sono disgustato dal gioco di chi sputa più lontano e la spara più grossa al fine di solleticare i peggiori umori della sottopancia del Paese. La gara comunque è stata vinta ad oggi da Grillo che avrebbe preferito al nostro sistema democratico la terribile dittatura cilena, di triste memoria, di Pinochet. Questo la dice anche lunga sul carattere di destra, come non mi stancherò di ripetere, di questo movimento.
Per tornare al referendum,se il popolo italiano deciderà di non cambiare, pazienza. Sarà solo un’altra delle occasioni perdute.
Ciò che non va detto perché non è vero, e perché denuncia una strumentalità di posizione, é che siamo alla vigilia di una sorta di Armageddon, di Apocalisse, di giudizio finale. Sia da una parte che dall’altra si deve o si dovrebbe mantenere equilibrio. Non si può sostenere che se vince il SI rischiamo una deriva autoritaria e che è in pericolo il sistema democratico. Questa è una sciocchezza. Non si deve nemmeno da parte del SI spingere troppo su argomenti populistici come il risparmio delle spese della politica, perché questi risparmi sono relativi, di poco conto, e per nulla qualificanti della scelta che siamo chiamati a compiere. Anche esagerata la visione di molta propaganda del SI, come fossimo alla vigilia di una rivoluzione.
Si tratta, a mio parere di una buona proposta di riforma, che è, come sempre avviene, il risultato di una mediazione tra parti diverse e che va giudicata con equilibrio. Un equilibrio, a giudicare da ciò che si legge sui social o ciò che si ascolta in dibattiti televisivi che sembra molti abbiano del tutto smarrito. Per altro debbo dire che se alcune riserve avevo, rispetto a parti della riforma, queste sono state ampiamente superate dall’accordo che nel PD si è sottoscritto per cambiare l’attuale legge elettorale: l’Italicum.
Mi spiace che la mia organizzazione, la CGIL, abbia preso una strada che contraddice quello che ha sempre sostenuto. In particolare viene negato quello che mi si è chiesto di votare nell’ ultimo Congresso e che è esattamente quanto contenuto nella proposta di riforma. Che oggi si dica che ciò che non ha convinto, l’attuale gruppo dirigente della CGIL, non sono i titoli ma la loro applicazione è singolare di un modo di concepire la democrazia. Si afferma in sostanza che ciò che io voto in Congresso sono solo titoli, che possono in seguito essere liberamente interpretati dal gruppo dirigente. Con ciò è evidente che si crea un pericoloso precedente di cui in futuro certamente altri si avvarranno. Non è vincolante cioè quello che concretamente si è votato ma avrà peso, solo successivamente, l’interpretazione che il gruppo dirigente riterrà di dare di quel voto.
Alla faccia della democrazia!
In realtà a tutti appare evidente che per molti, tra coloro schierati con il NO, non si tratta di esprimere un giudizio sulla proposta di riforma ma di un espediente per spingere Renzi alle dimissioni , far cadere il suo Governo e andare quanto prima alle urne.
E’ a questo punto che voglio venire alla seconda ragione per cui voto SI e perché ritengo che questo voto sia di sinistra.
Nella mia visione della politica, vecchia e superata, si dovrebbero compiere delle azioni solo dopo che ci si è interrogati su quali conseguenze abbiano quelle azioni. Fare politica per testimoniare una presunta virginale purezza appartiene ad una visione teologica che non è la mia. Quando si compie una scelta, la considero di sinistra se rappresenta interessi specifici, in particolare dei settori più deboli, e oppone un concreto ostacolo alle ambizioni, ai valori e ai programmi della destra, vecchia e nuova, altrimenti o è velleitaria o peggio complice. A me pare, alla luce di una analisi delle conseguenze di una vittoria del NO, al netto di visioni catastrofiche, che mi rifiuto di prendere in considerazione, che vi sarà un oggettivo spostamento dell’asse politico verso la destra e una ulteriore marginalizzazione della sinistra.
Perché? Semplice.
In premessa vorrei ricordare a me stesso che una eventuale vittoria del NO la destra italiana può ascriversela a buon titolo. Non faccio cavillose e capziose differenze tra M5S e destra. Le due cose pari sono alla luce delle dichiarazioni programmatiche, dei valori in campo, della loro antidemocratica forma organizzativa e persino del linguaggio utilizzato. Il M5S dunque in alleanza con la Lega, con Forza Italia e con la destra più estrema, xenofoba e fascista ,rappresenta il nocciolo dello schieramento del NO; a questo si aggiunge, certamente con altri argomenti, in “soccorso rosso”, quel poco valore aggiunto che porterà la sinistra radicale e quello che il gruppo dirigente della CGIL sarà stato in grado di convogliare (davvero poca roba) . Ma andiamo avanti sul terreno delle ipotesi. Supponiamo che il NO prevalga e Renzi, a seguito di ciò, sia spinto alle dimissioni. In questo caso il Presidente della Repubblica o riesce a trovare la quadra per un nuovo Governo ( poco probabile ma da non scartare del tutto un Renzi bis; più verosimile un Governo tecnico o di scopo) che abbia magari come obiettivo quello di adeguare e uniformare le diverse leggi elettorali oppure, e sembra l’orizzonte più probabile, si potrebbe andare alle urne alla vecchia maniera. A questo punto o immaginiamo il peggiore degli scenari: cioè un M5S che supera il 51% e governa da solo, cosa che considero, tra le sciagure possibili, la peggiore; o, in ogni caso, non essendovi certezza di vittoria, e potendo governare solo con una coalizione (dal momento che si presume nessuno superi il 51% dei consensi nelle due Camere) e in considerazione del fatto che il M5S non prende nemmeno in esame l’idea di realizzare accordi con altri ci si troverà nella situazione attuale. Cioè. Per dirla semplice, si renderà inevitabile un accordo tipo grande, o meno grande, coalizione. Cioè, per dirla ancora più semplice, un accordo tra centro sinistra e destra moderata. Ciò anche perché la sinistra radicale lotterà per entrare in Parlamento e al momento non pare all’orizzonte una sensibile crescita dei suoi elettori. Ma anche se questo primo miracolo si compisse sarebbe arduo da compiere il secondo miracolo, come insegna la storia; quello cioè di un accordo di Governo tra centro sinistra e sinistra radicale. Non solo per una questione di contenuti programmatici ma anche perché troppi strappi, troppi insulti, troppi pregiudizi e una sostanziale e reciproca mancanza di fiducia giocano contro questa ipotesi. A chi verrebbe dato l’incarico per la costituzione di questo Governo di coalizione? Scommettiamo che verrebbe affidato a Renzi, uscito più forte dalla consultazione elettorale perché si porterebbe dietro molto del capitale accumulato proprio con il Referendum, anche se ne fosse uscito sconfitto? Sconfitto ma, al tempo stesso, vincitore perché solo contro tutti. Qualche ingenuo potrebbe pensare che un eventuale insuccesso al Referendum ne potrebbe indebolire la leadership all’interno del PD. Assurdo anche solo pensarlo. Con le “ intelligenti” fughe di Civati e di Fassina e l’altrettanto poco accorta posizione di D’Alema e Bersani, a proposito del Referendum, la sinistra interna al PD si è ulteriormente indebolita. Raccogliere le forze attorno a nuovi ed autorevoli dirigenti e a sostegno di un credibile progetto non è cosa che si improvvisa ed ha comunque bisogno di tempo e di lavoro.
Dunque, infine, per raccogliere le idee.
Un No al Referendum sarebbe un danno per il Paese perché non si coglierebbe una occasione di cambiamento, come già detto, ma anche un danno per lo schieramento progressista perché, a mio modesto giudizio, si creerebbero nuove crepe a sinistra ( di cui davvero non si sente il bisogno) spingendola ancora di più verso la marginalità e si rafforzerebbe un rapporto al centro ma sempre più condizionato da una visione di destra.
Voterò SI, anche perché sia chiaro che ,quale che sia il risultato referendario, in questa posizione non c’è solo “renzismo” ( senza voler attribuire al termine un carattere dispregiativo).
Voto SI, nel merito di una riforma che considero buona ma ( e questo con una buona dose di ostinazione) anche per rafforzare la speranza che, persino nel nostro Paese, si possano determinate le condizioni per un grande partito laburista dentro il quale si incontrino e confrontino, nel rispetto dei reciproci rapporti di forza, le varie anime e componenti della sinistra plurale.
A coloro che da sinistra guardano alla storia, talvolta con un eccesso di nostalgia , vorrei dire che questa ha valore solo se è maestra, guida per il futuro e strumento per incidere e cambiare, altrimenti è solo inchiostro, gettato alla rinfusa su fogli di carta.
PIERO ALESSI
Analisi lucida, ineccepibile e condivisibile, sempre che ci si voglia confrontare sul merito delle cose anziché sull’ossessionante negazione a prescindere ormai diventato un mantra tutto italiota. Come sai anche sulla questione della CGIL ,che porterà il sindacato all’estinzione inevitabile di quella che una volta era il caposaldo della difesa dei diritti, sono assolutamente d’accordo. Purtroppo.
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Scegliere di votare la riforma della Costituzione in un modo o in un altro, a seconda di ciò che potrebbe accadere dopo, di ipotesi e previsioni affatto certe, non credo sia un modo “virtuoso” di decidere, scusa il termine Piero. La Costituzione è la madre di tutte le leggi, non credo che meriti di essere modellata a seconda degli equilibri politici del momento. Penso che si debba scegliere a seconda che la riforma risponda o meno al proprio sentire. Se poi l’asse politico si sposterà verso destra vorrà dire che il paese si sposta a destra e bisognerà pure accettarlo, del resto la democrazia è questo, ci si confronta, ci si conta e si accetta l’esito che ne scaturisce.
Penso che in Italia siamo poco adusi alla pratica democratica, abbiamo una sorta di “mania di possesso”. Sinceramente credo che anche altri dovrebbero per coerenza prendere la strada di Civati e company accettando cioè con tranquillità, il fatto che il PD stia legittimamente cambiando e forse non è più la casa della “sinistra” o del “centro sinistra”. Insomma secondo me qui da noi, più che esercitare la democrazia si esercita qualcosa d’altro che il mio scarso vocabolario non riesce bene a definire.
Personalmente mi viene difficile anche dire come voterò, non perchè non voglia dirlo, ma perchè da qualche tempo siamo bombardati da centinaia di stalker che ti dicono di votare in un modo o in un altro vomitando tutta una sequela di motivi per non parlare del fiume di video che invadono la rete che spesso poco o nulla hanno a che fare con la Costituzione. Insomma non dirò la mia nel merito. Non dirò quindi come ho scelto di votare, dico solo che ho letto la riforma ed ho cercato di comprendere i cambiamenti e le motivazioni guardandomi bene dall’interpretare ciò che accadrà dopo, consapevole che già capire la realtà attuale è difficoltoso, figuriamoci se si può con un minimo di credibilità pensare a quello che potrà accadere dopo, non ce la posso fare. Voglio scegliere nel merito della riforma e della legge elettorale che l’accompagna. Gli articoli cambiati sono molti alcuni su un piatto della bilancia altri sull’altro. Non vedo altro modo “virtuoso” per considerare la riforma della madre di tutte le leggi. Del resto, quando la scelta è SI o NO è inevitabile stare in compagnia di chi non ti piace nell’uno e nell’altro caso.
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Ringrazio Luciano per il suo commento pacato e argomentato. Voglio precisare due sole cose:
A) io sono di parte. Non sono affatto neutrale. Non guardo alle cose del mondo, che mi accadono attorno, con un atteggiamento ascetico. Non intendo ritirarmi su di una montagna a respirare aria pulita. Vivo con i piedi in terra e ritengo che si debba dare battaglia per sostenere le proprie idee. E’ evidente che si tratta della Costituzione e che essa appartiene a tutti e che se dovesse vincere una opinione diversa dalla mia la accetterei, perchè così è giusto in un sistema democratico. Ma questo non mi impedisce di fare tutto ciò che è nelle mie disponibilità per impedire che quello che penso dannoso per il mio Paese e la mia vita si realizzi.
B) per quanto riguarda il PD non penso affatto che non sia più la casa del centro-sinistra. Ed è proprio in coerenza con il ragionamento che tu facevi che io resto nel PD. Non molto tempo fa Renzi era minoranza e vi era un’altra maggioranza. Le cose possono di nuovo cambiare ed io resto perchè penso che scelte diverse condannino la sinistra alla totale marginalità ed ininfluenza. Come ho scritto nella parte finale del mio ragionamento guardo alla possibilità che si costruisca anche in Italia un partito laburista che possa cogliere le varie e diverse ispirazioni della sinistra politica e sociale. Ancora grazie per l’attenzione e per la serenità con la quale hai espresso la tua opinione.
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Aggiungo un paio di spunti di riflessione: ancora oggi per essere eletto al Senato si devono avere più di 40 e per votarlo più di 25. Alla Camera , come è noto, l’unico limite è la maggiore età. Ha ancora senso una cosa del genere? La riforma rimuove questo anacronismo. Se si dovesse tornare a votare , attualmente abbiamo una legge elettorale per la Camera e una per il Senato completamente diverse , sia come metodo che come approccio. In caso dell’apertura di una crisi politica, successiva alla vittoria del no, che maggioranza potrebbe trovare un accordo per risolvere la questione ?
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Lei,signor Alessi,è una radica di paravento:
– prima esordisce sostenendo di non essere un renziano,salvo poi precisare che nell’espressione “renzismo” non c’è nulla di “dispregiativo”;
– poi dichiara di essere iscritto alla CGIL e accusa l’organizzazione di non essere democratica,accusa più volte rivoltale proprio da Renzi;
– dichiara di essere di “sinistra” e se la prende con la cosiddetta “Sinistra” del suo partito;
– esalta tutte le conquiste della nuova carta,senza aggiungere che la nuova carta concentrerà nelle mani del potere esecutivo la facoltà di fare leggi,esautorando il parlamento interamente nominato,come avveniva presso e appoco nella Camera delle corporazioni;
– dichiara di essere iscritto al PD e non ha nulla da dire sulla concentrazione di poteri che in quel partito oggi esercita il Segretario anche capo del governo;
– Ha paura che arrivi Grillo al Governo,e non ricorda che la distruzione fatta dal suo governo dei diritti dei lavoratori meglio non l’avesse fatta un governo di estrema destra;
– Vorrebbe in Italia un partito laburista,ma dimentica di dire che non lo vorrebbe come quello di Harold Wilson,ma immagino come quello di Tony Blair,che portò a compimento la distruzione della sinistra inglese iniziata dalla Thacher;
– poi dichiara che non ha nessuna nostalgia della storia,di quando in Italia il movimento dei lavoratori aveva un peso più maggiore di quello che ha oggi.
– lei argomenta con tutti gli argomenti cari ai renziani;
-Lei,signor Alessi,è una radica di paravento.
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Grazie Piero,la tua analisi e le conclusioni mi confortano per una visione ” ideologica ” ( nel senso buono del termine…) di cui credo che il partito democratico locale abbia bisogno. Mi conforta e mi sollecita ad un attivo della ” base “per chiarificare ed ” ascoltare” le ragioni del ” SI “. Con stima, Paola.
PS. La storia è maestra e non è solo inchiostro.
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Una buona argomentazione proprio in quanto è un argomentazione, evento rarissimo in questa campagna dominata dalla confusione e illogicità.
Ma in un referendum un sì è un sì e un no è un no: una risposta semplice a una domanda complessa
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Infatti, Ettore, la risposta è semplice, a mio parere troppo semplice per una domanda così complessa. Chi volesse dare una risposta ragionata dovrebbe esaminare articolo per articolo e mettere i si in un piatto e i no nell’altro per poi decidere a seconda del “peso maggiore”. Certo cosa non facile che fa pensare ad un modo di governare fatto di “atti di fiducia” che si susseguono. Così è per il referedum. La domanda è “volete che l’Italia cambi?”.
I cittadini sono chiamati quindi non ad esprimere un parere su un qualcosa di specifico ma sono chiamati a fare un “atto di fiducia” per il quale si accredita la riforma come capace di cambiare le cose del paese. Ed ecco allora che il momento di alta democrazia come il referendum diventa qualcosa di diverso che assomiglia più a un “volete Gesù o Barabba?”
Di articoli che mi lasciano perplesso ce ne sono, ad esempio mi chiedo come mai dalla lettera “s” del 117 lo stato non si debba occupare più della “tutela dell’ambiente, ma solo dell’ambiente, ovvero per quale motivo non c’è più il termine “tutela”; è stato voluto o c’è un errore di punteggiatura? Non capisco poi come possano Sindaci ecc.. dividere il loro tempo anche con il Senato.. mi chiedo se avranno il tempo di esaminare le leggi che competono loro o queste saranno approvate così come sono magari secondo indicazione. Mi domando se sia democratico accentrare competenze, ovvero se non sia antidemocratico ridurre il livello partecipativo per un efficientismo tutto da dimostrare.
Invece dobbiamo decidere, tutto il pacchetto o niente. In realtà mi dovrò arrendere all’idea che sia un referendum pro o contro Renzi, ma credo che farò finta di nulla e voterò secondo quello che penso della riforma.
Una precisazione per Piero. Quando mi riferivo a coloro che dovrebbero lasciare il PD mi riferisco ai D’alema e company che non accettando il ruolo di minoranza accendono un pandemonio senza precedenti. Ecco, bene fa a rimanere nel PD chi pur non essendo d’accordo con la maggioranza vuole svolgere il suo ruolo di minoranza con passione ma con il rispetto del concetto che la maggioranza vince e poi bisogna remare tutti nella stessa direzione. Ma se non sei d’accordo, se il partito è così lontano dal tuo pensare, non fare guerre, che portano solo morte, prendi atto ed imbocca l’uscita.
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Quando lei parla di maggioranza di un partito che questa maggioranza l’ha ottenuta facendo partecipare cani e porci alle primarie e non solo gli iscritti di quel partito,vuol dire che quel partito non esiste più come partito ed è diventato un’accozzaglia nella quale esiste solo l’uomo solo al comando e tutti gli altri eseguono i suoi ordini,e questo partito è diventato come un partito americano che si riunisce una volta ogni tanto e firma la cambiale.Perciò il partito è movimento opionistico e che vive sul plebiscioto e spazza via quello che è la forza di un partito che è un partito,il quadro intermediario.
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L’argomento non è il PD
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Ringrazio Luciani per la sua ultima precisazione che ovviamente condivido.
A Ipazia vorrei dire che mi fa sorridere l’espressione ” radica di paravento”. Di questi tempi è così difficile sorridere. Non si offenderà se non spreco tempo a rispondere alle sue osservazioni. Le rinnovo invece l’invito ad evitare espressioni tipo” più maggiore”. Mi sembra di sentire sulla pelle lo stesso sgradevole brivido che provavo a scuola quando si usava il gessetto sulla lavagna. Mi stia bene.
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Luciano, ci sono stati nella nostra storia solo due referendum sui quali ci si poteva chiaramente esprimere perché chiunque ne intendeva il senso: monarchia o repubblica, sì o no al divorzio. Gli altri esigerebbero risposte non contemplate, tipo “sì, ma”, “no, ma ci potrei ripensare”, questo sì e questo no”. I referendum dovrebbero essere rari e netti nelle formulazioni, altrimenti avremo una parodia della democrazia e guerre civili sul nulla, men che mai sul merito delle questioni.
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Secondo me il problema di carattere democratico non sta nella complessità del quesito ma nella incapacità di spiegarlo. Io posso anche votare consapevolmente un pacchetto completo di riforme, ma debbo capirne i contenuti. Certo non mi illudo che tutti possano capire ciò che fanno, del resto gran parte della gente non se ne interessa proprio, ma credo di poter dire che la marea di “talk show” e di video che la propaganda ci propina non aiuta proprio poichè non sono fatti per far comprendere le cose ma per catturare consenso. Tutto è campagna elettorale e l’elettore è un cliente d’ammaliare. Non è l’istituto del referendum ad essere “fuori dal tempo”, sono i protagonisti che lo utilizzano per scopi diversi da quelli per i quali è stato “inventato”.
Anche la domanda referendaria lascia assai perplesso, ancorchè lecita, è evidente che preconfigura una risposta a tutti coloro che non sanno cosa stanno votando. Allora la domanda è sempre più frequente: “la politica è una cosa seria o è serio starne alla larga?”
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Spero che il contentino de zì Pietro per questo articolo sia particolarmente sostanzioso…. Voler dimostrare che storpiare la nostra costituzione, nata dalla Resistenza, sia qualcosa di sinistra; vuol dire veramente calpestare la propia dignità…
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Oggi leggo : il referendum e le giravolte della Camusso
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Paola, il referendum sta provocando non poche spaccature piuttosto difficili da gestire ed il sindacato non ne è esente, anche le organizzazioni ambientaliste sono in difficoltà nell’esprimere le criticità della riforma viste dal punto di vista ambientale. Purtroppo è diventato un referendum su Renzi e su quello che succede dopo.
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Esempio di come spesso si forzino i veri significati per spuntare il risultato, producendo polemiche e spaccature.
Parliamo del 117
così recita alla lettera:
m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale.
la riforma aggiunge nella stessa lettera:
“disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, per le politiche sociali e per la sicurezza alimentare;”
Il ministo Boschi (mi rifiuto di usare il femminile) dopo una buona serie di polemiche ha detto che si tratta di “equiparare le prestazioni”. Per giorni sui media ed i vari portatori d’acqua hanno insistito sul fatto che la riforma “garantisce cure migliori”. Basta leggere per capire che così non è, davvero non vedo come da “disposizioni generali e comuni” possa uscire fuori una sanità migliore. Del resto i “livelli essenziali” erano già previsti nel testo si è aggiunto solo che allo Stato sono demandate le disposizioni generali e comuni. Un po’ pochino per dire che avremo una sanità migliore.
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