STORIE DI LIBRI-MARGINALIA-STENDHAL-CV /2
di SILVIO SERANGELI ♦
Vere e proprie recensioni, appunti veloci, alcune date e numeri, qualche curiosità. Torniamo ai marginalia, ad alcuni un po’ particolari che riflettono l’estro dello scrittore: «Acqua di Colonia di Farina. [La sua preferita]. Le sue bottiglie sono doppie». Quando non te lo aspetti, scopri, a sorpresa, «Ier REGLE ĚTRE SOI MÊME», in stampatello sul taglio del primo tomo delle Œvres di Montesquieu. Fra i più curiosi c’è quello che si trova a pagina 89 dell’Annuarie presenté au Roi par le bureau el longitudes pour l’an 1823 che qui interessa perché apre le pagine del feuilletton sulla storia dei libri dello scrittore e Civitavecchia. Il volumetto, infatti, per lungo tempo protetto gelosamente da una lastra di vetro, ha fatto bella mostra nella libreria di Fernando Barbaranelli. Per i curiosi nell’Annuarie, fra le tante notizie e annotazioni, viene spiegato che la metà degli uomini che nel 1823 compivano i quarant’anni aveva le stesse probabilità, con i pro e i contro, di vivere ancora ventitrè anni. E Stendhal sulla copertina si affretta a scrivere con l’inchiostro nero: «il y a 20. p. contre 20. p. a parier que je vivrai 23 ans». Un calcolo che andò vicino alla realtà: si sbagliò di quattro anni.
Ma quanti erano i libri dello scrittore, e dove li aveva? Quelli di Milano, che aveva lasciato nella casa dell’amico Buzzi, alla sua morte vengono venduti. Il cugino Romain Colomb eredita quelli di Parigi: sono 26 volumi per 32 titoli che finiranno nelle mani di Auguste Cordier che ne farà poi dono a Casimir Stryienski.
Tutti stendhaliani di ferro. Il grosso, dopo la morte dello scrittore a Parigi, rimane però nella casa di Roma e, soprattutto, in quella di Civitavecchia. Tranne i libri c’è ben poca cosa. Il console non era benestante e la sua situazione finanziaria gli permetteva una vita decorosa. Oltretutto con il suo stipendio doveva provvedere alla sorella Pauline, vedova e senza mezzi di sostentamento. Questa situazione è ben chiara nel testamento, fra i molti, che lo scrittore redige a Civitavecchia il 28 settembre 1840. In esso lascia tutto quello che possiede «negli Stati di Sua Santità a M. Donato Bucci (…) pregandolo di vendere tutto (…), di tenere per sé il quarto di quanto incassato e di fare arrivare [il ricavato] a Mad. Pauline Beyle. (…) M. Bucci impiegherà 400 franchi, il valore più o meno dell’orologio e della catena d’oro che mi sono appartenuti, per una lapide recante..».
Dopo un prima stima, vengono messi in vendita alcuni mobili e suppellettili dell’appartamento per ricavare dei soldi da far avere alla sorella. E i libri? Non vale la pena spedirli a Parigi: la spesa non giustifica il valore dei volumi che, è bene ricordarlo, sono molto “vissuti” e di difficile collocazione sul mercato, anche a Roma. A Parigi, a Romain Colomb arrivano così solo alcuni volumi dedicati a Roma. Donato Bucci, l’amico del console, con il quale intrattiene una fitta corrispondenza mentre è in congedo a Parigi, si prende il compito di gestire la biblioteca dello scrittore.
Fa arrivare a Civitavecchia i libri di Roma, invenduti. Messi insieme sono 943 titoli per 974 volumi che ora sono conservati nel Fondo Stendhal-Bucci della Biblioteca Sormani di Milano. Ad essi vanno aggiunti i libri acquistati dal conte Giuseppe Primoli ad un’asta di beneficenza a Roma ed ora conservati alla Fondazione di via Zanardelli. «Guardi che belle legature – la contessa rivolta al conte Primoli, davanti al tavolo dove sono esposti gli oggetti da aggiudicarsi, e lui – mi perdoni, contessa, ma io prendo questi». Così mi raccontava il professor Massimo Colesanti la folgorazione del conte per i libri con i marginalia e la loro fortunata acquisizione. C’è poi da considerare la magnanimità del buon Donato che regalava gli esemplari con i marginalia ai clienti più in vista della sua bottega di antiquario. Si spiega così la presenza di libri dell’autore della Chartreuse nella Biblioteca Nazionale di Riga e, addirittura, a New York. C’è poi qualche libro che il segretario Lysimaque Tavernier dice di avere avuto in regalo dal console, mentre Bucci afferma che glieli ha sottratti. Una stima approssimativa porta il conto a 1800-2000 volumi. Quello che interessa in questo nostro fouilletton è il viaggio che compiono i libri di Civitavecchia. Il buon Donato che, in età avanzata si vede preclusa la possibilità di lasciare la città, perché liberale, e che vive il declino del suo atelier di antiquariato, ridotto a poco più di un magazzino, come testimonia qualche eccellente visitatore, conserva i molti volumi in alcuni cassoni che vengono depositati nei ripostigli del Palazzo Lenzi (ora sede della BNL in piazza Vittorio Emanuele). Allora non valevano nulla, ma disfarsene significava tradire una grande amicizia. E, per la verità, la notorietà di Stendhal e la stima della critica doveva ancora arrivare. Non a caso i viaggiatori che incrociavano il porto di Civitavecchia riconoscevano nel console l’autore delle Promenades e di Rome Naples et Florence, consultati come guide turistiche, molto meno i suoi romanzi.
SILVIO SERANGELI (2 Segue)
***Le immagini sono relative ad alcuni marginalia custoditi nel Fondo Stendhal-Bucci della Biblioteca Sormani di Milano. Le due foto, scattate alla Sormani nel corso del documentario del 2008 “Stendhal Civita-Vecchia”, ritraggono Francesco Serangeli con un libro con i marginalia e con il celebre bastone (la mazza) dello scrittore.