LA MEDIA ED ESTREMA RAGIONE 

di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦

Il 6 aprile Rosamaria Sorge ha pubblicato un bell’articolo sulla sezione aurea facendo rilevare l’armonia delle proporzione come una grande conquista greca che si è poi trasmessa al nostro Umanesimo. L’articolo meritava un appropriato e meditato commento.

Con ritardo provvedo alla mancanza approfittando del fatto che tratterò oggi lo stesso argomento a Viterbo. In questa sede sarà affrontato l’aspetto matematico, artistico e filosofico (quest’ultimo sarà il mio tema).

 

Al Demiurgo il compito di produrre ordine nel Chaos (al Demiurgo, si badi bene, non all’Assoluto).

 Ed al Chaos subentrò l’ordine ed il Cosmo  fu!

Ma quando si arrivò a tanto?

L’Unità (l’UNO) ha accanto a sé il Molteplice (la DIADE) in stato di pura potenza. Sotto di sé le essenze ideali, le forme perfette, gli archetipi eterni (NUMERI ed IDEE).

Ma tutto questo è solo un sempiterno presente. Perché il Tutto è ineffabile, invisibile, irraggiungibile, inesprimibile, intangibile, immutabile, ingenerato, infinito silenzio, impossibile da percepire perché  è solo intellegibile, unità immobile. L’Uno, il Tutto (hen tò pan). Il Tutto è pieno di sé, non abbisogna di nulla, non è soggetto ad alcun divenire, non patisce, non può volere, non produce, non crea. Immobile e circondato di silenzio.

Eppure……….. c’è il mondo, il divenire, la nascita e la  morte delle cose. Come rispondere?

Nel Timeo  si traccia un percorso. Seguiranno tanti altri tentativi.

Deve sussistere un Dio minore. Un dio che sia artefice. Un artigiano. Un Produttore (technìte̵̅s). Un genio della mimesi. Un  architetto. Un alchimista- mago. Un Dio che manipoli con le sue mani. Ma anche un Dio che “solleva” il Divino UNO dalla responsabilità del Male nato col  maneggiare la Materia.

 Questo è il Demiurgo!

Il Demiurgo imita. Di fronte a sé il Modello iperuranico, accanto a sé la Materia grezza, il Chaos (la DIADE) che ha già in potenza il molteplice (la Diade non è l’Uno, Diade è già i Molti).

Ma perché si arrivò a tanto?

 Perché l’UNO è il BENE (anzi: pienezza di Bene; ma è un Bene “in sé”) ed il Demiurgo è il BUONO (cioè è un Bene “per altri”) che non può che realizzare il BENE il più possibile e ovunque sia possibile. E’ così che il mondo fu!

Ma come si arrivò a tanto?

Narrano i saggi  nell’Accademia che ciò avvenne  attraverso il medium geometrico –matematico.  Il Demiurgo si trovò in mezzo fra il Modello (le IDEE) e la Materia caotica e la sua opera venne paragonata ad un problema di costruzione matematico- geometrica ovvero al compito di trovare, rispetto a due figure date, una terza figura che corrispondesse alla prima secondo la forma (l’IDEA) e all’altra secondo il contenuto (la MATERIA). Insomma, un problema di “proporzionalità” matematica( analoghìa).

E qui entra trionfante ( ma anche tracotante!) quella particolare proporzione che dice che un segmento (a)può essere diviso in due parti in modo che il maggiore(b) sia media proporzionale tra l’intero segmento e la parte rimanente(c).

In termini demiurgici significa che il Tutto possa essere “rappresentato” dalla parte (cioè dalle cose del mondo) grazie alla intermediazione della proporzionalità. Insomma, le cose si rapportano alle Idee eterne perché sono ad esse “proporzionali”, perché sono imitazione degli archetipi eterni.

La sezione aurea  (detta negli Elementi di Euclide: media ed estrema ragione) è la cifra dell’armonia perché “riflette” il cielo, si proporziona alle Idee eterne. Il Demiurgo ha assolto il suo compito di produttore imitando non con i pennelli del pittore, non con la mazza dello scultore, non plasmando con la creta, non forgiando con il fuoco, non costruendo quale carpentiere ma attraverso una formula matematico- geometrica. Ovvero,  la proporzione:

 

                                                                                     a : b = b : c

a = l’IDEA              b= l’ intermedio matematico            c = l’ente del nostro mondo

La soluzione dell’equazione in b è:     b = 1+  = φ = 1,608339…….(ovvero, il rapporto fra lato maggiore b e lato minore c, è pari a 1,608…., numero irrazionale).

 Ma quale significato ha tutto ciò?

La sezione aurea ricavata nel costruire il tempio, la statua, il vaso non è fatto “estetico” . Per il greco osservare la sezione aurea nel tracciare un triangolo, un rettangolo, un pentagono, misurare il corpo maschile e femminile secondo queste regole, produrre un vaso circoscritto in una geometria “aurea” significa imitare ripetendo i gesti primordiali del Demiurgo compiuti in illo tempore.

Significa non produrre bensì imitare, ri-velare, togliere il velo per far emergere l’”essere”, il non-diveniente.

Il Dio invisibile (aóratos) deve produrre per rendersi visibile: la proporzione della Bellezza fa risalire l’uomo al Produttore (la proporzione indicata come media ed estrema ragione  è “orma”, “vestigia” del divino).

La sezione aurea (come fu poi chiamata da Luca Paciolo) ha per il mondo greco uno spessore” ontologico”, cioè è una ierofania, meglio dire una vera e propria teofania perché attualizza ciò che avvenne da parte del Demiurgo.

La spettacolare presenza di questo rapporto numerico irrazionale ( Φ= 1,618…….) nella Natura e nelle opere dell’uomo che Rosamaria ha posto ben in rilievo (si pensi che la serie del Fibonacci presente in tanti aspetti della Natura ha come suo limite tendenziale φ) ci pone di fronte a qualcosa che fa riflettere anche l’animo dei più disincantati ed agnostici (e qui rimando pertanto all’articolo di Rosamaria che ben descrive la diffusione e la meraviglia di questo numero).

 CARLO ALBERTO FALZETTI

                                                                                             https://spazioliberoblog.com/