RUBRICA BENI COMUNI, 99. IL 3 NOVEMBRE DI AILATI: IDEE E DISEGNI DI UN REDUCE DELLA “GRAN VERA” NEL 1919 (PRIMA PARTE)

a cura di FRANCESCO CORRENTI ♦

Dopo la puntata del 23 gennaio, Album di famiglia, scritta per l’anniversario di mia mamma, dedico questa a mio padre, nato a Paternò (Catania) il 15 febbraio 1896, nella ricorrenza dei 129 anni della sua nascita. Questa volta, il bene comune di cui voglio parlare è quel patrimonio che ognuno di noi conserva in se stesso come somma di ricordi familiari, sia materiali quali oggetti o comunque cose di casa ricevute dai propri genitori e da altri parenti, sia memorie di fatti e avvenimenti del passato, significativi o meno, lieti ma anche dolorosi, il tutto sullo sfondo di eventi più generali, momenti della vita collettiva o della storia. Per far questo, visto l’anno da poco iniziato in cui capita un centenario per me molto importante ed altri anni, altrettanto memorabili, che vengono richiamati di conseguenza, ho voluto chiedere aiuto e quindi avere il concreto apporto nella stesura della puntata dei miei “Cari” nel significato più forte e diretto della parola. Il titolo è quello di uno scritto di mio padre ed è lui il reduce (“re-duce”, si dirà dei nostri ex combattenti nel ’46-47, dopo la scomparsa della coppia di capi supremi) della Grande Guerra, la Gran Vera del ladino delle vallate venete e trentine, che erano state in parte sotto l’impero austro-ungarico. Il 1919 è l’anno di quel suo scritto con disegni da cui ho preso spunto ed il 1925 l’anno d’un secolo addietro in cui i miei genitori, sposati a Torino nel 1923, persero nel modo più doloroso il loro primogenito, mio fratello e mio omonimo, nato in Francia, a Modane, nel ’24, ad un solo anno di età, per sfortunate circostanze, originate proprio dal desiderio di condividere con tutti i famigliari paterni la gioia del lieto evento e quindi di celebrare il battesimo in Sicilia, nella casa avita di Paternò, celebrante il molto reverendo don Mariano Raciti, fratello maggiore della nonna Maria Grazia, Tesoriere e Ciantro del Capitolo della Cattedrale (nota 1).

Nel 1919. «Nel millenovecentodiciannove…», avevo undici anni, no, non nel ’19, voglio dire che avevo undici anni, nel 1950, quando dalla radio Achille Togliani cantava La signora di trent’anni fa, musica di Oreste Natoli su versi di Guido Leoni. Invece nel ’19 mia mamma aveva quindici anni, viveva tra Torino e Modane, a causa del lavoro paterno, frequentava le scuole francesi e non aveva ancora potuto conoscere il futuro sposo, Antonino Correnti, per tutti e ufficialmente “Nino”, che dal ’15 era stato chiamato alle armi e, dopo un rapido corso all’Accademia Militare di Modena, era stato trasferito al fronte. Tenente della 1208^ compagnia mitraglieri nel 142° reggimento dell’eroica Brigata Catanzaro (III Armata), costantemente in prima linea, partecipò alla 6a, 7a, 8a, 9a, 10a e 11a battaglia del Carso, sull’Isonzo, a Nova Vas, Kostanjevica, Oppacchiasella, Hudileg, Lukatie, Oslavia, Brestovica, Komarje San Giovanni di Duino, Santa Maria La Longa, Novegno, in Val d’Astico, Val Camugara, Torre Alta, sul Cengio, Monte Majo, Cimon d’Arsiero e sul Monte Mosciagh, sull’Hermada, sul Piave. Ferito e decorato con medaglia di bronzo al valor militare, croce di guerra al valor militare e croce al merito di guerra, fu nel contingente che entrò tra i primi a Trieste per organizzarvi l’amministrazione italiana.

Ma qui interrompo il racconto e lo rinvio alla prossima puntata, lasciando i Lettori alle prese con le due tavole di illustrazioni che, penso, susciteranno qualche curiosità.  

FRANCESCO CORRENTI

Nota 1
Francesco Maria Paolo Gabriele, chiamato affettuosamente Ciccino dai parenti siciliani, nacque a Modane (Savoia, Francia) il 31 maggio 1924, fu portato alla fine di agosto a Paternò, in Sicilia, dai nonni e altri parenti paterni, battezzato dal prozio sacerdote Mariano Raciti l’8 settembre, primo anniversario del matrimonio dei genitori. Subito tornato in Francia, mostrò ben presto i sintomi di una malattia contratta nel soggiorno isolano, che non fu tempestivamente riconosciuta e curata, per cui il bimbo morì a dieci mesi, il 2 aprile 1925, festa di San Francesco di Paola e giorno del suo onomastico. Sepolto nel cimitero di Modane, è stato poi traslato nella tomba di famiglia al Verano dopo il trasferimento dei genitori a Roma nel 1930, dove nel ’35 morì il nonno materno Paolo e nel ’42 la nonna materna Carmela.