DOSSIER BENI COMUNI, 113. PIETÀ PER IL CICLO! – 1
a cura di FRANCESCO CORRENTI ♦
Ho chiarito altre volte che la riproposizione da parte mia, quali argomenti di questa rubrica e di questi “dossier”, di vecchi documenti e di ricordi di vicende lontane, non ha alcun intento autoreferenziale, ma vorrebbe essere la testimonianza veritiera di “chi c’era” su questioni che, a mio modo di vedere, potrebbero avere ancora un qualche valore al giorno d’oggi e di cui ho conoscenza diretta e certa, con documenti di supporto non più noti o reperibili.
Che poi nessuno consideri ancora, effettivamente, la storia “maestra di vita” e voglia trarre “insegnamento” da quelle lontane vicende per le scelte di oggi o per il domani, è una questione che esula dalle mie preoccupazioni di autore della rubrica, perché ho ormai preso atto da tempo che il “lector in fabula” è una astrazione letteraria di cui rendiamo il merito a Umberto Eco, senza che si sia manifestato come pure auspicavo in queste puntate, se non sotto forma di generosi commenti e graditissimi apprezzamenti delle Amiche e degli Amici del Blog. Il che rispecchia proprio l’assunto di queste mie più recenti narrazioni.
E inizio il dossier con una “Proposta di provvedimento” protocollo interno n° 23 del 3 giugno 1996 dal titolo «Istituzione del Comitato scientifico per i beni culturali e ambientali presso il Centro di documentazione urbanistica sull‘assetto del territorio e la storia urbana». Questo il testo dell’atto per la Giunta, inviato tramite lo stesso sindaco, relatore, Pietro Tidei:
«Premesso che:
- con atto n° 572 del 15 aprile 1995 la Giunta Municipale ha deliberato l’istituzione dell’Ufficio Speciale per il Territorio e i Beni Culturali e Ambientali, inserendo al suo interno il Centro di documentazione urbanistica sull’assetto del territorio e la storia urbana, incaricato di raccogliere, studiare e pubblicare i documenti riguardanti Civitavecchia e il suo territorio dal punto di vista storico e affidandone la direzione all’architetto Francesco Correnti, dirigente da ventisette anni del Settore Urbanistico comunale, ispettore onorario del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e autore di studi e ricerche storiche sulla città;
- l’attività del Centro si è svolta negli scorsi anni attraverso ricerche, catalogazione di documenti e pubblicazione di studi storici e urbanistici, che hanno avuto adeguata diffusione attraverso il periodico del Centro, “OC/quaderni del C.d.u.”, giunto attualmente al XV anno di pubblicazione;
- per il resto, l’attività del Comune in campo scientifico è rimasta limitata al patrocinio di alcune iniziative, senza poter essere incentivata in modo determinante, sia per mancanza di adeguati finanziamenti sia per la scarsa attenzione dedicata ai problemi culturali, tanto che gli archivi storici del Comune e degli altri enti operanti sul territorio sono stati lasciati nel totale abbandono;
- solo la sezione locale della Biblioteca, costituita da lasciti e donazioni di illustri concittadini, ha trovato una sistemazione decorosa ma non ottimale, essendo anch’essa di fatto inaccessibile per la regolare consultazione dei fondi, con grande disagio per quanti dovrebbero frequentarla per motivi di studio, non disponendo di personale in grado di assolvere alle funzioni di custodia e di assistenza al pubblico, a parte l’impegno generosamente profuso dal dottor Odoardo Toti;
- infatti, con deliberazione della Giunta Municipale n° 2005 del 24 ottobre 1991, è stato istituito un Centro Studi Locali, affidandone l’incarico della soprintendenza al dottor Odoardo Toti, ispettore onorario alle Antichità, ma gli impegni professionali dello studioso e la quasi totale mancanza di fondi di bilancio per l’incremento delle collezioni, per il restauro di manoscritti e libri antichi e per la gestione della biblioteca hanno determinato una situazione di stallo che ha impedito, anche in questo caso, la crescita della sezione locale come vitale istituzione culturale della città;
- con l’istituzione dell’Ufficio Speciale per il Territorio e i Beni Culturali e Ambientali, con annesso Centro di Documentazione sulla Storia Urbana e l’Assetto del Territorio, il Consiglio comunale ha posto le basi per risolvere la situazione sopradescritta, affidando a tale struttura – tra gli altri compiti – la raccolta, la schedatura e l’archiviazione dei documenti storici, compreso ogni materiale bibliografico e archivistico, venendo così riassorbito il Centro Studi Locali di cui alla citata deliberazione n° 2005/1991;
Considerato che:
- la deliberazione n° 2005/1991, per quanto detto in precedenza, ha ormai esaurito i propri scopi, fermo restando che l’Amministrazione comunale intende continuare ad avvalersi dell’opera preziosa di consulenza scientifica del dottor Toti, che qui questa Giunta pubblicamente ringrazia per quanto da lui svolto a titolo gratuito in questi anni di collaborazione;
- è necessario provvedere ad istituire un Comitato scientifico che coadiuvi il Dirigente dell’Ufficio Speciale per il Territorio e i Beni Culturali e Ambientali, architetto Francesco Correnti, nell’organizzazione delle ricerche e dei programmi culturali proposti all’Amministrazione e che, a questo fine, possano essere indicati i nomi dello stesso dottor Odoardo Toti, del dottor Carlo De Paolis, dell’architetto Rossella Foschi, del professor Giovanni Insolera e del signor Giovanni Massarelli, studiosi di chiara fama e autori di saggi e ricerche di particolare interesse nei principali settori delle discipline storiche, attribuendo al Comitato anche le funzioni della Società storica locale di cui alla legge sulla toponomastica 23 giugno 1927, n° 1188, e di comitato scientifico di redazione del periodico informativo comunale “OC/ quaderni del C.d.u.”, fondato e diretto dallo stesso architetto Correnti;
- i predetti studiosi hanno dichiarato la loro disponibilità a offrire gratuitamente la loro opera di consulenza scientifica all’interno del Comitato;
- tale Comitato potrà operare, quando si richieda l’apporto di altre professionalità e conoscenze in settori specifici, rivolgendosi a studiosi che si siano distinti in attività di ricerca sulla storia della città, pur non residenti in Civitavecchia, ed in particolare alle associazioni culturali della città e dei Comuni limitrofi, anche proponendo l’istituzione di una Consulta per le iniziative di maggior rilievo, formata dai presidenti di quelle associazioni che abbiano svolto attività di alta qualificazione e di più ampio interesse culturale;
Vista la legge 8 giugno 1990, n° 142;
PROPONE DI DELIBERARE
per le motivazioni meglio esposte in narrativa e che qui si intendono ripetute e trascritte quali parti integranti e sostanziali del presente provvedimento:
1) istituire, con la composizione di cui in premessa, il Comitato scientifico per i Beni Culturali e Ambientali presso il Centro di Documentazione dell’Ufficio Speciale per il Territorio, che sarà presieduto e coordinato dal Dirigente dello stesso ufficio;
2) dare atto che la nomina dei membri del Comitato non comporta impegno di spesa, in quanto riveste carattere onorario;
3) dichiarare la deliberazione della Giunta Municipale n° 2005 del 24 ottobre 1991 esaurita nei suoi scopi e non più efficace;
4) dichiarare la presente deliberazione immediatamente eseguibile ai sensi dell’art. 47 della legge 8 giugno 1990, n. 142.»
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Il Comitato scientifico per i Beni Culturali e Ambientali è stato istituito con deliberazione n° 954 del 20 giugno 1996.
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Un anno e sei mesi dopo, su carta intestata
COMUNE DI CIVITAVECCHIA
UFFICIO SPECIALE PER IL TERRITORIO E I BENI CULTURALI E AMBIENTALI
CENTRO DI DOCUMENTAZIONE URBANISTICA SULL’ASSETTO DEL TERRITORIO E LA STORIA URBANA,
con protocollo n° 382 in data 9 dicembre 1997, indirizzata «Ai Signori componenti del comitato scientifico per i beni culturali e ambientali: Dott. Arch. Rossella Foschi, Dott. Carlo De Paolis, Prof. Giovanni Insolera, Sig. Giovanni Massarelli, Dott. Odoardo Toti» «e p.c. all’Illustrissimo Signor Sindaco Avv. Pietro Tidei ed alla On. Giunta Municipale, Loro Sedi» ho scritto la seguente lettera:
«Gentile amica e cortesi amici,
con l’istituzione del comitato scientifico, da me proposta all’amministrazione comunale il 3 giugno dello scorso anno e dalla Giunta approvata con deliberazione n° 954 del 20 giugno successivo, ho ritenuto di poter dare un personale contributo alla soluzione di alcuni aspetti negativi della situazione degli studi storici a Civitavecchia di cui mi dolevo da molti anni, a cominciare, forse, da quella «Prima Giornata Culturale» del 23 novembre 1977 – così fortemente voluta da Alfio Insolera –, in cui per la prima volta, nella storia di Civitavecchia, le parole centro storico, beni culturali, recupero hanno trovato ascolto da parte di quelle che allora chiamavamo le “forze politiche e sociali”.
Era già trascorso più di un lustro dal 18 settembre 1971, data della oggi dimenticata tavola rotonda «Civitavecchia da salvare», in cui la relazione di Odoardo Toti (Stato attuale ed interventi necessari per il ripristino del patrimonio monumentale ed archeologico di Civitavecchia) e la mia (La tutela e l’utilizzazione del patrimonio storico, artistico e ambientale di Civitavecchia nella pianificazione del territorio) avevano destato grandissimo interesse e suscitato, si può dire, scalpore, denunciando il totale abbandono dei superstiti beni culturali cittadini dopo le distruzioni della guerra.
Il 18 ottobre 1986 ho avuto l’onore (e questo onore e piacere mi è stato offerto anche in altre occasioni, per illustrare l’opera di alcuni di voi, che ringrazio) di presentare il volume della “Centumcellæ” Civitavecchia e il suo entroterra durante il Medioevo. In quella circostanza – chiedo scusa per le continue autocitazioni, necessarie per rendere chiaro il mio pensiero e la sua origine non recente – mi sono rallegrato del fatto che quel volume fosse «frutto della collaborazione tra ricercatori della “Centumcellae” e ricercatori della consorella “Adolfo Klitsche de la Grange” di Allumiere.»
Aggiungevo che quella insolita collaborazione «in primo luogo, giovava alla completezza, essendo le vicende storiche dei due territori strettamente connesse, anzi unitarie; in secondo luogo, tale reciproca apertura a contributi esterni era chiaro segno di maturazione: un ulteriore passo verso la concezione più moderna degli studi storico-territoriali, che vede nello scambio di esperienze, nelle ricerche coordinate, negli apporti interdisciplinari, più ampie e veloci possibilità di progresso.» E proseguivo, così:
«È augurabile che tale maturazione si espliciti sempre più, portando al superamento di quelle vecchie, radicate “gelosie” e “diffidenze” che ancora possono sussistere, quasi a livello inconscio, tra i cultori della materia. Ne sono un esempio i “libretti” del benemerito Salvatore Bastianelli, quei taccuini segreti in cui lo studioso ha annotato per decenni (dal 1913 al 1949) le proprie scoperte: preziosissimi nei contenuti, essi sono rimasti deplorevolmente sconosciuti fino ad oggi ed è altro merito della “Centumcellae” quello di averne iniziata la pubblicazione, che si promette presto integrale.
A questo riguardo va fatta una precisazione, per ribadire quanto ho sottolineato in molte altre occasioni e ho voluto riproporre nella premessa al mio Chome lo papa uole: la mancata circolazione e diffusione degli studi e delle elaborazioni non può essere imputata a quanti si dedicano, con passione disinteressata, a tali attività e che ben volentieri ne offrirebbero il frutto alla pubblica fruizione, bensì alla riluttanza di enti ed istituzioni locali, e in primo luogo del Comune, ad incentivare e favorire concretamente questi aspetti della cultura che sembrano elitari. Questo equivoco è alla base della grave, diffusa, profonda assenza di cultura in molti settori della vita cittadina e in molte delle sue espressioni esteriori.»
Questi concetti li ho ripetuti, con poca fantasia ma molta convinzione, nella prima seduta del comitato e ho trovato voi tutti concordi nel ritenerli validi, come del resto mi era ben noto, per averne già in precedenza parlato, per anni, con ciascuno di voi.
Devo quindi attribuire esclusivamente a mie carenze e, forse, a miei – vi prego di credere, comunque involontari – comportamenti, il mancato concretarsi di quella auspicata collaborazione. Ritenevo che l’attività del comitato avrebbe consentito – senza sminuire in alcun modo l’individualità degli apporti – di coordinare studi, ricerche e iniziative per approfondire temi non ancora sviscerati e avrebbe stimolato anche una piena corrispondenza nell’azione delle istituzioni pubbliche centrali e locali, una migliore integrazione tra le associazioni culturali e una maggiore comunicazione dei risultati alla cittadinanza, riqualificando così gli interventi dell’amministrazione comunale nel settore, spesso limitati a manifestazioni di non alto profilo.
Sono lieto, peraltro, che l’opera meritoria di alcuni membri del comitato sia stata finalmente apprezzata dall’amministrazione e, di recente, valorizzata con diverse iniziative e in numerose occasioni. Dispiace, però, che essa lo sia stata in forma singola e divisa, anziché sotto l’egida di una struttura unitaria e collegiale di indiscutibile autorevolezza, istituita dall’organo di governo cittadino. Il che avrebbe dato grande valore scientifico alle iniziative e avrebbe significato, a mio parere, un autentico progresso (rispetto al consueto localismo provinciale) delle potenzialità culturali di Civitavecchia.
Che questa situazione abbia comportato risvolti sicuramente negativi lo provano le dimissioni dal comitato che Giovanni Insolera mi ha rassegnato, motivandole con la sua sopravvenuta impossibilità a partecipare ai lavori dello stesso. Ciò, proprio nel momento in cui lo vediamo, con sincera soddisfazione personale, impegnato all’interno del Comune, in un lavoro di grandissimo rilievo e, gli auguro, di felicissimi risultati.
Credo necessario, a questo punto, invitare voi tutti ad un incontro presso questo Ufficio, nel corso del quale vorrete cortesemente esprimere il vostro parere sull’attività passata e futura del comitato, da cui trarremo le opportune conclusioni da comunicare all’amministrazione che ci ha nominato, onorandoci della sua alta stima.
Concorderò telefonicamente con voi la data dell’incontro per assicurare che – come è doveroso in tale circostanza – si possa tenere un’assemblea plenaria del comitato.
Un cordiale saluto
Francesco Correnti»
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Con gli scritti precedenti, che risalgono ad una trentina di anni fa, dunque, ho indicato una buona pratica da me proposta all’amministrazione comunale di allora e recepita prontamente, di dotarsi di uno strumento “scientifico” di conoscenza e informazione, di massima qualificazione culturale, ben radicato nel territorio, ampiamente rappresentativo e completamente gratuito, per poterlo consultare prima di scelte importanti, col tramite a sua volta altamente qualificato, serenamente obiettivo e tuttavia assolutamente affidabile, di una struttura interna diretta, almeno nelle intenzioni, con «scienza e coscienza».
Ciò fatto, ho però rivelato e dimostrato che quello strumento è durato poco. La «buona pratica» era davvero tale, ma – almeno allora – non aveva funzionato. Sappiamo che, all’epoca, l’amministrazione aveva molti altri strumenti di consultazione nei vari settori tecnici. Eppure, il Comitato scientifico avrebbe avuto, nei frangenti in cui si doveva operare – con le molte difficoltà e in quelle contingenze particolari – un ruolo di grande rilievo, che ha potuto svolgere solo in parte per cause che …sono le solite di sempre!
Che dire? Che fare? Il mio pensiero, le mie care Lettrici e alcuni Lettori affettuosi lo conoscono. Gli ultimi dossier di questa rubrica sono stati molto espliciti, trovando buona eco in alcuni ambienti e non provocando neppure il «Ploff…» del sasso nello stagno, senza che si formino cerchi o qualche increspatura. Anzi, come se nulla fosse, nonostante le cose che tutti abbiamo visto e commentato. Cannonate? Macché… Crolla per imperizie varie la Tor de’ Conti a Roma e forse qualcuno spera in altri crolli altrove. Così, ai “piani di resurrezione” di cui mi parlano i miei nipoti nella famosa gita della Sorpresa del 2040, si contrappongono le demolizioni dei progetti che «la cittadinanza avrà modo di vedere quando saranno approvati in Consiglio»: a ciascuno le sue sorprese!
Sic stantibus rebus, quindi, procedo secondo il programma delineato in copertina, sulla quale ho usato tre illustrazioni di diversa provenienza per dare immediata evidenza al significato del titolo. «Pietà per il Ciclo», naturalmente, è un’invocazione diretta a tutti e a nessuno, l’ennesima raccomandazione per un “bene comune” divenuto assai noto, di cui abbiamo trattato ripetutamente. Il “Fante vittorioso” è uno dei disegni, accompagnati da versi, di Antonio Rubino, e precisamente della figura finale della pagina dedicata all’Istria che illustravano il periodico La Tradotta – Giornale della Terza Armata [Rubino, Antonio (versi e disegni di), Istria tricolore, in AA. VV., La Tradotta – Giornale della Terza Armata (Numero 1, 21 Marzo 1918; Numero 25, 1° Luglio 1919), Casa Editrice A. Mondadori, Milano 1933, Numero 20, 30 Novembre 1918, p. 8]. Nello stesso riquadro ho inserito il cartiglio del «Pinxit» del Ciclo (eccolo!) pittorico del Genio, che gli Amici ben conoscono, posto a firma finale al termine del loro lavoro dai Genieri Boselli e Mastrangelo. Nell’altro riquadro, ho posto il mio schizzo di quella che ho chiamato «la Pietà laica» nella sintesi grafica messa in pulito, dedotta dagli appunti presi sul posto e poi integrata in base alle fotografie scattate, dopo la scoperta di venerdì 21 gennaio 2005, nel corso del sopralluogo di lunedì 14 febbraio, dalle ore 13, in quel “fatale” San Valentino che avrebbe fatto innamorare me e poi tanti altri proprio di quel Ciclo, in contrapposizione all’indifferenza o addirittura al «gran dispitto» di altri ancora, non sensibili ai diversi valori rappresentati da quella testimonianza pittorica riapparsa dopo circa sei decenni di totale oblio.
Date e dati riportati in queste notizie li traggo dalla monografia Correnti, Francesco, I cicli pittorici rinvenuti nei locali dell’edificio superstite del complesso detto “le Casermette” in località “Poligono del Genio” a Civitavecchia, in «OC/quaderni del C.d.u.», n° 18/2, aprile 2018, U.C.I.T./Edizioni del C.d.u. (edizione informatica sito CCv), in cui ho unificato tutte le precedenti relazioni e ricerche, ho svolto l’analisi storico-artistica per la proposta di vincolo ed ho allegato anche una ipotesi conclusiva di salvaguardia per il Comune di Civitavecchia in base agli atti deliberativi del 2017. Un’ipotesi, quest’ultima, che costituisce la soluzione logica, ragionevole, immediata, sicura, economica e semplice dei vari problemi da dipanare per ottenere il risultato ottimale di tutte le diverse istanze poste dai vari soggetti presenti. Da quanto si può constatare, invece, con un atteggiamento irrazionale ed in contrasto con l’ordinamento giuridico da rispettare, il bene patrimoniale ed il bene storico-artistico di pubblico interesse al suo interno (il Ciclo!), in tutti questi anni, sono stati lasciati senza alcuna cura di qualunque tipo, abbandonati a se stessi, resi inaccessibili con la chiusura in muratura di porte e finestre e non provvedendo alla manutenzione almeno delle coperture o a periodici controlli. Ciò, oltre a provocare un generale degrado, ha impedito che la questione avesse fin da subito, cioè dal 2018, la soluzione definitiva, lineare e senza difficoltà di alcun genere, tranquillamente praticabile con immediatezza. Forse “per dare tempo al tempo”.
Mi rendo conto delle mie responsabilità di riscopritore delle pitture, di autore dei rilievi, dello studio critico interpretativo e della relazione illustrativa, oltre che di promotore della proposta di vincolo e, proprio per questo, data la limitata diffusione della conoscenza del bene, considero doverosa una informazione accurata, approfondita e documentata alla cittadinanza ed al più vasto pubblico dei possibili fruitori della consistenza, del significato e del valore attuale del Ciclo. Iniziando proprio dalla spiegazione di questo nome dato alle cose scoperte, per le quali anzi, data la presenza di due locali decorati da fregi dipinti, nel titolo del Quaderno contenente lo studio usai quel termine al plurale: «I cicli pittorici rinvenuti nei locali dell’edificio superstite del complesso detto “le Casermette” in località “Poligono del Genio” a Civitavecchia». Il Quaderno OC era il n° 18/2 di aprile 2018 della serie, Edizioni del CDU, con diffusione interna ai Comuni consorziati di UCITuscia.
Per “ciclo pittorico” si intende un insieme di immagini dipinte in un dato ambiente, che formano una raffigurazione plurima di tematiche narrative concepite per “raccontare” o “illustrare” avvenimenti o storie collegate le une alle altre da un filo conduttore o da uno o più protagonisti, in forma unitaria e completa, a scopi didascalici, di celebrazione o di devozione religiosa. Quindi, i primi cicli dipinti (con varie tecniche come la tempera o l’affresco) li possiamo ammirare in luoghi specialistici di carattere sacro, cioè chiese, santuari, conventi e monasteri, sui fianchi d’una navata, in cappelle particolari o nei catini absidali, oppure sulle pareti dei portici di un chiostro o in altro luogo dove le varie scene dipinte formano una sequenza tematica ben precisa.
Tra gli esempi famosi che tutti conosciamo, possiamo citare sicuramente il ciclo di affreschi rinascimentali della Leggenda della Vera Croce sulle tre pareti absidali nella basilica di San Francesco ad Arezzo, con i capolavori di Piero della Francesca dipinti dal 1452 al 1466. Altrettanto celebre – anche per il pauroso e gravissimo crollo del 26 settembre 1997 – è il ciclo di affreschi che forma una fascia continua di episodi delle Storie di san Francesco, nella parte bassa della navata della basilica superiore di Assisi, attribuiti a Giotto e ad altri maestri e datati agli anni finali del Duecento.

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Volendo, infine, ricordare un’opera di epoca moderna che abbia qualche somiglianza con quella delle Casermette, non per il soggetto né per lo stile, ma per la sua posizione in un interno, penso al Fregio di Beethoven di Gustav Klimt a Vienna. Ne trascrivo la descrizione che trovo in rete. «Il ‘Fregio di Beethoven’ è una grande opera murale creata da Gustav Klimt nel 1902 in occasione della XIV mostra della Secessione. Come suggerisce il titolo, il dipinto era un tributo a Ludwig van Beethoven realizzato in occasione del 75° anniversario della morte del compositore. Lungo 34 metri, il ciclo pittorico occupava in origine tre lati di una delle sale laterali al piano terra del padiglione. Dipinto su pannelli in canniccio, il fregio fu successivamente suddiviso in otto parti e nel 1903 venduto a un collezionista viennese. Acquistato e restaurato dal governo austriaco negli anni Settanta, il dipinto è oggi installato in una sala climatizzata al livello interrato del Palazzo della Secessione. Il fregio è un’allegoria della Nona Sinfonia di Beethoven; è diviso in tre parti (Il Desiderio di felicità/L’umanità che soffre, Le forze ostili, e Le arti/ Il coro degli angeli) che rappresentano la sofferta ricerca della felicità da parte del genere umano. Considerato da molti contemporanei di Klimt “indecente” e “osceno”, soprattutto per la rappresentazione poco convenzionale di figure nude, il ‘Fregio di Beethoven’ è oggi riconosciuto come uno dei massimi capolavori del pittore austriaco. Anche se non va sottovalutato lo spirito sostanzialmente ottimista del dipinto – l’apoteosi finale, con il bacio che riprende la frase “Abbracciatevi, moltitudini! Questo bacio vada al mondo intero!” dell’Inno alla Gioia di Schiller – la presenza di temi disturbanti come lascivia, malattia e morte – funzionale a ricreare la struttura dinamica della sinfonia di Beethoven – determina un contrasto tra stupefacente bellezza pittorica e rappresentazione dei lati più oscuri dell’esistenza umana che avrà un’influenza fondamentale sui movimenti artistici del Novecento, dall’Espressionismo in poi.»
Qui la puntata si interrompe. L’esigenza di non avere scritti troppo lunghi (la Sorpresa è stata veramente un’eccezione) si allea alla volontà di organizzare i ragionamenti – se non è presunzione la mia a chiamare così queste parole in libertà – in modo più chiaro ed alla sacrosanta necessità degli amici curatori del Blog di ricevere i testi per tempo. Desidero accompagnare anche questa volta la rubrica con delle immagini che siano effettivamente attinenti al tema trattato e, se non completamente inedite, almeno originali e realizzate espressamente per i Lettori. A questo proposito, mi auguro che l’argomento scelto non appaia, come veramente non è, un’eco di polemiche esterne, che del resto sono un sintomo positivo di vivacità culturale che Io credo assolutamente necessario su argomenti di interesse generale per la città.
(1 – continua alla prossima puntata)
FRANCESCO CORRENTI

Caro Francesco, solo una parola, ma importante e ricca di senso: GRAZIE
Maria Zeno
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