LA SUMARA ED IL RECOVERY (FUND).
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
L’autunno era iniziato male.
Conte Secondo sostituiva Conte Primo. I Grillini sempre più avvinghiati al potere per il potere si preparavano a consumare un amplesso con un amante recalcitrante così come lo sono le novelle spose costrette a servire i piaceri coniugali di un fetido marito che la necessità o la convenienza hanno loro imposto. Per il PD il grottesco di quella relazione innaturale veniva presto digerito pensando all’incubo dell’estate passata. Comunque, la possibilità di riavere potere, sia pur condominiale, prendeva presto il sopravvento eliminando ogni repulsione dei sensi . Il chiavistello della camera nuziale venne fatto scorrere ed il talamo accolse i corpi indolenti dei due infelici amanti. A queste amorose avventure romane si aggiungeva il fatto che i raccolti delle verdure , dei broccoli, dei cavolfiori , del cavolo romanesco e del resto degli ortaggi autunnali non erano poi andati così bene ed anche le uve non facevano ben sperare.
Ma queste erano solo pallide avvisaglie, come una schiera di araldi premurosi o che s’impegnano a soffiar dentro le loro tube per annunciare una rovina ben più infausta. Un dramma si stava avvicinando e che si sarebbe presto affiancato a quel matrimonio contro natura di penosa consumazione.
Partito dall’Oriente il minuscolo esserino era approdato in Europa viaggiando con la stessa fretta degli uomini d’affari assiepati sui voli intercontinentali.
Adagiata sull’orlo di un bicchiere pronto ad entrare nelle mucose dell’inconsapevole bevitore, accovacciata tra le pieghe della pelle di una mano, bordeggiando tra la schiuma della saliva, proiettata nell’aria e vaporizzata dall’impeto di un atto espiratorio, la coronata bestiolina era così tenace nel relazionarsi con le comunità degli umani.
Dichiarato lo stato pandemico, tumultuose onde radio diffondevano incessantemente mesti lamenti sul numero delle vittime. Torme di ciarlieri, virologi, epidemiologi, infettivologi, giornalisti, politologi, politici, politicanti, tuttologi non erano mai stanchi della loro loquacità e legioni di udenti non erano mai sazi di rimpinzare le loro orecchie. Paura del contagio, paura dell’asfissia, paura economica e, poi, angoscia senza contenuto alcuno, angoscia allo stato puro, la più destabilizzante.
Nel frattempo dal talamo-innaturale fuoriuscivano conati sotto forma di decreti, promesse, esortazioni, minacce. Le Regioni ce la mettevano tutta nel complicare la complessità. E c’era pure chi rispolverava le energie ricattatorie di quel tal brigante della Rocca di Radicofani.
Dopo tanto languire un annuncio . Arrivono!! Forse un po’ dopo il previsto. Ma arriveranno. E sono tanti. Mai visti prima tanti così. Un treno zeppo di vagoni carichi di moneta attraverserà l’Italia trepidante. E, stazione dopo stazione, saranno ad accogliere inni nazionali, mamme con bambini in braccio, bandiere al vento, folle acclamanti molto variegate: disoccupati stremati, piccoli imprenditori sull’orlo dell’abisso, studenti inattivi, precari ansimanti ma anche stimati ladroni incalliti, bande specializzate nei decenni all’assalto di diligenze e di treni con tanti convogli. Dopo il viaggio del Milite Ignoto mai convoglio attraverserà la strada ferrata nazionale coperto da tanto fervore.
Ma, dopo la gioia, il dubbio. Dal talamo il quesito: “E’ vero che dovranno essere gestiti sotto sorveglianza?” L’amara risposta segue rapida:” E’ così, è così. Questo dicono da Bruxelles!!
Un attimo di smarrimento. L’alcova degli sposi -recalcitranti è invasa da incertezza. Ma, poi, un grido:
“ Ce la faremo, come sempre!”
. . .
Arrivati a questo punto il lettore è pregato di considerare quanto finora esposto a guisa di antefatto rispetto ad un breve raccontino personale che ha l’ardire di porsi quale metafora per comprendere l’efficacia dell’ultima proposizione dello stesso antefatto (“ Ce la faremo come sempre”)
Dunque, anni fa si dette il caso propizio per l’acquisto di una “sumara” di giovine età e di genìa tolfetana peraltro soda da qualche mese. Ligio alle disposizioni dello Stato recomi lesto lesto a nominar apposito professionista al fine di avviar pratica per la costruzione di un ricovero atto al riparo, dalle intemperie invernali e dalla calura canicolare, il capo di bestiame da poco acquisito. Fiducioso, ottempero alle corresponsioni dovute onde evitare dannose oblazioni, accedo ai regolamenti vigenti, compilo, infine, la modulistica esibitami afferente alla richiesta per il ricovero da effettuare a far tempo dalla approvazione.
Il tempo burocratico, nel fra-tempo, si mette a scorrere palesando una avversione verso quel carattere di scarsità che, invece sembra essere la caratteristica del tempo nel resto degli avvenimenti del mondo. Osservo la somara osservarmi. E’ all’addiaccio, sotto il vento e la pioggia, impavida sotto l’ardente solleone. Intanto la pratica avanza, si blocca, poi rincula, ri-avanza, rinculando avanza, si riposa, si desta, si sposta lateralmente, sembra fremere, avanza, si spegne, risorge, trema…..,si spegne.
Oso chiedere balbettando:” Perché il geologo? Il terremoto come possibilità incombente? Ma la casa dove io abito non ha tutta questa salvaguardia”. La risposta mi sovrasta: “ Il ricovero in oggetto è cosa nuova: dunque costruzione antisismica con previa litostratigrafia del suolo ed analisi dei sedimenti !”.
Chiedo ancora, timoroso di Dio. “Ma perché il permesso della Soprintendenza Archeologica?” Ed ancora segue risposta che or m’atterra: ” Certo che ci vuole!! Il calpestio dell’animale potrebbe arrecare danni possibili al patrimonio e la pavimentazione del ricovero impedirebbe nel futuro esplorazioni del sottosuolo sottostante la superficie del calpestio. Il progetto insiste su una vasta area entro la quale possono riscontrarsi siti abitati da genti villanoviane, seguiti in rapida successione da insediamenti etruschi con relativi ipogei, incardinato, poi, da strutture viarie romane, interessato, infine, da possibili sepolture longobarde. Sono tutte possibilità certo, ma, comunque dotate di probabilità ciascuna di esse”.
Sussurro, infine: “Il vincolo paesaggistico? Ma il paesaggio è campagna, ruralità, natura naturale. E’ un somaro che chiede casa non un pensionato romano che vuole la seconda dimora!” A questa domanda non segue risposta.
Cesso di chiedere .Mi trovo ora nei pressi della somara, che intanto s’è sgravata del suo peso e s’agita a far la mamma. Rifletto. Ella,la somara, riflette.
La storia è finita. Mi chiedo: quanti sono i progetti possibili che dovranno essere messi in cantiere con l’arrivo del Recovery Fund? Quanti sono i progetti che deriveranno quale “effetto moltiplicatore” dall’investimento dei fondi europei? Infine, quanti progetti di privati, piccoli, medi o grandi, potrebbero affiancarsi a questo enorme intervento pubblico in modo tale da risollevare il Paese dalla depressione pandemica che ha fatto seguito ad anni di mesto andamento economico? E’ questo un vero e proprio’ un momento storico!
Non ce ne accorgiamo solo perché oppressi dagli effetti della pandemia. Sarebbe opportuno che ognuno di noi si soffermasse un poco sulla portata di questo evento prossimo futuro.
Da parte mia penso a quel treno fumante.
Penso all’assalto delle bande. Penso al dis-valore del tempo da parte della burocrazia, penso ai delusi, ai bisognosi colpiti dl covid economico, penso ai furbi, agli evasori, penso a tutti coloro che non hanno avuto danno economico e che, quali pubblici dipendenti, dovrebbero alleviare con la loro produttività le pene economiche di tanti, penso ancora alla normativa burocratica, quella di sempre, penso alla giustizia, quella di sempre, ed alla sua lentezza.
Penso a quel treno dei desideri, a quanto si potrebbe fare se….la sumara fosse già da tempo ospitata nella sua fissa dimora, nel suo proprio “recovery ” fatto di pali e terrecotte rosse.
CARLO ALBERTO FALZETTI