“PESCI, PESCATORI, PESCIVENDOLI E CONSUMATORI” DI GIORGIO CORATI – SPECIALE “Codice di buone pratiche di consumo dei prodotti della pesca”: formulazione, ottica e logica di attuazione.

di GIORGIO CORATI ♦

In un recente mio articolo1 ho proposto un “Codice di buone pratiche di consumo dei prodotti della pesca”, utile al consumatore che necessita di informazioni concrete rispetto a come orientarsi socialmente, intenzionalmente ed ecologicamente verso un consumo più sostenibile dei prodotti della pesca. Si tratta dell’Approccio “C0/C9” (Fig.1).

Fig, 1 – L’Approccio “C0/C9al consumo sostenibile dei prodotti della pesca

 CORATINella generale e ampia discussione sulla sostenibilità in termini di consumo efficiente ed efficace delle risorse naturali, così come riportato in quell’articolo, molte ricerche e studi scientifici nella letteratura internazionale di distinti ambiti disciplinari si occupano del comportamento del consumatore. Non è vano ricordare che nella letteratura esistono lavori che convergono sull’individuazione di difficoltà di varia natura, a cui il consumatore va incontro nel caso in cui intenda assumere un comportamento di consumo sostenibile. Inoltre, è accertato che altri ancora rilevano un bisogno di informazione nella dimensione comportamentale del consumatore stesso e, al fine di considerare l’acquisto, assume rilevanza per i consumatori saper riconoscere, comprendere e valorizzare le caratteristiche degli alimenti prodotti in modo sostenibile. In questo senso, per quanto concerne i prodotti della pesca, il consumatore può aver bisogno di comprendere concretamente il senso ed il significato della sollecitazione al cambiamento del proprio comportamento di consumo. Rispetto a ciò, l’Approccio “C0/C9” propone delle azioni definite “AttuAzioni C0/C9”, motivate, concrete, utili ed alternative al “consumo come al solito”, alle quali il consumatore può affidarsi con consapevolezza e senso di responsabilità, al fine di prendere decisioni di consumo maggiormente orientate alla sostenibilità.

Più nello specifico, l’Approccio “C0/C9” è formulato in merito a quanto si stabilisce e si sostiene in ambito UE (COM(2012) 225 final) 2 e cioè, per esercitare i propri diritti e per migliorare le proprie conoscenze “i consumatori devono disporre di informazioni chiare, attendibili e comparabili e degli strumenti per comprenderle” (p.9). Intende, inoltre, far riflettere sui modi e sulle modalità attuali di consumo e stimolare nel consumatore il senso di consapevolezza e responsabilità, promuovendo un “consumatore rinnovato”. In merito, occorre definirlo rispetto all’Approccio.  Tale consumatore è visto come una persona che agisce con etica sociale, mostrando con coscienza le sue virtù. La sua volontà lo accompagna, manifestando integrità e capacità di decisione autonoma; una volontà ben lontana da sollecitazioni e seduzioni di sorta che originano dall’esterno o dalla comunicazione in senso lato. Un “consumatore rinnovato” tende ad avere un’individualità che domina i desideri e anche i capricci; un’individualità che lo sostiene nel superamento di quel comportamento meccanico. Un “consumatore rinnovato” è tale anche per la sua capacità di sviluppare un maggior senso di consapevolezza e di responsabilità nel suo comportamento di consumo; con consapevolezza e responsabilità comprende l’importanza della sostenibilità nel flusso del tempo e intraprende modi e modalità di consumo basati nell’ottica e lungo la traiettoria della sostenibilità. In una visione proattiva, prosociale e di benessere collettivo, la determinazione a dare seguito a un “comportamento di consumo rinnovato” favorisce anche il sostegno all’adozione e al miglioramento continuo di buone “pratiche di consumo”. Si tratta di una visione, o meglio può trattarsi di un’ottica, che considera il consumatore come parte di un sistema in cui l’interesse privato tende ad essere surrogato – almeno in parte! – nell’interesse generale rispetto al bene comune – inteso nel senso di utilità pubblica o utilità sociale – attraverso azioni concrete, definibili “utili”.

Ebbene, le “AttuAzioni C0/C9” sono concepite come azioni singole tra loro correlate, considerate come delle “buone pratiche”, adattate da un complesso di strategie di economia circolare, riferito alla produzione, che è stato definito in uno studio da Potting, Hekkert, Worrell, et Hanemaaijer (2017).3

L’ottica dell’Approccio “C0/C9” pone il comportamento di consumo lungo la transizione dal modello dell’economia lineare, dall’“AttuAzione C9”, verso il paradigma dell’economia circolare, all’“AttuAzione C0”. Le “AttuAzioni” fanno dunque parte dell’esecuzione di una strategia individuale “dal basso verso l’alto” rispetto alla quale, oltre all’intenzione e alla volontà di agire (nel contesto di consumo), è rilevante anche il significato che il consumatore attribuisce a ciascuna azione da intraprendere, nonché una conseguente opinione personale.

La logica di attuazione considera, in ordine di priorità 1) la massimizzazione del valore e l’utilizzo degli “scarti biologici” in senso lato; 2) la riduzione del consumo di specie considerate di pregio o maggiormente “commerciali” dall’attività di pesca ovvero specie più sfruttate commercialmente, nonché una minore pressione esercitata sulla capacità di riproduzione e di rinnovamento delle specie ittiche, dando anche importanza alla cosiddetta “stagionalità del pescato”; 3) un maggior utilizzo di specie cosiddette “minori” e di quelle considerate di “scarto”, per favorire nel flusso del tempo la sostenibilità del consumo. Si tratta della sostenibilità attraverso il “cambiamento” di un concetto diremo di “consumo fine a se stesso”, compiuto spesso in modo meccanico, frettoloso e, a volte, senza un’effettiva intenzionalità; si tratta anche della conseguente adozione o attuazione di “buone pratiche” nell’evoluzione verso un “comportamento di consumo rinnovato”, fino al raggiungimento di un comportamento prosociale di consumo a sostegno sia del mantenimento di un buono stato di biodiversità sia della sostenibilità del consumo intra- e intergenerazionale.

Come spiegato meglio di seguito, le “AttuAzioni” basano il loro concetto sul principio di precauzione, citato nel Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (TFUE)4 qui inteso come approccio di tipo “tattico”,  considerando importante anche l’Approccio precauzionale della pesca (FAO, 1996),5 e sull’approccio ecosistemico,6 considerato di tipo “strategico”, ritenendo estremamente utili anche le raccomandazioni contenute nella Reykjavik Declaration (FAO, 2001).7

Come è noto, il principio di precauzione, in merito agli ecosistemi marini, è connesso allo stato degli ecosistemi stessi, nonché a dati, talvolta incompleti, associati a incertezza sulle dimensioni (biomassa) delle popolazioni ittiche in generale e a stime derivanti dalla carenza di raccolta e di monitoraggio di dati scientifici complessivamente soddisfacenti e condivisi. Il principio di precauzione, così come espresso, è orientato alla tutela della biodiversità ittica soggetta all’attività alieutica e considera un livello minimo di sicurezza per la risorsa considerata parte del capitale naturale. Il principio prevede definite quote di consumo, fino a un livello massimo di “capitale critico”, cioè fino a un livello massimo di catture consentite che non intacchi i limiti di sicurezza dati (definiti) a priori. Tale principio è considerato necessario al fine di favorire un consumo sostenibile e ad incoraggiare attività di pesca che garantiscano anche l’attenuazione degli impatti negativi negli areali di pesca e nell’ecosistema marino locali, nonché la minimizzazione del depauperamento di biodiversità ittica. Riguardo all’approccio ecosistemico, questo si riferisce al perseguimento e al mantenimento di un equilibrio biologico che possa conciliare sia l’esigenza di mantenere nel lungo periodo un’adeguata integrità delle risorse ittiche, dell’ecosistema marino locale e delle sue funzioni (prettamente) ecosistemiche sia la valorizzazione delle funzioni alimentare, sociale ed economica del settore della pesca.

Più in dettaglio, l’“approccio tattico” di un’“AttuAzione”, associato al principio di precauzione, è relativo al recupero per un utilizzo delle specie locali tipiche e al loro ripristino generalizzato: in sostanza si tratta di contrastare e minimizzare gli effetti negativi associati al consumo che investono la risorsa ittica. L’“approccio” è inteso anche come possibilità di rafforzamento della dignità del pescato locale e del pescato “di prossimità” quale risorsa alimentare e di una possibile opzione per un più equo equilibrio dei prezzi di mercato tra le varie tipologie di specie disponibili in natura. In tal senso anche pescatori o produttori primari, grossisti e distributori dovrebbero trarne un vantaggio. è importante chiarire che per “comportamento tattico” si intende l’individuazione di modalità per attuare un comportamento di consumo il più adeguato e il più possibile utile a raggiungere il fine individuato dal Codice, vale a dire il mantenimento della biodiversità – come condizione di equilibrio tra popolazioni ittiche e tra queste e l’ecosistema – e della sostenibilità presente e di quella potenzialmente futura del consumo. Si tratta di un fine che accresce il benessere collettivo, ritenendo che tale fine comune – come disponibilità nel flusso del tempo della risorsa ittica bene comune – possa essere assimilabile all’utilità pubblica come, ad esempio, nella riflessione socioeconomica duecentesca che considera utile ciò che rappresenta un reale bisogno da soddisfare, un bisogno necessario per vivere. Per quanto riguarda l’“approccio strategico” di un’“AttuAzione”, associato all’“approccio ecosistemico”, esso è orientato alla prevenzione del depauperamento della risorsa, al mantenimento della biomassa entro livelli biologicamente sostenibili – che permettano riproduzione, accrescimento e reclutamento degli individui di ciascuna specie, aggiungendosi alle popolazioni originarie per divenire frazioni “sfruttabili” dello stock -, nonché alla prevenzione, attenuazione, minimizzazione degli impatti negativi di consumo: di fatto si tratta di un approccio orientato alla sostenibilità e alla prosocialità.8 Occorre chiarire che possibili “decisioni e comportamenti opportunistici altrui”, tipici della natura umana, pur se indesiderabili, non possono essere ritenuti un freno all’“approccio strategico” individuale. Generalmente, una strategia prevede che la propria decisione possa dipendere da una valutazione preventiva rispetto alle scelte possibili e ai comportamenti altrui, sebbene, comunque, vi siano coloro che agiscono in modo erratico e “irrazionale”, per cui è difficile avanzare ipotesi o strategie. Tuttavia, la strategia può indurre a non rivelare le proprie intenzioni.

Nella prospettiva del ribaltamento dell’interesse individuale sull’interesse generale, un ruolo fondamentale è dato anche dal livello formativo raggiunto dal consumatore in quanto tale, nonché dall’ethos virtuoso e dalla sua visione di società, sebbene il consumatore in genere sia mosso da un interesse di mera soddisfazione personale, che è comunque legittimo.

 GIORGIO CORATI

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Bibliografia
[1] https://spazioliberoblog.com/2022/12/15/pesci-pescatori-pescivendoli-e-consumatori-di-giorgio-corati-approccio-c0-c9-al-consumo-sostenibile-dei-prodotti-della-pesca/.
2 Commissione europea. (COM(2012) 225 final, p.9). Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale, al Comitato delle Regioni. Un’agenda europea dei consumatori – Stimolare la fiducia e la crescita.
3 Potting, J., Hekkert, M., Worrell, E., & Hanemaaijer, A. (2017, p.5, figura 1). Circular Economy: Measuring Innovation in the Product chain. Titolo originale Planbureau voor de Leefomgeving. The Hague. PBL Netherlands Environmental Assessment Agency. PBL n.2544.
4 Il principio di precauzione è citato nella versione consolidata del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (TFUE). Parte Terza – Politiche e azioni interne dell’Unione europea. Titolo XX – Ambiente. Art. 191 (ex Art.174 del TCE).
Sito web consultato il 19 dicembre 2021: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=LEGISSUM%3Al32042.
5 FAO. (1996). Approccio precauzionale della pesca. Sito web consultato il 23 maggio 2022:
https://www.fao.org/commonpages/search/en/?q=The%20Precautionary%20Approach%20to%20fisheries%20and%20its%20implications%20for%20fishery%20research%2C%20technology%20and%20management%3A%20an%20updated%20review%20%20%5B1996%5D.
6 Vedi http://www.mite.gov.it. Ministero della Transizione Ecologica, MiTE.
Sito web consultato il 19 dicembre 2021: https://www.mite.gov.it/pagina/approccio-ecosistemico.
7 FAO. (2001). Reykjavik declaration on responsible fisheries in the marine ecosystem. Reykjavik Conference from 1 to 4 October 2001. Sito web consultato il 02 febbraio 2022: https://www.fao.org/3/y3545t/y3545t01.htm.
8 L’approccio strategico corrisponde a un agire collaborativo (comportamento) che prevale sull’interesse (benessere) personale e si connette all’interesse generale.