ATENA L’AREOPAGITA
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Oreste, il matricida, sta per essere giudicato sul pianoro dell’Acropoli sacra ad Atena.
Delitto infame che attira l’odio della vìndice arpia.
E le Erinni sono già pronte a straziare la vittima rea di aver osato la mano omicida sul corpo materno.
Ma, ecco l’incarnazione di Apollo scagionare l’iniquo in nome del genere.
La vita germina perché è il seme maschile la “potenza” che si fa atto.
Custodia, cura, cuna di tepore, apotheke è l’utero della femmina, non altro.
Nel seme fecondatore già l’omuncolo si mostra quale energia che attende solo una coltre per rampollare.
Non è la madre la generatrice di colui che si dice da lei generato, di suo figlio, bensì è la nutrice del feto appena in lei seminato.
Generatore è chi getta il seme e la madre è come ospite ad ospite , che accoglie e custodisce il germoglio, almeno finché ai due non rechi danno qualche Dio (Eschilo, Eumenidi).
La Grande Madre, Inanna-Ishtar, Iside dissolte d’un colpo!
Ha inizio in quella collina ospitante l’Areopago la fine della “materlinearità”. Evento, certo, già segnato dalla calata indoeuropea devastatrice della civiltà minoica.
Ma, ora è norma. E’ verbo proclamato da una ierofania apollinea.
Si può esser padre anche senza madre, continua Apollo, Atena ne è la prova!
Se questo è l’ordine istituito dal cielo allora come può essere reo Oreste? Non la madre egli colpì bensì solo la custodia del seme paterno.
. . .
Condivido la delicatezza del tema odierno della surrogazione di maternità. Mi permetto di pensare che una certa prassi che si vorrebbe fosse resa norma potrebbe rischiare di apparire come quell’”ordine areopagita” che la modernità e soprattutto la contemporaneità ha tentato aspramente di combattere .
Le possibili modalità di surrogazione rispondenti a plausibili diritti civili (che non metto in discussione in termini di principio generale) non dovrebbero mai esser tali da ”attualizzare” quell’ordine di degradazione del femminile.
Ecco perché ho posto in precedenza il principio che un desiderio per essere diritto deve sottoporsi ed una universalità etica. Su questo tema le scorciatoie sono pericolose. Una discussione deve poter apparire dialogo prima di essere “polemos”.
Infine, valutare la bontà delle opinioni sulla base del genere di chi le esprime mi sembra poco opportuno e alquanto non corretto.
CARLO ALBERTO FALZETTI
Tema difficile da affrontare che lascia molte di noi donne che abbiamo lottato per i nostri diritti, alquanto disorientate; mi chiedo se in futuro nessuna donna o solo forse qualche minoranza nostalgica, porterà in grembo un bambino, è probabile che ci saranno delle incubatrici che faranno il lavoro per noi.Oggi però il tema va affrontato senza polemiche e pregiudizi di genere, ma non è facile farlo
"Mi piace""Mi piace"