“CHE AMBIENTE CHE FA” DI LUCIANO DAMIANI – I TALEBANI DELL´AMBIENTE NON GIOVANO ALLA CAUSA
di LUCIANO DAMIANI ♦
Ero in macchina sulla Roma Fiumicino, non dovevo prendere l’aereo, mi trovavo lì per altri motivi. Il flusso dell’intenso traffico rallenta per fermarsi del tutto, mi domando cosa sia accaduto…. Forse un incidente. I soliti furbi impegnano la corsia d’emergenza, qualcuno suona il clacson, come se servisse a qualcosa. Un tale esce dall’auto e riprende la scena con un telefonino, braccia in alto e in punta di piedi, avanti e dietro la fila. Alcuni scendono dall’auto per andare a vedere cosa accade, vanno e vengono. Penso a quanti devono prendere l’aereo, per fortuna io no. Si riparte, si avanza lentamente e infine si manifesta il motivo del disagio: accostati da un lato una decina di ragazzi di “Ultima Generazione” controllati dai poliziotti.
Li guardo con un poco di simpatia per la comune sensibilità alle questioni ambientali, ma non posso fare a meno di pensare: “meno male che non debbo prendere l’aereo”. Ed allora il pensiero va proprio a coloro che forse l’hanno perso, cosa potranno pensare di questi militanti talebani dell’ambiente? Una cosa tipo: “Questi ‘Gretini’ hanno rotto i coglioni”. Più o meno lo stesso pensiero che in molti riservano non solo verso gli ‘ecovandali” che imbrattano monumenti ed opere d’arte, ma anche verso quanti “ci vogliono imporre l’auto elettrica” ed altre espressioni più o meno amene.
Il pensiero va alle percentuali elettorali dei verdi nel nostro paese ed alla ‘sensibilità ambientale’ della nostra comunità. La compagine di governo di questo paese non brilla certo per audacia nella lotta ai cambiamenti climatici o all’inquinamento in genere e per questo pare essere l’espressione di un paese che collega il tema ambientale a costi, privazioni e sacrifici che le lobbies del ‘sostenibile’ ci chiedono per far business. “Prima la Cina” é la parola d’ordine di quanti non ne vogliono sapere, e sono tanti, forse la maggioranza. “Prima la Cina” é l’alibi di quanti non intendono che viviamo tutti nello stesso mondo e che ognuno deve fare la sua parte, a prescindere da quanto facciano gli altri. Se ognuno la pensasse così nessuno farebbe un passo ‘virtuoso’ ed invece di alzare la temperatura globale di un grado e mezzo la alzeremmo di 3 accelerando ancor più i cambiamenti climatici. Ma quelli non ci credono e si lavano la coscienza, ma non ci sono solo quelli, irrecuperabili, c’è anche tanta gente che basterebbe invece ‘accompagnare’ solo che comprendessero che ‘verde si può’, che l’ambiente non é un sopruso e una follia, ma qualcosa di doveroso, possibile e razionale. Difficile, in questo senso, che qualcuno possa accettare, ad esempio, di lasciare i propri luoghi e le proprie attività per restituirli agli orsi. Forse sarebbe meglio sacrificarne uno per permettere agli altri di essere accettati.
La nostra società ha bisogno quindi di essere sensibilizzata e convinta, ha bisogno di comprendere ed accettare difficoltà e costi delle norme e dei comportamenti che l’attenzione all’ambiente richiedono. Difficoltà e costi che non sono certo lievi, si richiedono risorse e mutazioni degli stili di vita, bisogna cioé riconoscere che non sono propriamente lievi. I costi dell’inquinamento, quelli sociali e sanitari sono enormi, più di quanto pensiamo, ma in molti non lo comprendono anche se spesso lo pagano di tasca propria.
Se da un lato i governi debbono essere coraggiosi, dall’altro i cittadini debbono comprenderne le misure, e non sentirle come abusi o soprusi. C’è quindi un problema di comprensione, comprensione che dobbiamo promuovere e, in quest’ottica, c’è da chiedersi se azioni estremiste come quelle degli “ecovandali”, come altre posizioni altrettanto estreme, diano una mano o se invece ne siano ostacolo come se infine “remassero contro”. Certamente ci vogliono azioni governative utili ed efficaci, ma allo stesso tempo abbiamo bisogno che la società faccia propria la necessità di una coraggiosa svolta verso la sostenibilità. Il tema dell’accettazione e comprensione non vale solo nei confronti delle manifestazioni di “Ultima Generazione” ma vale specialmente per le azioni di governo che hanno necessità di essere comprese dalla popolazione cui si rivolgono, se é vero che in parte le misure vanno coraggiosamente imposte, é anche necessario che queste vengano in qualche modo comprese ed accettate.
Ecco dunque che anche le misure ‘estreme’ andrebbero considerate o riconsiderate, c’é un limite anche alla ‘imposizione dei limiti’, se é vero che alcune obiezioni sono evidentemente pretestuose é anche vero che altre esprimono reali problemi che vanno affrontati, insomma c’é un limite anche alle ‘scelte coraggiose’. Certe misure, per quanto auspicabili siano, debbono misurarsi con la realtà, con problematiche non sempre superabili.
L’ambiente si scontra ancora con una ben larga parte della popolazione per alcuni temi esemplari, uno di questi é la preannunciata fascia verde di Roma secondo la quale migliaia di persone non potranno forse più recarsi a Roma con la propria auto per gran parte del suo territorio in assenza però di adeguati trasporti pubblici. La imposizione e la posizione radicale non giova alla causa e certamente allontana la gente dall’acquisizione di una giusta sensibilità ambientale, non si diventa virtuosi per imposizione, se mai si diviene riottosi o refrattari. Occorre cioè che le idee, le proposte e le azioni in nome dell’ambiente siano accettabili e comprensibili, a maggior ragione quando queste vestono l’abito di politiche di parte, c’è da pensare infatti che la destra abbia vinto le elezioni anche per la incomprensione dei temi ambientali e dei relativi provvedimenti che la politica ‘minaccia di prendere’, temi fin troppo facilmente cavalcabili dal populismo che punta alla pancia delle persone ed ai suoi bisogni, ad esempio la questione delle auto, degli immobili ma anche degli orsi.
Se é vero che abbiamo bisogno di provvedimenti urgenti é anche vero che siamo in estremo ritardo nella costruzione della sensibilità ambientale nella nostra società, basta vedere la differenza elettorale dei nostri Verdi con quelli di altri paesi europei. Occorre quindi occuparsi seriamente anche di questo, lo scontro fra ambientalisti e non, di certo, non serve, non porta acqua alla causa, invece ci vorrebbero attività per ‘formare la cultura ambientale’.
In questi giorni si è compiuta la tragedia dell’alluvione in Emilia Romagna e si é cavalcato l’evento a scopo politico, vediamo che la gente non considera che in pochi giorni é caduta l’acqua che di solito cade in un anno, ma pensa che la causa di tanto sfacelo siano le mancate manutenzioni dei bacini. Certo, non c’é dubbio che il territorio é in gran parte abbandonato ed é certo che se fosse ben curato gli effetti delle alluvioni sarebbero grandemente minori, ma il fatto principale, la vera prima causa del dramma é che in pochi giorni é caduta l’acqua che di solito cade in un anno, invece, anche ora che scrivo, la colpa per certi politici e per molta gente é “degli ambientalisti che non fanno fare le opere”, evidente strumentalizzazione politica.
Ogni anno si registrano record di temperature e di siccità, occorre far comprendere alla gente che questo é un problema estremamente serio per la nostra società e per le generazioni future, certo non ne mancano di altri, ma la enormità di certi eventi la dovrebbe dire lunga sulle priorità. Tanta é la enormità del problema ed altrettanto dovrebbe essere lo sforzo culturale.
É indubbio, per la comunità scientifica, che le attività umane influiscono decisamente sul clima e sull’inquinamento come é indubbio che i costi delle catastrofi e quelli sanitari sono enormemente superiori ai costi della “buone politiche”, costi che in ogni caso sono pagati da tutti noi. Il problema, dunque, é farlo comprendere alle persone, é uno sforzo necessario per poter attuare politiche virtuose.
LUCIANO DAMIANI

Bell’articolo, Luciano, come ai “vecchi tempi” di grande impegno per il diritto alla salute e a difesa dell’ambiente nel nostro territorio.
Aggiungo che ” il capitalismo non è sostenibile”.
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“Rimuoviamo il problema del clima perché abbiamo paura. Se accettassimo la piena realtà di questa crisi, saremmo costretti a cambiare tutto”.
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Paura ma non solo, c’è un bel mix di motivi….. purtroppo
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