Anniversario Olimpiadi
di STEFANO CERVARELLI ♦
Lo scorso sei aprile le Olimpiadi moderne hanno compiuto 125 anni, risalendo la prima edizione al 1896, dopo l’interruzione avvenuta nel 393 ad opera dell’imperatore di bisanzio Teodosio, sollecitato da Sant’Ambrogio a porre fine al rito pagano dei giochi di Olympia.
Fu anno importante quello anche per lo sport italiano e per la storia dell’editoria: i giochi, infatti, erano stati preceduti tre giorni prima dalla nascita della Gazzetta dello Sport, evento questo ricordato con un’edizione particolarmente bella, arricchita da un inserto speciale con stupende e storiche foto.
Nell’occasione, in vista anche della prossima edizione dei giochi che si terranno a Tokyo (a quanto sembra senza la possibilità per gli sportivi stranieri di poter assistere alle gare) ho voluto, brevemente, ricordare la valenza sportiva-sociale-culturale di questo avvenimento.
Una ricchezza, questa, senza peraltro trascurare quella emotiva, immensa, nella quale risaltano tre momenti caratterizzanti, anche se, nel corso dei decenni, non sono mancate situazioni contraddittorie che però, di riflesso, sono servite ad evidenziare ancor più la risonanza mediatica e l’influenza dei giochi nelle situazioni sociali dell’intero globo.
I tre momenti sono:
-La conquista di una totale universalità.
-L’affermazione delle donne.
-Il grande cambiamento consistente nella fortuna economica del movimento olimpico.
I giochi oggi rappresentano, senza ombra di dubbio, l’evento planetario per eccellenza aperto a tutti.
Di strada se ne è fatta dal tempo quando i giochi classici, insieme con gli Istmici, i Pitici e Nemei costituivano celebrazioni solenni per tutta la Grecia.
Allora l’intenzione dei greci era quella di far partecipare soltanto chi parlava il greco, escludendo quindi i “barbari”, come venivano chiamati gli estranei ; non parliamo poi delle donne: era completamente al di là di ogni lontana idea la possibilità di farle gareggiare; a loro era anche precluso stare sugli spalti. Cosa questa che non finì tanto presto se si pensa che De Coubertin, millenni dopo, dando vita alla nuova era delle Olimpiadi, continuò a tenere escluse le donne che solo nel 1928, con le Olimpiadi di Amsterdam, iniziarono a gareggiare.
Ovviamente, non serve certo ricordarlo, nello sport oggi non esiste elemento discriminante di nessun tipo, se non quello del rispetto delle regole adottando però provvedimenti restrittivi nei confronti di quei Paesi che violano diritti umani ed operano una vera e propria “ droga di stato”.
L’universalità delle Olimpiadi poi è data dal fatto che solo questa, insieme ai Mondiali di una disciplina globale, come per esempio il calcio, è in grado
di mobilitare miliardi di persone tra quelle in presenza e quelle davanti al video.
Si dice che l’unica trasmissione che abbia potuto competere con un avvenimento sportivo di tal genere sia stata, nel 1969, la diretta televisiva notturna, dello sbarco sulla luna; come dicevo prima però, il palcoscenico mondiale dei giochi, proprio per la sua diffusione globale, è servito in momenti diversi a qualche Paese per far risuonare più forte il conflitto politico-sociale verso altre nazioni attraverso atti di boicottaggio.
L’enorme evolversi del successo mediatico lo si comprende ancor più in confronto a come fu accolta l’edizione del 1896; in Italia l’unico giornale che ne parlò fu Il Messaggero con due sobri comunicati: uno in cui annunciava l’apertura dei giochi e l’altro con il quale informava della avvenuta cerimonia di consegna delle medaglie e la conseguente chiusura dei giochi.
Prima ho fatto riferimento alle donne ed è proprio in queste che si identifica
il secondo momento di successo dei giochi , a dispetto di De Coubertin,
La loro affermazione, cristallizzatasi durante questo primo quarto secolo, ha
rappresentato il vero momento rivoluzionario all’interno delle Olimpiadi.
Prendendo come punto zero la loro esclusione si è arrivati a un sostanziale pareggio di partecipazione; questo (perdonatemi la battuta) senza dover ricorrere a…..quote rosa, bensì attraverso capacità, lavoro, bravura, voglia di affermarsi.
E ‘ stata un’avanzata imperiosa nonostante la pratica sportiva femminile in diversi stati sia ancora molto limitata, se non addirittura proibita; dove poi non operano leggi oscurantiste un chiaro ritardo socio-culturale agisce da freno.
(Questo, fatemelo dire, non può non riportarmi alla mente la situazione nella nostra città alla fine degli anni ’60 e di cui credo essere stato un ..dolente testimone).
Da noi in Italia, nonostante il diffondersi della pratica sportiva tra le donne, le tesserate alle varie Federazioni sfiorano il 28% del totale, mentre in campo tecnico e dirigenziale le cifre sono ancora più modeste.
Eppure il medagliere italiano delle ultime edizioni dei giochi è stato salvato proprio dalla componente femminile. C’è ancora tanto da lavorare, iniziando da una completa normativa riguardante l’aspetto professionistico delle sport femminile.
L’ultimo momento caratterizzante è nella fortuna economica che riscuote il movimento olimpico.
Questo significa – o dovrebbe significare – l’indipendenza dei giochi garantendo a questi una prospettiva serena.
Addentrarci ora nel labirinto di un discorso economico sulle Olimpiadi sarebbe fuori argomento, dico solo che questi hanno comportato per i Paesi organizzatori impianti, strutture e sovrastrutture, che non sempre si sono rivelate alla lunga un vantaggio, come si sperava,..ma questo c’entra poco con le Olimpiadi in sé; a proposito di queste, i soli diritti televisivi per Tokyo valgono 3,8 miliardi di euro a cui va aggiunto più di un miliardo di sponsorizzazioni varie, senza contare il guadagno proveniente dai turisti, anche se come accennato, – causa Covid – il Giappone non sembra favorevole ad un loro arrivo; un aspetto quest’ultimo che molto preoccupa gli organizzatori asiatici.
Fin qui i tre punti caratterizzanti dell’Olimpiade; ma è chiaro che ce ne sono altri che fanno di ogni edizione uno spettacolo diverso: sono in primo luogo le prestazioni degli atleti, molte delle quali destinate ad entrare nella leggenda, non solo sportiva.
STEFANO CERVARELLI
- Prima pagina del primo numero della Gazzetta dello Sport – 3 Aprile 1896
E’ molto bello che tu abbia ricordato l’origine di uno delle liturgie più affascinanti della storia e di come il fondamentalismo abbia distrutto tutto.Culti pagani sostituiti da culti pagani però esercitati dal vincitore, dunque leciti.
Mi stimola ricordare la rovina. Una rapida ricerca ed ecco quanto dover dire stimolato dal tuo articolo.
Quando tutto ebbe termine la Natura protesse lo spazio sacro. Così l’altis, il boschetto, la collina di Cronos, , gli olivi, i platani, il tempio di Zeus, furono sommersi di fango. Agenti della Natura furono Alfeo e Cladano i due fiumi, e i venti e la pioggia. Tutto fu cancellato, un’ autodisfacimento. La Natura protesse per 1400 anni. Come da te descritto tutto riprese nel 1896.
Ma il genio del luogo non riuscì ad emigrare dall’altis. Rimase incorporato tra gli olivi di Crono, tra le pietre, tra gli altari in rovina. Tutto si può riportare in vita, non lo spirito. Il genius è rimasto per sempre nel suo luogo che esso gelosamente custodisce.
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