Leaderismo e populismo nell’epoca della tecnica

di GIANLUCA GORI

Nel primo Novecento la deriva populista ha generato fascismo, nazismo e comunismo. Oggi a generare la deriva populista non è una iper-ideologizzazione, ma la fredda tecnologizzazione della politica. Politica che ha smesso di perseguire un fine ma naviga in balia dei mezzi, di cui sa assai poco in verità. La capacità del fare delle aziende e dell’innovazione supera di gran lunga la capacità della politica di prevedere gli esiti di quel fare. Pertanto, si accetta una scelta tecnologica non perché sia chiaro il contesto e il punto di arrivo con tutte le implicazioni e le conseguenti mitigazioni del rischio, ma semplicemente perché si è stabilito che quello sia il trend che il mercato apprezza. Il CAGR diventa il piano politico.

Questa complessità sempre crescente determina quel disorientamento delle masse per cui tendono ad affidarsi a chi questa complessità dà l’impressione di poterla semplificare. Meloni, Salvini, Vannacci, ma anche un Trump sono sottoprodotti di questa situazione. Hanno semplificato la complessità ingannando le persone facendogli credere che tutto sia di nuovo riconducibile ad un mondo binario, fatto di certezze: bene, male, uomo, donna, famiglia, patria, straniero, cittadino, buona politica, buon governo.  Tutti slogan utili al consenso ma che nascondono il vuoto pneumatico della capacità di decidere sul ‘se’ e sul ‘perché’. Non lo controllano più perché semplicemente non possono.

Quindi, il tema di oggi non è più indirizzare la storia, ma gestire il contingente.

Per quanto differenti siano le due derive populiste, quelle del novecento e quelle odierne, il risultato finale è identico: la spoliticizzazione della società ed il discredito della democrazia.

L’ipertecnicismo è chiaramente funzionale al neopopulista, pseudo sovranista, refrattario ai contrappesi democratici. È il fattore di complessità che non riesce ad indirizzare e tantomeno a capire, ma che gli serve per contrapporre con la sua narrazione semplicistica e rassicurante a garanzia del consenso. Da questa società della tecnica ne risulta una trasformazione che passa dalla classica eterogenesi dei fini, ad una eterogenesi dei mezzi senza fini. Non c’è alcun governo del cambiamento, ma l’inseguimento dello stesso per affermazioni personali ed egoistiche. Il leaderismo moderno lo dimostra. Oggi il leader del partito “nominale” non ha una visione, ma cavalca il contingente assecondando il naturale timore al cambiamento delle masse. Il leader è organico all’affermazione di sé stesso, ed alla tecnica, ovviamente di cui è praticamente al servizio. Ovvero ai ricavi della tecnica. Tutto ciò è ben rappresentato nella foto che ritrae un’adorante Giorgia Meloni scambiare sguardi di “amorosi” consensi verso Elon Musk. Poco importa che Musk sia il testimone vivente e praticante di tutto ciò che Meloni dice di contrastare. Dio, patria e famiglia possono attendere, se il dio della tecnica invera il personaggio.   

GIANLUCA GORI

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Immagine di copertina : https://www.flickr.com/photos/justin_case/3239432996 secondo le Creative Common License rules