Politica e competenze: lo spoil system alla amatriciana!
di PIERO ALESSI ♦
Affermare che negli incarichi pubblici debba prevalere il merito potrebbe apparire scontato. A mio giudizio questa semplice affermazione apre invece un fronte di discussione interessante. Ricondurre, inoltre, la qualità della classe politica ad una selezione che è apparsa, nel tempo, indifferente alle capacità individuali è una osservazione parziale del fenomeno: si rischia di guardare l’effetto ritenendo che ne sia la causa. A me pare, ma rimane solo un punto di vista, che ciò che ha subito negli anni una totale svalutazione sia stata la passione politica. Quella passione che spinge ad avere un profondo senso di appartenenza e ritenere, forse con buona dose di presunzione, che si é incamminati su una strada che ha come traguardo il miglioramento delle generali condizioni di vita. Quella passione ti rende consapevole delle differenze; ti consente di individuare un progetto di società ed un orizzonte, magari lontano e talvolta ricco di utopie; ti avvicina a molti e ti allontana da altrettanti. Se qualcosa si è degradato nel tempo non è l’attenzione e la selezione sulla base di aspetti meritocratici, sempre discutibili ed opinabili, ma la vigilanza circa i valori etici che sorreggono le idealità, quali che siano. Penso che la buona gestione della cosa pubblica non debba rinunciare alla politica ma semmai elevarne presenza e qualità. Il punto è che negli anni troppo spesso si è fatta volutamente confusione tra aspetti legati alla gestione e quelli relativi agli indirizzi e alla programmazione. La gestione deve rimanere di esclusiva pertinenza di una tecnocrazia sempre più, si auspica, capace e qualificata; selezionata sulla base di titoli, conoscenze e dure prove selettive. L’aspetto gestionale deve rimanere lontano ed autonomo dalle influenze della politica per quanto riguarda la propria costituzione e i propri specifici ambiti di competenza e responsabilità. Del tutto diverso è il percorso che deve portare alla individuazione di chi deve svolgere un ruolo di governo e quindi deve avere chiaro l’orizzonte politico. A costoro non si devono richiedere diplomi di laurea ma si deve pretendere che abbiano un solido retroterra etico e ideale; si deve sapere a quale progetto di società essi fanno riferimento. Qualunque attività anche economica non si muove indifferente al disegno di prospettiva generale, non può muoversi malgrado la politica. L’economia si sviluppa in un senso o in un altro sotto la guida, l’impulso e la suggestione della politica. A politiche differenti corrispondono anche programmi diversi. Banalizzando: essere di sinistra non è la stessa cosa che essere di destra.
Una appartenenza politica, quale che sia, ha senso se attraverso di essa si accarezza l’ambizione di cambiare in meglio il mondo in cui si vive.
Militare in un partito è in fondo un atto di grande presunzione. Si ritiene, a torto o a ragione, che la parte che si è scelta abbia la ricetta del cambiamento e che porti con sé valori positivi che possono trasfondersi nell’attività di governo. I “casaccari” della politica rappresentano un disvalore perché quando scendono in campo lo fanno a vantaggio di interessi, carriere e fortune individuali. Vorrei sommessamente suggerire alla politica di non premiare, con nomine e simili, il trasformismo perché è un pessimo esempio per le nuove generazioni. Vale per il livello nazionale. Altrettanto vale per il livello locale.
Anche nella nostra città si è giustificata e si giustifica la spregiudicatezza politica con una presunta competenza. Si sono sostenute e si sostengono, forse con quell’ipocrisia tipica dei cortigiani, ascese individuali, accreditando capacità manageriali e professionalità indiscusse. Il punto, purtroppo condiviso da molti miei concittadini, ieri come oggi, è che l’appartenenza non solo non abbia un particolare rilievo ma addirittura che, in fondo si tratta, di un retaggio del passato. Il sistema dello Spoil System è quella pratica che consente a chi governa di scegliere i dirigenti di nomina pubblica. La nostra fantasia, anche gastronomica, da noi ha prodotto lo Spoil System alla amatriciana. Di quel piatto ha però smarrito il gusto deciso e ben orientato. Gli ingredienti si sono confusi dando luogo a qualcosa di indefinito. Il mio sarà anacronismo ma non mi acconcio ad applaudire uomini di potere solo perché tali e perché si suppone che abbiano competenze che li pongono al di sopra delle parti; vi sono discriminanti di valore che non reputo superate. Ciò vale per qualsiasi nomina o promozione di carattere politico. Quando si plaude ai successi dei voltagabbana lo si è fatto e lo si fa per puro opportunismo. Il mio di plauso e consenso va a chi decide di stare (salvo autentiche e rispettabili modifiche del proprio orientamento ideale e politico) con coerenza dalla stessa parte, non con proclami, simboli pieni di retorica, urla chiassose e vuote di contenuto ma con scelte consapevoli, meditate e non esenti da prezzi da pagare.
di PIERO ALESSI
La politica non può essere slegata dall’ etica e dagli ideali. Almeno così dovrebbe essere anche se oggi il potere politico viene molte volte esercitato con un forte cinismo ed in preda a fanatismo..
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il tema è nevralgico e tocchi le questioni chiave. Sottolineerei anche la necessità di definire il profilo delle cosiddette “competenze”. La politica e l’amministrazione sono giochi a elevato tasso di complessità. Manager brillanti nella gestione del bilancio di un’azienda privata possono naufragare rispetto alle logiche della sfera pubblica, che esigono, ad esempio, capacità comunicative e relazionali di altro tipo. E viceversa leader politici integerrimi e carismatici possono perdersi nei meandri delle “tecnicalità” burocratiche. Gli esempio abbondano ed è forse tempo di ripensare anche i percorsi di formazione di politici e amministratori. Ci siamo liberati con sollievo di scuole quadri vecchio stile e di catechismi di partito, ma la qualità del governare non si acquista su Amazon. Qualcosa ci dovremo pur inventare.
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Condivido in pieno quanto espresso da Piero; la passione politica oggi ha lasciato il posto a chi la politica la fa per interessi personali spostandosi a destra o a sinistra secondo le convenienze; per chi come me ha un trascorso giovanile nel PC dove vi era per altro una disciplina di partito forse eccessiva, ( ricordo i miei scontri a Palermo con Pio La Torre io quindicenne e lui che rappresentava la massima espressione del dirigente vecchio stampo) rimangono incomprensibile oggi molte cose. Credo che faccia comodo a tutti parlare della morte delle ideologie ma io continuo a credere che esiste ancora una differenza tra sinistra e destra: tra chi privilegia l’uguaglianza nella libertà e chi la libertà nella diseguaglianza. Allora questo è il primo aspetto da mettere al centro del problema e a cascata tutti gli altri.Poi va da se la netta divisione nell’amministrare la cosa pubblica tra chi deve gestire e chi deve dare indirizzi di programma. Spesso in questa città i due ruoli si sono confusi.
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