I TRATTORI CONTRO L’AMBIENTE?
di ROBERTO FIORENTINI ♦
L’inquinamento agricolo è un fenomeno complesso che si verifica a causa di varie pratiche agricole che hanno un impatto negativo sull’ambiente. Può essere definito come la contaminazione dell’aria, del suolo e dell’acqua che deriva da diverse attività agricole, come l’uso di prodotti chimici, fertilizzanti, pesticidi e l’allevamento intensivo di animali. Gli effetti ambientali dell’inquinamento agricolo includono la contaminazione delle acque e la perdita di biodiversità.
L’uso eccessivo di fertilizzanti chimici e pesticidi può portare alla contaminazione delle acque superficiali e sotterranee, causando problemi di qualità dell’acqua e promuovendo la crescita eccessiva di alghe e piante acquatiche. Questo può danneggiare gli ecosistemi acquatici e portare alla formazione di “zone morte” prive di ossigeno.
Per quanto riguarda la salute umana, l’inquinamento agricolo può rappresentare una minaccia. L’esposizione a pesticidi e altre sostanze chimiche utilizzate in agricoltura può causare problemi di salute come irritazioni della pelle, problemi respiratori, disturbi del sistema nervoso e persino il rischio di sviluppare malattie gravi.
L’inquinamento agricolo inoltre può contaminare il cibo che consumiamo, portando a potenziali rischi per la salute umana.
Il rapporto dell’ISPRA “Dove va l’ambiente italiano” del 2021 conferma che l’agricoltura e l’allevamento sono la più forte pressione sull’ambiente nel nostro Paese, oltre che la prima minaccia alla nostra biodiversità. Secondo il rapporto ISPRA “…il grande problema della produzione del cibo è la competizione con la natura selvatica per una risorsa fondamentale: il territorio. Per fare agricoltura bisogna infatti eliminare un ecosistema naturale, con le sue piante e i suoi animali, e sostituirlo con un ambiente artificiale, semplificato, che va poi difeso dai tentativi della natura di riprenderne possesso con l’aratura e l’uso di pesticidi ed erbicidi. Dopo il raccolto, viene ripristinata la fertilità del suolo con i fertilizzanti”. Tutto questo richiede energia da fonti fossili che contribuiscono al cambiamento climatico. In Italia si usano 114.000 tonnellate l’anno di pesticidi, che rappresentano circa 400 sostanze diverse. Gli indicatori europei che misurano l’uso e il rischio dei pesticidi mostrano continui progressi, a partire dal 2011 la riduzione complessiva del rischio in Europa è stata del 21%, mentre in Italia si è fermata al 15%. Nel 2019 le concentrazioni misurate di pesticidi hanno superato i limiti previsti dalle normative nel 25% dei siti di monitoraggio per le acque superficiali e nel 5% di quelli per le acque sotterranee.
Molte delle rivendicazioni degli agricoltori hanno al centro la Pac, o Politica agricola comune. Questa è l’insieme dei fondi che l’Unione europea erogano al settore agricolo, appunto. La Pac oggi occupa circa il 30% di tutto il bilancio europeo, è la voce di spesa più alta. Viene rinnovata ogni cinque anni, e quella attuale è valida dal 2023 al 2027. La Pac regola molti degli incentivi comunitari che arrivano agli agricoltori, oltre a stabilire le regole e i limiti da rispettare per ottenerli. Uno degli obblighi previsti dalla Pac attuale, ad esempio, è quello di tenere il 4% dei propri terreni incolto, per aiutare la biodiversità dei campi. Gli agricoltori si oppongono, anche se di fatto è una misura mai entrata in vigore, perché nel 2023 è stata sospesa (anche a causa della guerra in Ucraina) e per il 2024 è stata nuovamente rinviata l’entrata in vigore, proprio in seguito alle proteste.
L’altro aspetto è quello della lotta al “Green Deal” imposto dall’Unione Europea: si tratta di una serie di misure per attuare la transizione ecologica rendendo più sostenibili e meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia e cibo. Impone a tutti i membri dell’Unione Europea di ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nette e ad azzerarle entro il 2050. Per ottenere questo risultato (importante e fondamentale per il futuro della vita sulla Terra) sono richiesti sacrifici agli agricoltori come la riduzione drastica dell’uso dei pesticidi e l’obbligo di riconversione di un quarto dei propri terreni in agricoltura biologica entro il 2030. I finanziamenti europei alla nostra agricoltura restano importanti, il nostro PNRR, un prodotto del Green Deal europeo, destina ben 6,5 miliardi all’agricoltura e sta alimentando in modo sostanziale l’economia italiana.
Benché la crisi climatica crei in sostanza rilevanti difficoltà economiche proprio all’agricoltura, nelle proteste in corso non se ne parla. Anzi si notano frequenti attacchi all’impegno climatico e green dell’Europa. Nel 2023, attenuati gli impatti degli aumenti dei costi dell’energia, la maggior parte delle difficoltà per l’agricoltura italiana sono state causate dalla crisi climatica che ha colpito diverse produzioni, con prolungate e ripetute ondate di calore durante l’estate, accompagnate da una forte carenza di precipitazioni e, in diverse zone, da un clima asciutto anche durante l’autunno e l’inverno. Ci sono stati inoltre diversi eventi alluvionali che hanno colpito diverse regioni, danneggiando i raccolti e compromettendo gran parte delle produzioni agricole.
L’agricoltura ha decisamente la sua parte di responsabilità in questa crisi climatica: nel 2021 ha generato circa il 13% dei gas serra nella UE, ai quali vanno aggiunti quelli generati dai mezzi e dagli edifici agricoli. Il mondo agricolo, che è il più danneggiato, non può schierarsi contro la lotta al cambiamento climatico anzi dovrebbe non far mancare il suo impegno in prima fila.
ROBERTO FIORENTINI

grazie, Roberto, per questo contributo alla riflessione sul tema scottante…Non è facile aderire e non aderire alla causa, troppa la posta in gioco e troppi gli interessi che contrastano con il bene comune e con il diritto alla giusta retribuzione per i lavoratori del settore…Non so perché ma mi viene in mente anche la complessa storia dell’ILVA…
Maria Zeno
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👏👏🧡 Lisa
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Il tema é assai complesso, e la questione ambientale é solo una parte e forse nemmeno la più importante fra le motivazioni delle proteste. Chiaramente, quando un settore va in crisi si vanno a cercare tutti i motivi… É una grossa sfida per la politica che penso non riuscirà ad andare oltre la classica “pezza”.
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