Ma davvero vogliamo gli antiabortisti nei Consultori ?
di MARINA MARUCCI ♦
Un emendamento del decreto PNRR sul quale questo governo ha messo la fiducia e approvato in commissione bilancio, prevede che le Regioni, a cui spetta organizzare i Consultori “possono avvalersi – senza oneri a carico della finanza pubblica- del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. L’uso dei fondi del PNRR non hanno nulla a che fare con tali finanziamenti che il governo di destra vuole usare per una precisa scelta politica. Anche se la legge per interruzione volontaria delle gravidanza n. 194 prevede la possibilità della presenza del Terzo settore, in poche parole si vuole consentire l’intervento di associazioni anti- abortiste e movimenti pro-vita nei luoghi in cui le donne si recano per interrompere le gravidanze non desiderate, probabilmente per attuare così una ulteriore pressione psicologica e farle desistere. Il governo tenta di utilizzare un meccanismo di persuasione attraverso tali associazioni, magari mostrando alle pazienti l’ecografica o addirittura facendole ascoltare il battito del cuore del feto. Per questo governo le donne non possono essere libere di scegliere attraverso l’autodeterminazione cosa fare del proprio corpo, esercitando un loro diritto e pensano di poter scongiurare le denatalità costringendo in modo subdolo e deprecabile a fare figli anche chi non ne vuole, colpevolizzando le donne ancora di più. Oggi il genere femminile non sente la procreazione come una priorità ma come una scelta che andrebbe sostenuta. Cito un articolo apparso sul Fatto quotidiano del 17 aprile 2024 di Veronica Gentili:
“ In una indagine realizzata dell’Istituto Toniolo su 7 mila donne tra i 18 e 34 anni senza figli il 21 % delle interrogate dice chiaramente di non volerli mentre il 29% afferma di essere “debolmente interessata alla maternità”. In sostanza il 50% di queste giovani e giovanissime potrebbe verosimilmente scegliere di non essere madre. Ma l’elemento fondamentale è il modo con cui questa scelta viene comunicata: per la prima volta nella storia un’alta percentuale di donne che non desidera riprodursi si sente in diritto di rivendicare questa volontà”.
Se prima le donne venivano riconosciute soprattutto per la loro capacità riproduttiva e, se questa non avveniva, erano costrette a giustificarla in tutti i modi, per evitare la condanna sociale, oggi sembrerebbe, come spiega il demografo Alessandro Rosina che “I giovani non sentono la procreazione come imperativo biologico e sociale, vogliono pensare al proprio destino liberamente, se il progetto di un figlio si integra con le proprie scelte di vita, se non ostacola i progetti, allora scelgono la maternità e la paternità. Altrimenti no grazie, senza rimpianti. Avere figli è una scelta libera, non è cercando di convincere chi non li vuole che cambieranno le cose, ma sostenendo chi invece vuole diventare genitore” aggiunge il demografo.
Se non si finanziano i Consultori, allargandone la loro presenza sul territorio; se non si incrementano i fondi per la maternità e paternità responsabile, invece di distrarli dagli asili nido; se non si tutelano le donne nell’ambito del lavoro con parità di salario, non si riuscirà ad invertire la rotta della denatalità che questo governo vuole imputare al genere femminile declassandolo a fattrici di figli “ per la patria”.
MARINA MARUCCI

brava, Marina.
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Quanti bambini stanno morendo ora, in questo preciso momento, in qualche angolo della Terra. Non possibilità di essere ma creature che hanno respirato, sorriso, parlato, giocato.
“Ma questo: la morte, tutta la morte, prima ancor della vita tanto soavemente contenere e non esserne irato, è indescrivibile! ” (RILKE).
Il poeta parla di esseri in vita cui è tolta la vita.
Perchè non interessarsi prima delle vite in fiore?
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Non riesco ad immaginare… è certo non ho modo di immaginarlo quanta sofferenza ci sia in un atto così radicale ed irreversibile come l’aborto e lungi da me la presunzione di dire a quelle donne cosa dovrebbero fare. Ma c’è da riflettere sul problema dei problemi…. quando inizia la vita? E se é già tale ancor prima della nascita può ancora la donna considerare quel feto parte del proprio corpo? Forse é più facile dimostrare l’esistenza di Dio.
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