Palio delle Contrade: ma la Fontana Tonna, di che contrada è?

di ELISABETTA APPETECCHI ♦

Ad Allumiere si è da poco conclusa la 52° edizione del Palio delle Contrade.

Quest’anno, dopo ben dieci anni, è tornata a vincere la Storica Contrada Polveriera, quella dei rossoblu, in perenne rivalità con i rossoverdi della Storica Contrada Nona: per gli amanti della Cabala la vittoria si ripeterebbe ciclicamente ogni dieci anni, visto che le ultime vittorie risalivano al 1996 e 2006; questi stessi contradaioli complottisti però ora si stanno ricredendo per evitare di aspettarne altri dieci prima di aggiudicarsi il prossimo Cencio della vittoria.

Al termine della corsa il corteo dei vincitori si è appropriato della cosiddetta Fontana Tonna, circondandola dei suoi colori, tra grida e fumogeni colorati. Eppure appariva già addobbata, da giorni, con bandiere rossoblu. Le polemiche sull’imparzialità della Fontana Tonna, da sempre vestita dei colori della Polveriera nonostante vi si svolga una disputa tra ben sei contrade non sono storia recente: alcuni avanzano l’ipotesi che debba riportare i colori di ognuna delle sei contrade che si contendono il Palio. Ma quindi, la Fontana, di che contrada è? Stando alla scansione bandieristica, è da sempre una rossoblu. Stando ai contradaioli veraci di certo non è della contrada rivale alla propria. Una storia infinita.

Sempre secondo le bandiere la via che porta alla piazza, quella che il Corteo Storico percorre il giorno del Palio è tutta rossoverde. Almeno finché non subentrano altre ramificazioni: percorrendola ci si lascia alle spalle la Nona e ci si ritrova con le bandiere bianconere del Burò da un lato, quelle della Polveriera dall’altro, prima che confluiscano sulla piazza principale: può capitare di trovarsi in mezzo alla strada e non poter esattamente dire in quale contrada si stia camminando.

Insomma, ad Allumiere si può essere contemporaneamente in due contrade differenti senza saperlo; invece, quello che è certo è che non si può essere contemporaneamente di due contrade differenti. Quello proprio no.

ELISABETTA APPETECCHI