“Sport ed i suoi contenuti educativi” – LE LEZIONI DELLO SPORT
di STEFANO CERVARELLI ♦
Con questo articolo siamo arrivati alla conclusione della serie dedicata allo” Sport ed i suoi contenuti educativi”.
Ho cercato di dare un modesto contributo ad un tema tanto sentito e dibattuto specialmente in un periodo in cui l’insofferenza, la maleducazione, la violenza (di ogni tipo) sono all’ordine del giorno negli impianti sportivi, con il triste risultato che sempre più spesso assistiamo a scene di “ordinaria follia” proprio là dove si esibiscono i giovanissimi.
Il mio lavoro si è basato, oltre al fatto di essere un appassionato osservatore di cose sportive, sul trascorso di giocatore (modesto) di basket prima e allenatore poi; ultima attività questa che mi ha dato la possibilità di stare a contatto con il mondo giovanile e di “abbeverarmi” alle fonti sia di eccellenti allenatori, sia di altre valide figure professionali.
Volendo trarre una prima conclusione da queste nostre chiacchierate si può dire che lo sport raggiunge il suo scopo educativo allorché i suoi insegnamenti restano ben radicati nei ragazzi e ragazze quando poi diventano uomini e donne alle prese con la quotidianità della vita.
Paradossalmente si può dire che lo sport agisca con i suoi effetti benefici proprio quando lo si smette di praticare, almeno nella sua forma più “tradizionale”.
Ed è proprio nella vita di tutti i giorni, nelle sue pieghe, nelle sue contrarietà che lo sport potrà, con l’effetto delle sue lezioni, svolgere un ruolo positivo nella socialità della persona; specialmente se si saprà dipanare quella ovattata nebbia di retorica che ancora lo avvolge.
Ed è proprio da questo che vorrei iniziare, per tornare poi dopo, in conclusione, sulle lezioni dello sport.
Non sono pochi gli slogan retorici che si usano e si gridano intorno allo sport, che viene rivestito di una idealità che sempre più sovente è poi smentita da fatti, oppure al contrario, in nome dei proclamati ideali dello sport si prendono decisioni dalla scarsa sensibilità.
L’elenco sarebbe lungo e il discorso diventerebbe ampio. Io qui voglio dire solo una cosa: ci aspettiamo troppo dallo sport; ci illudiamo che possa risolvere tutti, o quasi tutti, i mali della società.
Non è affatto così e non può essere così; anzi, a parer mio, e mi rifaccio a quanto dicevo all’inizio, viviamo un momento in cui addirittura i fumi malefici della società stanno inquinando lo sport, a dimostrazione che non esistono camere stagne e che le sfere sociali in cui si agisce tutti hanno dei canali di comunicazione attraverso i quali passa tutto.
Bisogna essere ben coscienti di questo: lo sport è un’attività, sì con le sue belle regole di comportamento, ma non costituisce una vita a sé, fa parte della vita, non può essere estrapolato dal contesto globale in cui il praticante, il tifoso, lo spettatore, i genitori vivono, pensano, agiscono.
Lo sport non è la vita, ne fa parte ma non lo è. I suoi avvenimenti agonistici possono essere considerati diorami della vita, ne contengono vari aspetti, ma ovviamente non ne hanno la completezza, quella completezza che va ricercata nelle altre “tessere” del puzzle della realtà in cui il soggetto è inserito.
Lo sport però possiede una ricchezza – formata anche sulle sue contraddizioni: è capace di dare lezioni.
Lezioni più o meno facili, come sono d’altra parte tutte le lezioni, che torneranno utili in seguito, magari quando non ci si penserà più. Torneranno alla mente quando uno meno se lo aspetta e saranno di grande aiuto.
Ma quali sono queste lezioni? Detto che ognuno può individuarne di proprie, cito quelle che sono le mie, dandone una brevissima illustrazione.
Lavoro-sacrificio-sofferenza-assenza di presunzione-saper vincere o perdere-non darsi per vinti.
LAVORO. A lungo andare premia, però bisogna crederci. Se negli sport individuali è superfluo valutarne l’importanza e la continuità, negli sport di squadra c’è un po’ la tendenza ad appoggiarsi sulle stelle, sui migliori; importante qui è il richiamo continuo da parte dell’allenatore al concetto che il risultato è la conseguenza della somma del lavoro di tutti, chi più chi meno, ognuno deve essere pronto, sempre, a dare il suo contributo.
SACRIFICIO. Lo sport ti dice:” Ragazzo vuoi provare ad avere successo? Vuoi provare a vincere? Allora organizzati, non mi puoi dividere con troppe altre cose, devi lasciare qualcosa, anche se ti costa, devi scegliere”.
SOFFERENZA. Ricolleghiamoci a quanto sopra. Sacrificarsi è sofferenza, rinunciare è sofferenza, la fatica è sofferenza; ci sono poi momenti in cui bisogna stringere i denti, resistere al dolore, sapendo che non si può mollare, sapendo proprio quando il lavoro sta per essere premiato
PRESUNZIONE. Vale la pena sprecare quanto fatto finora solo per un gesto di presunzione? Pensare che tanto l’avversario è debole, che si è più forti pensare che si vincerà ugualmente, senza impegnarsi troppo, e poi all’improvviso scoprire che a questa presunzione non c’è più tempo per rimediare?
SAPER VINCERE, SAPER PERDERE. L’importanza di questa lezione è data dall’insegnante-istruttore che si ha, e, lasciatemelo dire, dai genitori che si hanno. Se il giovane avrà avuto buone guide in tal senso, quando la vita gli sorriderà o nei momenti bui, saprà mantenere serenità, equilibrio, sicurezza.
NON DARSI MAI PER VINTI. Costituisce il riepilogo di quanto detto fino ad ora. Non arrendersi. Verrà il giorno nella vita in cui l’adulto ricorderà quella volta che credeva la partita ormai persa, ed invece è bastato uno sguardo tra compagni, per riacquisire un maggiore impegno e vincere. Verrà il momento in cui ricorderà quella corsa nella quale era staccato, il traguardo sempre più vicino, le gambe che dolevano, il cuore che scoppiava ma non ha mollato. Ha tirato fuori le ultime energie e sullo sprint ha vinto.
Quei ricordi, quelle lezioni lo aiuteranno ad andare avanti, a non deprimersi, a non scoraggiarsi, lo aiuteranno a capire che, anche nei momenti peggiori ce la può fare, che fare sport, anche se non è diventato un campione, non è stato tempo perso.
Voglio dedicare questi articoli ad un mio grande amico che, purtroppo, da tempo ci ha lasciati, un grande maestro di sport: Sandro Mecozzi.
STEFANO CERVARELLI