RUBRICA BENI COMUNI, 88. CONCERTO DI NATALE 1984 (SECONDA PARTE)
a cura di FRANCESCO CORRENTI ♦
(2 – continua dalla puntata precedente)
In attesa di leggere qualche commento alla puntata precedente – se mai ce ne saranno – in risposta al mio desiderio di apprendere quali pareri hanno al riguardo i lettori, meglio se di età diverse, vedo che siamo già al lunedì e quindi il tempo a mia disposizione per chiudere e inviare la nuova puntata si va rapidamente stringendo. Nel ritrovare quella pagina manoscritta con diligenza, mi era sembrato utile farne conoscere i contenuti agli amici del Blog, «per confrontare le idee di allora con la realtà di oggi» e, soprattutto, per capire «quali fossero i problemi che allora ci ripromettevamo di risolvere». Credo che i mancati commenti siano dovuti alle diverse e più gravi preoccupazioni che in questo periodo affliggono tutti noi e non a disinteresse per il tema che ho proposto. Ma posso anche comprendere che la situazione in cui si trovava Civitavecchia in quella antivigilia delle feste natalizie di quarant’anni addietro era talmente lontana dallo stato presente da renderla poco percepibile ad un osservatore odierno, troppo indefinita e non chiara nei suoi diversi aspetti.
La situazione è indubbiamente diversa da quella che, con Paola, avevamo trovato negli anni degli esami universitari di urbanistica e poi della tesi di laurea, cioè dal 1962 al ’66. E tuttavia, ancora all’inizio degli Ottanta, ci sono ancora svariati segni delle distruzioni belliche e post-belliche ed alcuni lotti vuoti negli isolati tra il Lungoporto e via Trieste. In piazzetta Santa Maria, sono ancora visibili alcune murature superstiti della cappella di Santa Fermina (ho già ricordato, in uno di questi articoli, la mia prescrizione di mantenere quel pilastro angolare, resa inutile il giorno stesso …da un «incontrollato e accidentale» movimento del braccio d’una ruspa), come molto ampia è l’area spianata e inedificata sul viale Garibaldi, dov’era il Grand Hotel delle Terme e dove presto verranno quattro corpi residenziali intorno ad una galleria cruciforme (“Garibaldi”) con cinema e grandi magazzini (la “Standa”).
Rivedendo i documenti di allora, mi sono reso conto che, effettivamente, in quell’anno 1984, furono raggiunti risultati per i quali si era intensamente lavorato negli anni precedenti. Un anno sostanzialmente positivo, anche se non mancarono motivi d’insoddisfazione, di sconforto, pure di angustie. Per qualche collega e per qualche amico fu addirittura nefasto, a causa d’una serie di interventi giudiziari piuttosto energici, che la presenza del Tribunale e della Procura della Repubblica (che era stata tanto auspicata dagli avvocati locali per non dover svolgere lontano la loro professione) rendeva perfettamente conseguenti, proprio per far sentire tangibilmente la concretezza della presenza, anche negli aspetti non giustificati da comportamenti censurabili. In quel manoscritto, avevo praticamente tracciato un programma di recupero di beni culturali che fortunatamente è stato poi effettivamente realizzato, dotando la città di attrezzature che all’epoca sembravano un sogno lontano se non una vera e propria illusione. Il 7 dicembre, si è inaugurato il Centro Culturale di Villa Albani, dopo un restauro che ha veramente salvato dal crollo quella dimora gentilizia, in cui ha dormito anche Garibaldi (come in altre migliaia di case!). Ne dà notizia enfaticamente il “Il Messaggero” (a. CVI, n° 333, Cronaca di Civitavecchia). L’assessore alla Cultura Alfio Insolera ha centrato “un obiettivo eccezionale, veramente” e la Città ha un proprio luogo interamente dedicato a quelle “pratiche” che a Roma e in altri luoghi sono ormai fenomeni di massa. Siamo tutti felici e orgogliosi. Con un “però”. Il risvolto di prima. Infatti, un altro articolo dello stesso “Messaggero”, lì di fianco, titola: «Poggio Elevato: ieri gli interrogatori del giudice istruttore. Imputati [omissis].» Aleggia nell’aria, spirando da via Traiana, un’entità incombente, vaga ma percepibile.




Le quattro figure o tavole delle pagine precedenti, composte da numerose immagini, forniscono ai Lettori un panorama visivo e, appunto, figurato, illustrato, di quelli che, per me, dal mio punto di vista, sono stato i fatti, gli eventi, insomma i fasti e nefasti, cioè gli episodi ora divertenti ora tristi, felici o tragici, di quel 1984 tanto speciale.
Rappresentati in alcuni avvenimenti di più ampia risonanza o con piccoli fatti del ristretto ambiente locale della città di Civitavecchia e nel microcosmo (?) del mio lavoro, come alcune caricature e “giochi di parole”, ad esempio sulle sigle dei cosiddetti “strumenti urbanistici” e del gergo professionale. A prova del fatto che l’allegria e l’umorismo (autoironia inclusa) non ci sono mai mancati. Come conferma la foto scattata in una delle frequenti occasioni festaiole del “capo-ripartizione” con le “Signore dell’Ufficio”, per me, sempre, il sostegno più efficiente, più intelligente e più affidabile.
Il disegno è una forma di linguaggio che trascende la lingua del parlante e di chi deve recepire il discorso. Quindi, intenzionalmente, non aggiungo altro. Chi ha occhi per intendere, intenda. Chi è effettivamente interessato e non ricorda o non sa, chieda.
(2 – fine)
FRANCESCO CORRENTI

Il ricordo di quegli anni è sfocato per me; mi ero laureata da poco e lavoravo in uno studio romano facendo avanti e indietro, situazione pesante da gestire con un figlio ancora piccolo .Da quegli anni la città è cambiata ma sono trascorsi 40 anni e ancora rimane tanto da fare. Ho più volte e in più occasioni scritto su questo blog su Civitavecchia; oggi ci troviamo in un momento cruciale con la liberazione della città dall’Enel e con la possibilità di recuperare l’area Italcementi.Insieme al porto che in questi 40 anni, da quel lontano 1984, ha subito una incredibile trasformazione, si creerà una immagine nuova a questa città che farà da volano a trasformazione di tutto il tessuto urbano
"Mi piace""Mi piace"
Temevo il disinteresse assoluto, ma Rosamaria, non a caso, colma la parte dei commenti con la sua testimonianza e il suo richiamo al momento attuale. Che non passi in alto sulla testa dei cittadini, come altre volte, o peggio si abbassi ma solo per sganciare qualche “ordigno” con effetti devastanti su cui poi piangere per le occasioni perdute e per le scelte imposte da qualcuno e subite dalla città senza possibilità di partecipazione e discussione. Aspettiamo segnali.
Francesco
"Mi piace""Mi piace"