LA SUPERCOPPA DELL’IPOCRISIA
di STEFANO CERVARELLI ♦
Non mi piace l’ipocrisia e tantomeno mi piacciono i regimi dittatoriali che attuano politiche discriminatorie di ogni genere.
Immaginate quindi il mio stato d’animo e la mia rabbia davanti alla partita di Supercoppa Italiana tra Milan e Juventus, che si disputerà il 16 gennaio in Arabia Saudita.
Si celebrerà in quell’occasione il perfetto intreccio tra affari-politica-sport con l’avvallo voluto o incosciente di chi oggi urla, in tutti i modi, il suo disappunto contro tale avvenimento, come se fosse sbarcato sulla Terra da pochi giorni, proveniente da un altro pianeta.
Ipocrisia dicevo: e non è questa partita forse la super coppa dell’ipocrisia?
Vediamo. A giugno 2018 la Lega Italiana tramite il suo presidente Gaetano Miccichè stipula un accordo con le autorità saudite che prevede, nell’arco di cinque anni, ben tre finali in quel Paese, in cambio di 21 milioni di euro; nessuno dice niente, silenzio assoluto.
Si va a giocare in Arabia Saudita, Paese a regime militare, dittatoriale, omofobo dove è prevista la punizione corporale, dove vige la pena di morte, dove i sovrani hanno diritto di vita e di morte sui loro sudditi, dove la donna è considerata come ben sapete… dove ha diritto soltanto alla metà di una eredità nei confronti dell’uomo, dove non può aprire un conto in banca, dove ognuna ha un tutor che ne controlla, possiamo dire, l’esistenza, dove come in ogni paese dittatoriale, si cercano occasioni, meglio se sportive, per salire alla ribalta del mondo, accompagnate da qualche piccola concessione quasi a volersi dare con questo un alone di modernità, di democraticità.
Pensate che sia un caso che solo pochi mesi fa, in previsione di questo evento, alle donne è stata data la possibilità di guidare e di entrare allo stadio? No. Ma questo è servito al nostro presidente della Lega Calcio e ad una funzionaria dell’UEFA per dire “che sì, l’Arabia Saudita è un Paese ove ci sono ancora grosse limitazioni personali, però è avviato sulla strada della democratizzazione di cui le due aperture di cui sopra ne sono la prova. E che lo sport con il suo spirito di fratellanza ed eguaglianza è un’ottima occasione per proseguire sulla strada del cambiamento”.
Silenzio assoluto dunque al momento dell’annuncio dell’evento, bombardamento di accuse alla penultima ora, come mai?
È successo che nel diramare le modalità di acquisto del biglietto la Lega ha portato a conoscenza che alcuni settori (i migliori) sono riservati agli uomini ed è quindi proibito l’ingresso alle donne; queste possono soltanto entrare nelle tribune riservate alle famiglie (più distanti dal terreno di gioco). In un primo tempo avrebbero potuto farlo solo se accompagnate da un uomo, poi, bontà loro, le autorità ci hanno ripensato concedendo alle donne di poter entrare da sole.
A questa notizia si è scatenato il putiferio. Sono sorti paladini delle donne in oggi contrada, ogni borgo e città; addirittura abbiamo visto uniti nella protesta Salvini e la Boldrini, seppur con motivazioni differenti. E poi: governanti, parlamentari tutti alla ricerca di un microfono, di una telecamera per dimostrare la loro sensibilità, magari dopo aver esternato con un altro microfono, il loro sostegno alla decreto-sicurezza.
Cosa è successo? C’è stato un improvviso, tardivo ricordo che da quel Paese, da influenti personaggi è stato dato mandato per uccidere il giornalista dissidente Amal Khashoggi?
Se non è così cosa altro può aver scatenato la protesta verso una politica discriminatoria che già non si sapeva? Il divieto d’ingresso in settori riservati agli uomini? Ma come, si sta zitti quando alle donne non viene concesso l’ingresso nei luoghi pubblici, compreso lo stadio e si protesta quando, seppure parzialmente, alle donne viene concessa questa facoltà?
Ha avuto buon gioco il Presidente della Lega Miccichè, esasperato da continui attacchi (cercati) a dire “la Lega si è semplicemente allineata con le politiche estere italiane.” Non ha torto.
Chi, come nel caso di questa partita, si è sentito in dovere di alzare la voce, ribellarsi contro gli accordi commerciali in corso tra Italia ed Arabi Saudita? Il nostro buon Presidente della Lega Calcio comunque ricade nel torto più evidente quando afferma che se l’omicidio del giornalista saudita fosse avvenuto prima dell’accordo, questo non sarebbe stato stipulato.
Così dicendo non fa altro che confermare che la situazione sociale umana, le discriminazioni in atto in quel Paese, non sono state ritenute ostative all’accordo; la tortura, la pena di morte, le umiliazioni, le mancanze di libertà, l’omofobia non contano, non sono state considerate disprezzo della vita umana. Meglio 21 milioni, insieme a quello che sto per dire valgono di più.
L’offensiva calcistica saudita infatti non si esaurisce con le tre edizioni della Supercoppa.
Sul tavolo del Presidente della FIFA, Gianni Infantino, sono già pronti 25 miliardi per due competizioni di altissimo livello, tra cui un mondiale per club, che vedrà impegnate le più prestigiose squadre italiane.
Credete che nel valutare l’offerta si guarderà a cosa c’è dietro quel pacchetto, anzi, paccone, di soldi?
STEFANO CERVARELLI
Articolo interessante e vero visto che la propaganda
l’informazione ed il web hanno memoria corta. Non
sarò qui a ricordare che, partita a parte, ogni anno la
stessa Ferrari corre su quei circuiti (quest’anno 2 volte)
..ma nessuno sembra ricordare che questa finale fu
giocata nel 2002 a Tripoli, che nel 2015 e 2016 è stata
giocata negli Emirati Arabi, e nei restanti anni recenti
a Pechino e Shanghai….. insomma diritti negati delle
donne e anche oltre…. ma oggi ormai è così… ogni
giorno occorre “cavalcare” qualcosa affinché non s
cavalchi nulla….. infatti il tuo articolo è già tardivo
visto che lo sdegno si è già stemperato. Il web ci
sta inaridendo e ci lascia con la coscienza a posto
(per esserci schierati) e con la memoria corta, mentre
i problemi rimangono tali.
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È proprio in quello che tu evidenzi, caro Piero, che si cela e nello stesso tempo si evidenzia l’ipocrisia.
In altre occasioni e in altri paesi dai regimi dittatoriali, dove avvenivano le peggiori nefandezze, si sono svolte manifestazioni sportive, con accondiscendenza totale, o quasi, delle istituzioni e dell’opinione’ pubblica, salvo voci isolate, ad iniziare dalla Coppa Davis in Cile nel 1973 durante il regime di Pinochet (sarebbe sbagliato risalire alle Olimpiadi di Berlino, allorché il nazismo cominciava a mostrare il suo volto?)
-Non sembra che nel nostro paese ci siano state reazioni. A Città del Messico, nel 1968, i giochi continuarono nonostante la feroce repressione di Piazza Delle Tre Culture.
Perché allora questo sollevamento di scudi per aver negato alle donne l’accesso a un settore dello stadio riservato agli uomini, in un paese dove questa non è certo l’umiliazione più grande inflitta alle donne?
Non sarà forse che, appreso tale provvedimento ci si è sentiti i quasi in dovere, da più parti e opposti schieramenti di dover dire qualcosa? Sebbene con argomentazioni e motivazioni totalmente diversi.
Non ti sembra una protesta un po’ tardiva e pretestuosa?
Tu dici che l’articolo è tardivo. In un tempo di web, di notizie” mordi e fuggi” può darsi che sia così. Ma certo non è tardi per una riflessione, come quella che abbiamo noi due e della quale ti ringrazio
Stefano Cervarelli
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