L’insostenibile pesantezza di informare
di MARACATTA’ ♦
Un golgota quotidiano, un monte da scalare in mezzo a mille difficoltà, a gente che ti spinge a scrivere il contrario di ciò che vorresti raccontare, a personaggi più o meno influenti che ti invitano a dargli la massima visibilità, o a toglierla all’avversario di turno. Questo è diventato informare oggi.
Non esiste la libertà di informare, di illustrare i fatti e, figuriamoci, di esprimere un’opinione su questo o quello argomento. Ogni titolo e ogni riga di un qualsiasi articolo vengono passati al setaccio della censura di parte. Vengono letti come l’esempio lampante, in un modo o nell’altro, dell’assoggettamento a questa o a quella parte politica, soprattutto a questo o a quel personaggio, politico e istituzionale.
Mentre sui cosiddetti social network chiunque, senza averne titolo (e a volte neanche coscienza), può scrivere su qualsiasi argomento e insultare tutto e tutti, paradossalmente sugli organi di informazione ciò non può avvenire. Chi scrive sui giornali, sui quotidiani telematici, sui blog, svolge attività radiofonica e televisiva, deve assolutamente essere asservito a qualcuno.
Ci troviamo di fronte ad uno scenario assolutamente inedito, finora mai riscontrato.
Una volta esisteva l’autorevolezza degli organi di informazione. L’autorevolezza di alcune testate e, soprattutto, di alcuni giornalisti. Adesso tutto è entrato nel frullatore di una rivoluzione culturale ridicola, portata avanti non solo da giacobini di bassa lega, che spesso non sanno neanche distinguere tra un sostantivo e un aggettivo, ma anche da personaggi, del mondo politico e istituzionale, che rispettano solo ed unicamente il loro potere e che per difenderlo sono disposti a tutto.
La stampa, da questo punto di vista, non può certo considerarsi esente da colpe. Troppo spesso negli ultimi venti anni si è piegata alle esigenze dei potentati economici e politici. Troppo spesso una normale e naturale linea editoriale è diventata invece pura appartenenza e becera partigianeria. Gli esempi al riguardo sono sotto gli occhi di tutti, alcuni anche veramente miserevoli e non vale nemmeno la pena di soffermarcisi.
Avere l’esigenza di portare la “pagnotta a casa”, o cercare di non avere rotture di scatole, non possono più essere una giustificazione. Per cui farebbero bene gli “informatori” di oggi a ritrovare il vero spirito del loro mestiere, a rialzare la schiena e ad interpretare la professione per quella che è e deve continuare ad essere.
di MARACATTA’
Maracattà,Maracattà..o la vince o la vo pattà..
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Diceva Luigi Einaudi: ” una buona e corretta informazione fornisce al cittadino gli ingredienti non avariati per deliberare per essere piu responsabile e libero. E non un tifoso ancora più assetato del sangue dell’ avversario.
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Cito il finale dell’articolo:
“Per cui farebbero bene gli “informatori” di oggi a ritrovare il vero spirito del loro mestiere, a rialzare la schiena e ad interpretare la professione per quella che è e deve continuare ad essere.”
Credo che ciò potrà avvenire solo quando e se la politica smetterà di essere un gioco di potere ed i partiti smetteranno di aver sete di vittorie, ovvero quando i partiti penseranno di essere parte di un consesso, quando penseranno di avere la funzione di generare uomini capaci di governare e far crescere il paese in senso lato.
Sino ad allora i media continueranno ad essere utilizzati come “strumenti” necessari al raggiungimento dell’obiettivo strategico, credo sia inevitabile, tranne rare eccezioni.
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