QUELLA VOLTA CHE MARIO DRAGHI SALVO’ L’ITALIA CON LE CIAMBELLE

di MATTEO VECCHI

Nell’ultimo periodo abbiamo parlato un po’ tutti del Presidente incaricato Mario Draghi. Lo abbiamo fatto con gli amici, all’interno del rispettivo partito di appartenenza ma anche (e molto di più almeno per il sottoscritto) con chi è in un altro.

Il periodo di tempo in cui ne abbiamo discusso in maniera più assidua è rappresentato certamente dagli ultimi giorni ma è indiscutibilmente corretto guardare molto, molto più indietro…

È un po’ come prima di un esame o di un’interrogazione per la quale non siamo pronti ma per la quale siamo sicuro che prima o poi, vuoi o non vuoi, il nostro nome sarà fatto e dovremo sostenere la prova.

Con Draghi è stata proprio questa la storia. Se ne parlava già ai tempi del post Renzi poi si è passati a discutere di un suo approdo al Quirinale ed infine due anni fa come successore del Conte I ma con i 5s molto, molto, molto contrariati. É passato un altro anno e “finalmente” il nome di Mario Draghi si concretizza.

Ma perché Draghi gode di tanta stima e tanta fiducia? Per quale motivo definirlo semplicemente tecnico è a dir poco riduttivo? Cosa ha fatto di importante per l’Europa e per l’Italia?
Parliamo di quella volta che Draghi salvò l’Italia con le ciambelle.

Immaginiamo che un nostro amico, Luigi, apra una piccola pasticceria dove offre principalmente ciambelle. Ora, nonostante gli sforzi di Luigi sia dal punto di vista qualitativo e pubblicitario l’impresa non riesce proprio a decollare. A fronte di una produzione di 100 ciambelle i clienti del negozio ne comprano appena 20. Il resto è invenduto e rappresenta una grossa perdita per l’imprenditore. Passano le settimane e la situazione non cambia, i conti del nostro amico sono in rosso.

Un giorno però, un altro amico di Luigi, Mario, dopo aver testato la qualità delle ciambelle decide di farne un grande ordine per la sua azienda e altri venditori. Mario le apprezza talmente tanto che ogni giorno delle 100 ciambelle prodotte da Luigi ne ordina 60. In questo modo il negozio dovrà occuparsi della vendita di appena 40 ciambelle, di cui 20 vengono già agevolmente vendute.

Cosa succede nel momento in cui Mario sarà costretto a cambiare città? I contatti di Mario continueranno a comprare da Luigi o lo facevano solamente perché era il primo a garantire?

Questa storia semplice e all’apparenza sciocca, spiega cosa ha fatto Mario (Draghi) con il Quantitative Easing. Luigi ed il negozio di ciambelle non sono altro che l’Italia mentre le ciambelle stesse sono i titoli di Stato.

Le conseguenze del lasciare sul banco i titoli di Stato anziché le ciambelle sono di mole ben diversa. I primi infatti qualora dovessero essere invenduti (aste andate deserte erano l’abc del governo Conte I) rappresenterebbero una grossa spesa per lo Stato che si vedrebbe costretto ad innalzarne i rendimenti al fine di invogliare gli investitori a comprarli. Indebitandosi ancora di più. L’acquisto di questi titoli, voluto fortemente da Draghi, ha rappresentato negli anni la salvezza dell’Italia e la sua “stabili” sul mercato delle obbligazioni statali. Mossa dell’attuale premier incaricato che ha attirato non poche critiche dalla Germania.

Questo è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare sulle varie operazioni di Mario Draghi. Un uomo che è stato già capace di salvare l’Italia e l’unico che può convogliare le forze politiche e tecniche migliori per farlo di nuovo.

MATTEO VECCHI