Un Lombardo a Civitavecchia
di BRUNO PRONUNZIO ♦
Durante le vacanze estive alle Tremiti ho avuto la possibilità di osservare, a poche bracciate dalla costa, il relitto di un’imbarcazione giacente a circa quindici metri di profondità. Qualche mese più tardi, durante un convegno sull’evoluzione del porto di Civitavecchia organizzato dai Lions di Civitavecchia e Santa Marinella Host, il vulcanico (nomen omen) Francesco Etna proiettava, tra le altre, l’immagine della medesima imbarcazione ancorata all’interno del bacino portuale. Ne è nata una breve ricerca e un confronto di idee i cui risultati sono esposti di seguito.
Il Lombardo, questo il nome della nave i cui resti sono adagiati nell’Adriatico, fu una delle due imbarcazioni utilizzate, insieme al Piemonte, per trasportare i Mille al comando di Giuseppe Garibaldi da Quarto verso la Sicilia.
Il piroscafo, costruito a Venezia, ebbe il varo nel 1841 e venne immatricolato a Livorno, per sfruttare i vantaggi doganali concessi dal Granducato di Toscana. Dopo varie vicissitudini, fu acquistato nel 1846 al “pubblico incanto” dalla Compagnia Rubattino di Genova. All’epoca, il Lombardo si trovava ormeggiato nel porto di Trieste, inattivo da un anno e mezzo, in conseguenza di tre sentenze di fallimento. Il prezzo di aggiudicazione, per il più grande vapore del Mediterraneo fu di 420.000 lire austriache[1].
La nave, in legno, aveva il ponte parzialmente coperto di rame. La propulsione era a vapore – con due ruote a pale – e a vela, disponendo di due alberi e vele quadre. Il motore, che aveva una potenza di 220 cavalli, era stato realizzato a Londra dalla ditta Maudslay, Sons & Field.
Raffaele Rubattino (1810 – 1881) si dedicò inizialmente al settore assicurativo marittimo e poi alla “pironavigazione”, attività innovativa rispetto alla più diffusa navigazione a vela. Nel 1839 Rubattino avviò, con la Società in accomandita per la navigazione a vapore sul Mediterraneo, il collegamento tra Marsiglia e Napoli, passando per il capoluogo ligure, Livorno e Civitavecchia. A1le iniziali navi Dante, Virgilio, Castore e Polluce si aggiunsero, tra il 1845 e il 1846, San Giorgio e Lombardo.
Nel 1860 la nave fu requisita da Garibaldi. All’arrivo dei Mille a Marsala, il Lombardo si arenò, probabilmente per favorire lo sbarco, e venne reso quasi inservibile dalle truppe borboniche. Il piroscafo fu poi rimorchiato fino all’arsenale di Palermo dove fu messo a nuovo e iscritto dapprima nella marina dittatoriale siciliana e poi nella Regia Marina. Negli anni seguenti la nave fu utilizzata per trasportare truppe, trasferire detenuti e trainare draghe.
Nel 1864 la nave naufragò nei pressi dell’isola di San Domino (arcipelago delle Tremiti), di fronte a quella che prese il nome di Punta Vapore, proprio per la presenza del relitto. Solo nel 2005 alcuni sub riuscirono a individuare quei resti affondati come appartenenti al Lombardo.

L’immagine proiettata da Francesco Etna era quella della stampa di Antonio Acquaroni (1801 – 1874), raffigurante il bacino del porto di Civitavecchia e, in primo piano, un piroscafo sulla cui ruota a pale, a babordo, campeggia il nome Lombardo. A poppa si intravede una bandiera a tre bande verticali. Tuttavia la stampa è in bianco e nero e non si riescono a individuare i colori del vessillo.

A quale anno risale la stampa e a quale Paese appartiene la bandiera? Probabilmente non al neonato Regno d’Italia (nel periodo compreso tra il 1861 e il naufragio del 1864) in quanto il tricolore avrebbe presentato al centro lo stemma sabaudo.
Apparteneva al Regno di Sardegna (fino al 1861)? Facciamo un passo indietro e analizziamo un’altra immagine del Lombardo.

In questa immagine si nota la bandiera della Marina del Regno di Sardegna, adottata dal 1815 al 1848, anno in cui venne sostituita dal tricolore con al centro lo stemmo sabaudo sormontato dalla corona.

Quindi la seconda immagine del Lombardo è riferita a un periodo di tempo compreso tra il 1841 (anno del varo) e il 1848, anno in cui il vessillo navale venne modificato e continuato ad adottare anche con la proclamazione del Regno d’Italia.
Confrontando le due immagini del Lombardo salta all’occhio un particolare di non poco conto. Nella stampa di Acquaroni, il piroscafo ha tre alberi, mentre nella seconda immagine di alberi ce ne sono due. Navigando in rete, il Lombardo viene sempre descritto come una nave a due alberi e, pertanto, si potrebbe affermare che la riproduzione di Acquaroni non sia fedele alla realtà. Sarà così anche per il vessillo issato a poppa?
Enrico Ciancarini, nel suo “Civitavecchia e il tricolore” (Spazioliberoblog del 6 ottobre 2020), scrive che “nel decennio che va dalla proclamazione del Regno d’Italia (17 marzo 1861) alla conquista di Roma (20 settembre 1870), Civitavecchia è luogo di uno scontro diplomatico e psicologico alquanto violento fra gli italiani e i papalini appoggiati dai francesi. L’oggetto principale della contesa è il Tricolore italiano. Negli anni in cui si realizza l’Unità italiana, i funzionari del papa, spalleggiati dagli ufficiali francesi, impediscono in ogni modo che il Tricolore sventoli all’interno dello scalo tirrenico. Non si vuole eccitare gli animi di quei civitavecchiesi che aspirano d’unirsi a Casa Savoia”.
Era quindi difficile vedere un tricolore italiano, ancorché privo dello stemma sabaudo, sventolare su una nave ormeggiata nel porto di Civitavecchia, e ciò non soltanto per l’ostilità di papalini e francesi ma anche per la tenacia di un console dell’ormai ex Regno delle due Sicilie. Sempre Ciancarini riporta quanto scritto su “La campana del popolo”, giornale napoletano dell’epoca. “Risiede a Civitavecchia un certo Galera in qualità di console di Francesco II; or costui non solo esige in nome del suo re i diritti consolari da qualunque capitano della nostra marina mercantile, ma impone a tutti di abbassare la bandiera tricolore, e d’inalberare l’altra borbonica”.
Resta quindi una sola ipotesi, sempre che la riproduzione dell’Acquaroni sia fedele alla realtà, ovvero che la bandiera issata sul Lombardo fosse quella francese, legata alla nazionalità del comandante della nave, nel periodo in cui il Lombardo percorreva la rotta Marsiglia – Genova – Livorno – Civitavecchia – Napoli.
BRUNO PRONUNZIO

Assai interessante l’analisi delle immagini storiche del Lombardo. Solleva interrogativi sulla fedeltà delle rappresentazioni artistiche e sulla nazionalità della bandiera issata sulla nave👍.
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