I Progressisti e il Coraggio Politico
di BENEDETTO SALERNI ♦
Parole come sovranismo, nazionalismo, populismo, identitarismo, individualismo, familismo, sono divenuti i punti cardini della nuova fase politica e della terminologia comunicativa che sta riempendo a dismisura il dibattito politico.
Sono parole che risuonano al momento nei social, nelle pagine dei giornali, negli spazi televisivi non solo nei dibattiti politici ma anche nei programmi di intrattenimento dove impazzano quei camaleontici governanti nati negli anni 90 come secessionisti nel partito/movimento che porta ancora il nome di Lega Nord.
Sono espressioni tipiche che rimandano a un sovranismo “muscolare” legate, a un ritorno immaginario delle ideologie discriminanti, di politiche protezioniste e di contrasto al multiculturalismo della destra identitaria.
È evidente che tali concetti si stanno disseminando nel terreno fertile della complicatissima vita culturale e politica italiana per arrivare e preparare un terreno favorevole alle prossime elezioni europee.
Dagli ultimi sondaggi si evince la loro influenza sulla popolazione al punto da passare dal terzo al primo partito nazionale.
Sono anche riusciti a ribaltare il loro peso politico nella compagine governativa e si stanno predisponendo alla raccolta di quanto seminato per consolidarsi al di fuori dai confini nazionali.
Il consenso potrebbe manifestarsi nella forma del massimo trasversalismo: passando dai più rilevanti impulsi retorici dei conservatori regressivi fino ad arrivare ai delusi dell’elettorato pentastellato, dall’articolato universo cattolico e dal frastagliato universo socialista. Una vasta platea di interessi diversificati dove in “molti” hanno perso la fiducia nelle istituzioni democratiche italiane ed europee e nel campo progressista.
La vittoria dei Verdi in Germania in una Regione (Land) elettoralmente sufficientemente rappresentativa, dimostra che la deriva verso l’estrema destra si può battere proponendo politiche alternative anche ai vecchi partiti della sinistra.
Nonostante il calo dei consensi e nonostante le sconfitte politiche in vari appuntamenti elettorali, il nostro fronte progressista, dal referendum costituzionale, non riesce ad uscire dal labirinto ideologico creatosi sul processo di modernizzazione e dello sviluppo socio-economico del Paese.
Il risultato politico ha determinato una ennesima divisione nel campo progressista dettata sia da conflitti politici e sia da conflitti personali. A distanza di tempo, ancora oggi, non si ha la consapevolezza che i limiti attuali possono essere superati avviando, con coraggio e disponibilità di tutti, un’azione dirompente per rendere concreto e visibile un nuovo campo progressista.
Non sarà un’impresa facile, occorre un lavoro “d’insieme” in grado di misurarsi con la necessità di sconfiggere la cultura regressiva sovranista e populista, nel rispetto della carta costituzionale, vero ed insostituibile riferimento di tutti i democratici.
Lo stesso vale per il fronte progressista della comunità civitavecchiese che, alla luce delle prossime e vicinissime elezioni amministrative, è ancorato nelle “secche” di una bassa marea che non lascia ancora intravedere quel coraggio politico capace di portarci a delle soluzioni unitarie senza le quali saremmo tutti condannati alla sconfitta.
BENEDETTO SALERNI