SALVAMILANO
di ROSAMARIA SORGE ♦
Questo breve articolo non vuole prendere posizione ma chiede a chi avrà la bontà di leggerlo, siano essi addetti ai lavori o no, di commentare secondo il loro punto di vista.
Una norma scritta quasi 60° anni fa esclude la possibilità di realizzare costruzioni di altezza superiore a 25 metri senza la preventiva approvazione di uno strumento urbanistico di dettaglio ( legge 765/67 conosciuta anche come legge Ponte), divieto ribadito anche dalla famosa legge sugli standards ( decreto ministeriale 1444/68)
Il senso delle due leggi è quello di verificare la compatibilità di questi edifici con lo stato dei luoghi, con le dotazioni territoriali, con il verde e i parcheggi.
Non si esclude a priori la possibilità dell’intervento a patto di precise verifiche, quelle verifiche che hanno consentito la realizzazione di City Life a Milano nell’area dell’ex quartiere fieristico trasferitosi nel nuovo polo di Rho-Pero. Complesso residenziale progettato da tre architetti che hanno realizzato tre torri ; una progettata da Arata Isozaki di 50 piani una dall’architetto Zaha Hadid di 44 piani e la terza da Daniel Libeskind alta 175 m. oltre ad un certo numero di edifici residenziali e di un vasto Parco pubblico di circa 170.000 m2.
Sempre a Milano la magistratura sequestra alcuni cantieri e indaga anche alcuni dei responsabili dello Sportello unico per l’edilizia noto in tutta Italia come SUE oltre ai diretti responsabili; l’accusa è di lottizzazione abusiva (evito di entrare nei dettagli tecnici) in quanto assente il piano attuativo e l’intervento presentato in modalità semplificata tramite SCIA.
Sono circa una trentina i progetti di sviluppo immobiliare fermati dalla Magistratura.
A questo punto la politica è corsa ai ripari, dapprima con un testo di legge che aveva i contenuti della sanatoria ma che non è andata avanti, poi con un disegno di legge presentato dal PD che legittimava le costruzioni affermando che in territorio già urbanizzato gli interventi di nuova costruzione o di demolizione e ricostruzione non sono subordinati allo strumento esecutivo. Il disegno di legge non viene votato solo dal M5S e da AVS.
Quali saranno le ricadute di questo disegno di legge conosciuto anche come ”Salva Milano “?
Sposiamo la tesi di una deregulation in materia urbanistica su tutto il territorio nazionale ritenendo che sia giusto lo smantellamento del sistema dei controlli e di tutte le pastoie burocratiche che rallentano lo sviluppo oppure riteniamo che interventi di ristrutturazione urbanistica attraverso nuove costruzioni o demolizioni e ricostruzioni debbano poter prevedere una attenta analisi dei luoghi e delle dotazioni di verde e servizi senza i quali si compromette il concetto di vivibilità?
A voi l’ardua sentenza
ROSAMARIA SORGE

Compito della politica é immaginare il futuro, individuarne le linee strategiche ed i metodi per percorrerle, la ‘deregulation’ non risponde a questo principio. Se é vero che la burocrazia produce “pastoie” dalle quali é difficile uscire la soluzione non può però essere trovata cancellando le regole, ma modificandole ed adattandole alla modernità utilizzando al meglio ed ottimizzando gli strumenti che si hanno, penso che la burocrazia possa essere anche veloce, ma occorre una classe dirigente capace e competente, ed é questo il vero problema del nostro paese. Con la deregulation la politica si arrende, si dichiara incapace di fare il proprio lavoro.
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L’anonimo sono io
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Una brevissima annotazione sulla domanda posta opportunamente da Rosamaria, per il dovere da collega e da amico e da amico di blog, di corrispondere alla sua richiesta, ma senza molti approfondimenti e più che da “ex addetto”, solo “a sentimento”, per quello che si vede in giro, in ogni campo. Sappiamo perfettamente che rinunciare a studiare correttamente le soluzioni, rimuovere competenze (giudici, soprintendenze, pubblici concorsi, dibattiti cittadini, controllori di biglietti del tram o qualunque altra cosa del genere) è solo un metodo falso e falsamente populista determinato dallo scopo di fare i propri interessi più sporchi senza ostacoli. Affrontare seriamente e correttamento uno studio di soluzioni urbanisticamente valide e qualitativamente pregevoli non comporta nessuna lungaggine e non si resta invischiati in alcun lacciuolo, sele cose sono regolarmente condotte e programmate. Ma regole e programmi non sono nella mentalità di certa politica. I programmi di attuazione dell’art. 13 legge 10 sono stati immediatamente aboliti. Eppure erano stati predisposti da molti comuni con immediatezza.
Francesco Correnti
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È cruciale il dibattito tra sviluppo urbanistico e tutela del territorio. Le leggi di circa sessant’anni fa erano nate per garantire sostenibilità attraverso verifiche su verde, servizi e contesto nel quale applicarle. Evidente che progetti come City Life a Milano, sono un esempio di come deroghe controllate possano integrare altezze elevate in aree riqualificate. Ma siamo in Italia. I recenti sequestri di cantieri milanesi per abusi procedurali mostrano i rischi di un’edilizia “semplificata” che aggira gli strumenti urbanistici. La risposta politica, tra tentativi di sanatoria e proposte di deregulation è divisiva. C’è chi vede un’occasione per sbloccare investimenti e chi teme il collasso della vivibilità urbana. Vanno bilanciate efficienza e garanzie: senza una pianificazione attenta, si rischia di sacrificare beni comuni (verde, mobilità) sull’altare della speculazione. D’altra parte un sistema troppo rigido può paralizzare le città dinanzi a sfide come rigenerazione e crisi abitativa a cui deve far capo un aggiornamento delle norme, non il loro smantellamento. Vanno coniugati tempi certi per la realizzazione dei progetti accompagnati da valutazioni trasparenti, coinvolgendo comunità e tecnici. La questione non è “salvare Milano” o meno, ma definire quale modello di città vogliamo costruire per il futuro. Grazie per le riflessioni che ha suscitato l’articolo.
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