“CHE AMBIENTE CHE FA” DI LUCIANO DAMIANI – IERI OGGI DOMANI
di LUCIANO DAMIANI ♦
Cos’è la realtà? Quella che viviamo nel momento? Quella del tempo attuale? o anche il tempo passato e, perché no anche futuro? Passato presente e futuro sono legati a doppio filo, considerarli separatamente è stupido. Dovendo raccontare una notizia occorre indicare il cosa, il quando, il dove, il perché ed il chi. Anche per scrivere di ambiente difficilmente si può fare a meno di contestualizzare a meno che non si tratti di una notizia secca, una sorta di lancio d’agenzia. Non sfuggiamo alla regola se vogliamo parlare dello stato delle cose di questa nostra Civitavecchia. In una città nella quale sembra tutto immobile, comunque qualcosa si muove, mentre i ruderi industriali, leggasi ad esempio Italcementi e Privilege, sono l’espressione tangibile dell’immobilismo, dell’immutabilità caratteristiche di questa città, simboli del degrado ambientale cittadino. Il passato del cementificio con le sue polveri ricche di amianto, é tuttora presente come rudere e, non ci sarebbe da stupirsi, con le sue fibre venefiche liberate dallo sbriciolarsi dell’eternit esposto alle intemperie ed al tempo che passa. Però dice che l’hanno messo in sicurezza… ma fino a quando? I tentativi di farne cubatura abitativa e commerciale si sono dissolti in un nulla di fatto, magari si provasse a farne archeologia industriale fruibile dal pubblico, personalmente lo preferirei.
Non è forse presente anche la centrale di Fiumaretta con la sua area ancora da bonificare e con il suo aspetto tutt’altro che piacevole?
Anche gli effetti sulla salute sono ancora presenti sebbene le attività che ne son causa siano terminate da tempo. Ad esempio gli effetti delle fibre di amianto si prolungano in decenni.
È il presente passato che esige tuttora le sue cambiali, ma c’è anche il presente futuro, quello rappresentato oggi dalle varie procedure di autorizzazione che sono in piedi. Da un lato possiamo dire che il termovalorizzatore A2A non si farà grazie alle decisioni politiche della Regione. Il piano rifiuti e un emendamento specifico sono stati efficaci nel bloccare il progetto. Dall’altro lo stesso non si può dire per il biodigestore della società Ambyenta Lazio e per la trasformazione di TVN con l’alimentazione a gas naturale.
Come per l’inceneritore di rifiuti, fortunatamente stoppato, il biodigestore vuol trattare una gran quantità di tonnellate, molte volte superiore alla produzione locale, insomma la monnezza degli altri. Oltre alle obiezioni sulla tipologia dell’impianto anaerobico, al quale si preferirebbe l’aerobico, c’è la questione della servitù, sempre ed ancora il tema tipico della nostra città. Che si tratti del fumo delle centrali o di quello delle navi, che si tratti dei miasmi e del percolato delle discariche o del percolato del CETLI, siamo da sempre vittime di servitù, il nostro ambiente non fa che dare e contribuire all’economia del paese senza riceverne altrettanto in cambio. La procedura di autorizzazione di questo impianto procede. Proprio nei giorni di festa appena passati, si è svolta la seconda seduta della conferenza dei servizi. A differenza di quanto avvenuto per il termo valorizzatore, in questo caso non si vede una grande opposizione, gli ambientalisti sembra che non abbiano trovato nella politica una gran sponda disposta ad ascoltarne le ragioni, sarà forse che sembra un impianto “verde”?
Nella seduta della Conferenza dei Servizi (CdS), per la Soc. Ambyenta Lazio si presentano in 11 contro 5 rappresentanti di istituzioni e comune, che sproporzione. Solo il Comune di Civitavecchia ribadisce il parere negativo sia al bio digestore che alla linea del metanodotto di collegamento alla rete, la Regione attende. A dire il vero il comune ha anche tentato di bloccare il progetto con una variante urbanistica ma, in seguito al relativo ricorso della società proponente, il TAR ha sentenziato che il comune sostanzialmente non ha autorità sulla collocazione di impianti di questo tipo e che “le scelte…… saranno assunte ad un livello di governo superiore, aventi forza di modificare anche lo strumento urbanistico…”. In altre parole, secondo questa sentenza, la Regione é competente in questa specifica questione urbanistica anche perché l’autorizzazione ambientale é di per se variante urbanistica. Prima della terza seduta della conferenza saranno prodotti i pareri di ARPA, ma non pare che ci sia all’orizzonte la possibilità che l’autorizzazione venga negata a meno che, remota ipotesi, il Sindaco Tedesco non si avvalga della opzione data dal “regio decreto” invocato dall’intervento della rappresentante del Forum Ambientalista essendo l’impianto “industria insalubre”.
Quindi, per il futuro, con tutta probabilità, questa nuova servitù non ci verrà negata, altre colonne di camion di monnezza attraverseranno il territorio di Civitavecchia. C’è da sperare che non si aggiungano perdite di liquami pericolosi e gas venefici. Gli incidenti sono sempre possibili, del resto già avvenuti, non lontano da qui, ma non voglio fare l’uccello del malaugurio.
Per quanto riguarda le due centrali di Torrevaldaliga c’è da registrare che Tirreno Power ha ritirato il progetto per l’ampliamento della centrale di TVS mentre per i nuovi gruppi a gas di TVS la procedura é allo stato della Istruttoria Tecnica. C’é da credere che il grande dibattito sulla transizione ecologica, che ha fortemente interessato il futuro della centrale, piani e strategie di sviluppo, abbia in qualche modo rallentato il progetto, già per altro ridotto nelle dimensioni in termini di MW rispetto all’originale. Un futuro quindi ancora non chiaro. Al momento il presente minaccia un intenso ricorso al carbone per via dei forti rincari del gas, mentre scrivo non vedo a breve il rientro verso un prezzo contenuto.
Il futuro del nostro ambiente intravede anche un incremento dei traffici marittimi, il porto è ora un porto “core”, ovvero che rientra nella rete dei principali porti europei e ciò fa sperare un prospero futuro per lo scalo, un po’ meno per l’ambiente. Potremo mai conciliare sviluppo economico e politica di risanamento ambientale? Arriveranno prima le navi o la transizione energetica?
Il passato ci ha lasciato un presente assai poco attento all’ambiente e, diciamolo, anche una popolazione, come le istituzioni cittadine, più occupata a sbarcare il lunario che a fare la sua parte per costruire una società sana in un ambiente salubre. Il futuro prossimo non promette niente di che, c’è da sperare però che i danari del PNRR destinati alle opere di ambientalizzazione, vengano spesi tutti e bene, ma questo sarà probabilmente il nostro futuro remoto, insomma, non sarà domani, siamo abituati ad arrivare “dopo le foche”. Occorre per questo una classe dirigente capace di pensare il futuro e di uscire dal precariato della contingenza, dello “sbarcare il lunario”.
Silvio Serangeli
Caro Luciano, sei davvero encomiabile con le tue notizie e la tua battaglia. Ho paura che durerà quello che chiami “sbarcare il lunario”. Se lascio lo schermo del Mac e guardo dalla mia finestra vista mare vedo tante carboniere in attesa. Sono tornate…
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Caro Luciano, encomiabile la tua analisi sullo stato delle cose, pacata, non aggressiva ed estremamente oggettiva. Continuo a ripetere che avremmo bisogno di un manifesto poetico che parli di questa città desolata o meglio degradata, non più marcia della salute, non più picchetti sotto alla centrale, non più voci richiedenti giustizia ambientale sotto al Comune e sotto alla Regione! Non più Registro dei tumori!
Credo che la cosiddetta comunità non abbia referenti politici adeguati negli Enti Locali, Comune, Provincia e Regione e Città Metropolitana. Sembra che scopra l’acqua calda, che sia qualunquista, ma la realtà è questo sogno indigesto.
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Cosa c’è di più vero dell’acqua calda? Mi ritrovo spesso a pensare che tutto sia inutile se prima non si cambia la società di questa città.
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Si… ho notato anche io che ci sono più carboniere di qualche tempo fa…. alla fine le logiche del soldo prevalgono quasi sempre, direi troppo spesso, tanto quanto basta a pensare che una vera svolta green in questa città sia, non dico utopia, ma quasi. Intanto, non ho ancora verificato, pare che il Pincio voglia vendere un bus a metano per acquistarne uno a gasolio…. Se fosse vero sarebbe proprio da restarne basiti, quei bus furono comprati da ENEL per rispettare una delle tante prescrizioni al seguito dell’autorizzazione per l’autorizzazione a TVN.
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Non vorrei sbagliarmi. ma c’è una terza ipotesi dopo il 2025. Due altri scheletri: quello di TVS e TVN che si aggiungeranno a quelli del cementificio e di Fiumaretta. Dobbiamo solo sperare che ENEL resti e trovi un suo sbocco investendo come primo attore in tutto quello che ruoterà attorno a eolico off shore e idrogeno. Cosa, per altro, che si prospetta conveniente alla luce dei prezzi dei combustibili fossili in incremento e approvvigionamenti insicuri. Ma al momento, al di là di grandi propositi progettuali, non vedo nulla di concreto all’orizzonte. Per quanto riguarda il biodigestore, secondo me, non bisogna essere contrari a priori o ideologicamente anche perché questi impianti possono funzionare solo dove si fa vera differenziata. No di certo però ad un impianto mega che riguardi i rifiuti di Roma ma trasformare l’umido della differenziata e gli scarti agricoli in compost e biogas ciò che vien prodotto nell’alto Lazio, dal punto di vista ecologico lo ritengo abbastanza neutro tanto più se si considera che inviare umido in Abruzzo o al Nord comporta consumo di gasolio e quindi aumento di emissioni fossili oltre che accollamento di costi e trasferimento di risorse a terzi. Non so come sarà questo biodigestore ma se fosse come quello di biocompostaggio che conosco e che si trova presso Trento, in cui il primo processo anaerobico in depressione e quello successivo aerobico producono un concime molto apprezzato dai viticoltori della stessa area, non mi sembra tutto sommato un‘opzione così deleteria. Questo impianto, che è autoalimentato energeticamente dal proprio biogas, non dovrebbe comportare una grave minaccia per la salute in quanto le emissioni sono trascurabili e meno nocive delle emissioni di una discarica, in cui tutta la massa organica col tempo volatilizza in metano incombusto, molto più climalterante della CO2. Anidride carbonica che comunque verrebbe restituita all’atmosfera da cui è pervenuta e scaturita da camere di combustione a temperatura di oltre 800 gradi che evita l’emissione di diossina. Da non trascurare il fatto che l’eccesso di energia elettrica immesso in rete sarebbe un risparmio di altrettanto fossile che, al suo posto, verrebbe bruciato nelle centrali. Nell’allegato link il video dell’impianto di Trento, città al vertice italiano della qualità della vita. https://www.youtube.com/watch?v=VRiN4LCD_SI
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