LA DONNA CANNONE
di MARINA MARUCCI ♦
Non so gli altri ma io, in questo preciso momento storico, vivo molto a disagio, in un mondo che non comprendo e non amo. Mi sembra di essere come Alice nel paese dell’orrore invece delle meraviglie, risucchiata come lei da un vortice che non sai dove ti porterà , né se riuscirai mai a fermare. Ascoltare ogni giorno i tentativi di cancellare e riscrivere la storia della nostra Repubblica, fondata sulla Resistenza, respingere gli attacchi ai diritti delle donne, che sono i diritti di tutti, assistere alla manipolazione dell’informazione e alla censura di autori e autrici malvisti dal governo, trattare i migranti come “carico residuale”, le parole sono importanti, determina in me rabbia e avvilimento . Qualcuno ha detto che scrivere è terapeutico così vorrei avere la capacità di raccontare quello che stiamo vivendo, quello che siamo diventati, del nostro disincanto, come tutto sembra insensato ed inutile, la drammatica assenza dei sentimenti, per molti versi ineluttabile e come tutto sia destinato a peggiorare, perché il peso che portiamo sulle spalle è diventato sempre più schiacciante e non siamo in grado di sopportarlo.
Questo mondo così com’era prima mi andava stretto, non a caso ho militato in movimenti femministi e in partici politici della sinistra ma oggi mi sento ancora più prigioniera dentro questa asfissiante pressione. Mi sembra di essere un criceto intrappolato in una giostra che gira sempre verso la stessa direzione, non si ferma mai, per poi tornare al punto di partenza. La tentazione è quella di chiudermi in casa, ubriacarmi di serie televisive e scordare il resto del mondo che, con due guerre in corso, rischia di esplodere, magari nello stesso momento in cui assisto alla proiezione dell’ultima fiction di successo. Anche se devo dire che ho preso in considerazione tale ipotesi credo di non esserne capace, la mia storia personale è un’altra e proprio per questo vivo lo straniamento.
Allora comincio a voler trasformare la realtà in sogno, in irrealtà, ipotizzando un altro mondo, dove non esiste possesso, violenza, sopraffazione; un mondo dove si può respirare l’aria pulita a pieni polmoni; un mondo “più giusto” dove possiamo alzare la testa senza avere paura, dove ci sono cittadini e cittadine, non sudditi. Sembra la descrizione di un film di fantascienza , eppure questo era il sogno, l’obiettivo della mia generazione, come nella canzone di Francesco De Gregori “La donna cannone” che fugge per realizzare il suo sogno, lasciando nella disperazione il circo dove lavorava come maggiore attrazione. Ernesto Assante scrive di questo brano nel suo libro postumo” Verso le stelle, 150 canzoni per sentirsi vivi”- “Le parole della canzone risuonano ancora, come parole di amore e di speranza, quelle di un enorme cuore che vuole sfuggire ai maligni e ai superbi, volando via assieme al suo amore, con coraggio, rischiando il volo nel cielo, nero, nero, per provare a realizzare finalmente il suo sogno. E’ una canzone nella quale noi uomini e donne cannone ci possiamo riconoscere per qualche momento, sia se il coraggio di volare lo abbiamo avuto, sia se invece speriamo di poterlo avere ancora”. Forse ho avuto il coraggio di volare, ma spero ancora di non schiantarmi a terra per aver perduto le ali.
MARINA MARUCCI
La canzone di Francesco De Gregori
La tua amarezza è la nostra tristezza. Viviamo un momento devastante per ciò
che il mondo lascia essere, per una età che non lascia spazio all’azione. I valori di un tempo sono scomparsi o attenuati. Vediamo risorgere una visione del mondo che pensavamo superata. Ma anche per chi si sente portatore di questi valori ora vincenti esiste il tedio di una vita schiacciata sulla inutilità. La destra sembra essere tracotante, il monismo sembra vincere ma anche il loro sorriso è contaminato dal momento delle passioni tristi.
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