OTTOBRE; CONSUMI IN CALO.
di TULLIO NUNZI ♦
Ad ottobre i consumi sono calati dell’8%.
La situazione di alcune filiere, leggi ristorazione, turismo, abbigliamento, automotive, si sta facendo tragica oltre che devastante.
Si prevede una perdita dei consumi di 133 miliardi nel 2020;la caduta della spesa presso gli alberghi supererebbe il 55%; per la ristorazione si avvicinerebbe al 50%.
Una situazione tragica, nonostante gli interventi, consistenti, ma insufficienti approvati dal governo.
Su una cosa vorrei fare una riflessione, fermo restando la consapevolezza di una situazione sanitaria assai pericolosa.
Dopo la prima fase della pandemia, tra lo stato, i comitati scientifici venne stilato un patto; io stato condivideva con le categorie una serie di protocolli, vidimati da scienziati, e gli imprenditori potevano continuare la propria attività; limitata, con procedure rigide, con investimenti da parte degli esercenti, ma che però poteva permettere, in tutta sicurezza, lo svolgimento della attività, nella speranza di superare un periodo becero.
Io credo che un patto fatto con lo stato sia un qualcosa di sacrale, di cui bisognava fidarsi.
Ovviamente per ragioni di emergenza sanitaria, le cui colpe non sono dovute sicuramente agli esercenti, ma al timore di fare scelte impopolari ,il patto è saltato; ovviamente con conseguenze deleterie per le imprese che dopo investimenti consistenti ,hanno dovuto limitare la propria attività, alcune preferendo la chiusura.
Pacta sunt servanda, dicevano i latini; nel momento in cui i patti saltano c’è da comprendere la giusta e composta reazione degli esercenti, a rischio di chiusura e di licenziamento dei propri dipendenti.
Gli imprenditori del terziario, a ragione o no difficilmente occuperanno strade, difficilmente assalterà comuni o cercherà scontri con la polizia.
E’ gente abituata ad aprire, finché ci riesce, la propria serranda ed a lottare, in ambienti spesso degradati, con arredi urbani, soprattutto periferici improponibili.
Si tenga conto che a livello nazionale il turismo rappresenta il 14% del PIL, e oltre il 70% delle aziende e dell’occupazione sono attribuibili al terziario.
La preoccupazione nasce dal fatto che a marzo 2020, un rimbalzo del PIL e dei consumi avverrà, ed a quel punto la competizione tra territori e nazioni sarà durissima; vincerà chi avrà fatto riforme, investimenti, chi sarà capace di competere a tutti i livelli.
Quello che manca e spero di sbagliarmi, davanti ad una crisi che non ha riscontri storici, la più difficile e complessa della storia dell’umanità ,che rischia la scomparsa 270 mila imprese del settore ,non esiste o almeno non si conosce un progetto generale, un piano strategico, che vada oltre il perimetro dell’emergenza: serve programmazione e coordinamento che sono i punti critici del nostro sistema.
Ad esempio le 2 ragioni per cui le imprese non investono in Italia: burocrazia e giustizia amministrativa.
Si sta pensando a riforme che impediscano processi lumaca.
La burocrazia colpevole di tutto ma mai riformata, con lo Smart Working ha migliorato le proprie capacità, oppure per le pratiche servono tempi doppi. Sono 20 anni che le regioni del sud non utilizzano fondi europei e non capisco lo stupore.
Questa è la burocrazia
Una riforma del lavoro, una riforma dell’Amministrazione pubblica ancora legata alla riforma napoleonica.
Tralascio il richiamo all’antifascismo quando ancora utilizziamo il codice Rocco.
Il governo ha fatto bene con l’allargamento del debito, ma questo paese oltre che di soldi ha bisogno di riforme che ancora vedo lontane, anzi nemmeno all’orizzonte.
Senza riforme e senza soldi, non vedo un futuro per questo paese.
I tempi sono ristretti: ripeto quando si va su una lastra di ghiaccio è determinante essere veloci. E noi più che velociraptor sembriamo tirannosauri litigiosi aggressivi ma non veloci.
Il discorso pari pari va riproposto a livello locale,dove i dati sul numero delle imprese del terziario sono (erano ?.) ancora più eclatanti.
Una situazione di difficoltà che deve vedere soluzioni rapide sia a livello di moratoria, pace, fiscale e creditizia
Il rinnovo dell’autorità portuale deve finalmente fare di questa città una vera città porto, con governance comuni con piani regolatori comuni.
E forse sarebbe il caso di avviare quegli itinerari turistici culturali, itinerari dello shopping che potrebbero avviare una sinergia con il crocierismo.
Comune ed autorità portuale se facessero sinergia, e non l ‘hanno sciaguratamente mai fatta, potrebbero dare un supporto determinante per lo sviluppo della città.
In ultimo trovo scandaloso che mentre aziende si attaccano con i denti e l’anima per sopravvivere, un carrozzone clientelare come CSP, le cui clientele e i cui errori si notano nelle bollette di imprese e cittadini, possa essere rifinanziato per l’ennesima volta; si drenano risorse determinanti per il rilancio di imprese e consumi: il fallimento della politica.
TULLIO NUNZI