RINNOVABILI, INDIETRO TUTTA – Quando politica e informazione remano contro.

di LUCIANO DAMIANI ♦

Prendo a prestito il titolo della trasmissione di RAI3 ‘Presa Diretta’ Del 23 marzo scorso, non ne trovo uno migliore; consiglio vivamente di vederla.

Dalla trasmissione si hanno tristi conferme dello stato dell’arte dell’italico ‘green deal’, ma non solo italico, é proprio l’Europa ad essere per alcuni aspetti particolarmente indietro rispetto a chi la transizione l’ha presa sul serio.
Le vicende politiche internazionali e nostrane hanno sancito che la sostenibilità non é più di moda liquidando ogni discussione ambientale con un “non bisogna avere un atteggiamento ideologico”. Cercando di capire cosa voglia significare tale espressione non ne esce l’idea che il tema ambientale non é più una priorità. Il vento di destra é più propenso a “lasciar lavorare chi ha voglia di lavorare”, ritenendo ogni approccio alla sostenibilità ‘viziato’ da ideologismo.
Si sa che gli ‘ismi’ sono in genere deleteri per una sana e virtuosa politica, vedi ad esempio populismo e sovranismo, due ‘ismi’ assai pericolosi per la democrazia, però, ai nuovi direttori del vapore, l’unico “ismo” che non piace é l’ambientalismo, tanto da spingere il ricercatore dirigente del CNR, Nicola Armaroli, ad esprimersi in questo modo: “il Green Deal é diventata una parolaccia”.
Tutto ciò é sostenuto dall’uso, spesso e volentieri disonesto, dei media, che siano talk shaw, giornali o social, la parola d’ordine é quella di delegittimare ogni cosa che appaia minimamente ‘verde’. La “follia green” dell’Europa é “la causa dei mali del nostro paese”, questo é il top delle argomentazioni negazioniste della necessità di sempre maggiore sostenibilità. Non é certo l’unica, ma é quella più politicamente ficcante, l’idea ‘strategica’ della politica conservatrice e reazionaria che si dipana sempre più nel mondo. L’era trumpiana ne é la massima espressione: “drill drill drill”.
Grazie a Dio non tutto il mondo la vede così e continua a fare la sua parte. Fra i paesi che hanno nel Green Deal il filo istruttore della politica dei prossimi decenni c’é la Cina che é quella che più investe in sostenibilità. A differenza dei paesi occidentali le cui politiche troppo spesso cambiano con il cambiare dei governi, in Cina, dieci anni fa, si é deciso di intraprendere il percorso che ha per meta le ‘emissioni 0’ per il 2060. 20 anni fa hanno deciso di investire in energia pulita ed hanno continuato per quella strada riducendo ad oggi l’inquinamento dell’aria del 41%, “a Pechino si vede di nuovo il cielo”.
Dalle nostre parti si punta ancora il dito contro la Cina che inquina più di tutti: “perché debbo salvare il mondo quando i cinesi bruciano carbone ed inquinano a tutto spiano?”, certo, in termini assoluti si, sono secondi solo agli USA, ma i paragoni vanno fatti in termini relativi, pro capite, e non in termini assoluti, passi che lo dica sui social la ‘persona comune’, am non é accettabile che lo dica un giornalista ed ancor meno un politico, specie se di governo.
I numeri che Presa Diretta ha citato sono davvero impressionanti, non tanto quelli relativi alla produzione energetica sostenibile, 520 GW solo di Eolico, oppure che il 45% delle auto in circolazione siano elettriche, impressionanti sono piuttosto i numeri relativi alla ricerca, ed é questo forse il vero gap esistente fra l’Europa e la Cina. Gli investimenti in ricerca ammontano a 1600 mld di dollari nei due anni 23-24. Un numero su tutti per comprendere quanto sia sostenuta ed importante la ricerca in quel paese, é quello relativo ai brevetti che ogni giorno produce BYD, la casa leader nel trasporto sostenibile, si tratta di ben 32 brevetti al giorno. Il 10% dei dipendenti BYD é impiegato in ricerca e sviluppo, un vero e proprio esercito di ricercatori ed ingegneri. In Italia sforniamo 1,4 domande di brevetto al giorno (e in diminuzione) nel settore trasporti, al lordo, quindi, di quelli che relativi ai trasporti che utilizzano fonti fossili. Il campo di sfida della sostenibilità é dunque quello degli investimenti e della ricerca, a ben guardare, una sfida largamente già persa dall’occidente, ma fondamentalmente, si continua a dare la colpa dei nostri problemi alle folli politiche ambientali della UE. La realtà é che da noi non abbiamo compreso che il futuro economico e di sviluppo sta proprio nelle sostenibilità ambientale, e mentre noi pensiamo alle trivelle e al fantomatico ‘nucleare sicuro’ che non si sa se sarà economico né quando ci sarà (cit. Nicola Armaroli), in Cina ci si avvia al galoppo verso l’obiettivo 0 emissioni, usando tutte le tecnologie e tutte le intelligenze disponibili, applicando normative coerenti con tale processo, ad esempio, da 10 anni ogni nuova costruzione dev’essere 100% sostenibile, e noi gridiamo al sopruso perché la UE ha deciso che dal 2035 non si potranno più immatricolare auto termiche, oppure “ci vogliono togliere le case” a fronte di una legge europea che tende a migliorare la sostenibilità degli immobili ad iniziare da quelli pubblici e da quelli popolari, segnatamente i meno efficienti, ma per la propaganda conservatrice “ci vogliono togliere la casa”.
La disinformazione é potente, é la spada del populismo e del sovranismo, e così per la Sardegna il Green Deal significa ‘devastazione e rapina’ contro cui opporsi in ogni modo, sinanco a dare fuoco ai campi fotovoltaici ed alle pale eoliche, si é arrivati anche a sbullonarne gli ancoraggi al suolo. Si continua a spacciare la quantità di domande per nuovi impianti per ciò che davvero sarà installato. Eppure la richiesta del piano energetico parla di soli 6 GW, che occuperebbero solo una veramente piccola porzione di territorio. Ma é proprio l’idea della sostenibilità che viene respinta con un ipocrita “anche noi vogliamo la sostenibilità, ma la vogliamo fare quando, come e dove vogliamo noi”. Eppure la governatrice della Sardegna, Alessandra Todde, é stata eletta in quota 5Stelle, nonostante il “noi vogliamo perseguire la sostenibilità ambientale”, di fatto la si ostacola, imponendo la moratoria degli impianti, e dichiarando indisponibile il 99,9% del territorio, compresi i parchi eolici off-shore, anche quando non visibili, per il fatto che il cavidotto dovrà passare comunque a terra. “Le nostre aziende hanno bisogno di energia termica”, ed ecco autorizzati due rigassificatori navali, ricordiamo le polemiche del popolo di Piombino contrario al rigassificatore. Si stima che la filiera dell’energia sostenibile in Sardegna possa dar da vivere a 20 mila persone, quella filiera é a tutt’oggi bloccata, bloccata da un governo 5S che schiaccia l’occhio all’economia del fossile. Storia diversa nella Puglia di Emiliano che (cit. Governatore), già potrebbe soddisfare le proprie esigenze con l’energia sostenibile.

Grazie alle tante remore, politiche e populistiche, siamo in ritardo nella tabella di marcia verso la sostenibilità energetica, eppure sole e vento sono gratis e tutti sappiamo quanto l’energia ci costi e quanto sia un problema per la nostra economia, ma il governo pensa al nucleare che verrà ed ancora non ha idea di come superare i referendum, ma si vede che l’energia gratis non é gradita. Si aspetta, forse, di avere il presidenzialismo di marca trumpiana così che chi governa possa fare cosa, come, quando e dove gli pare. Chi vivrà vedrà, nel frattempo, se proprio non abbiamo ingranato la retromarcia, abbiamo quanto meno poggiato il piede sul freno pigiandolo energicamente e siamo spettatori dei progressi altrui, non solo della Cina, che hanno investito e creduto che la transizione energetica sia il moderno volano dell’economia, per noi é un ostacolo. Per quanto ancora continueremo a sacrificare talenti, a vivere una economia di sopravvivenza guardando gli altri correre come treni? Una volta i cinesi venivano a studiare in Italia, ora il flusso sta cambiando, nelle università cinesi, nei poli di ricerca si possono trovare giovani italiani. Futura Sun é un’azienda italiana che produce milioni di pannelli solari in Cina per tutto il mondo, grazie alla ricerca, in dieci anni l’efficienza dei loro pannelli é raddoppiata e cattura energia gratuita dal sole da entrambe le facce del pannello stesso. Sole e vento sono gratis, basta solo catturarne la potenziale energia se solo si volesse realmente abbandonare le fonti fossili. Ma quando i problemi si negano….. non c’é storia, non c’é discussione.

LUCIANO DAMIANI
Foto di copertina: particolare della stazione di ricarica del traporto pubblico sostenibile.