Ma lei che ride??
di LUCA GUERINI ♦
Devo confessare che durante i miei spettacoli mi piace osservare attentamente il pubblico, non per un discorso di compiacimento quanto per studiarne la ricezione e magari correggere qualcosa che non funziona nelle successive repliche. Penso sia un atteggiamento alquanto doveroso per chiunque voglia migliorarsi e non si ritenga la Bibbia. Ebbene domenica durante lo spettacolo “Inconcludente poi” che affronta il delicato tema della violenza contro le donne uno spettatore nella scena in cui il marito picchia la moglie… si è messo a ridere! Prima di inorgoglire il petto di eventuali detrattori specifico che non si rideva per la goffaggine della scena o per qualche errore o qualcosa di ridicolo capitato sul palco, ma si rideva tipo quando guardate Pio e Amedeo. Le strade percorribili per analizzare questo gesto quantomeno inopportuno sono due e proviamo a farlo insieme. Considerando luogo (un paesino di collina) e l’età dello spettatore e quindi conoscendo il mercato teatrale in queste situazioni mi viene in primo luogo da pensare che egli sia un cultore del dialettale, dei vaudeville di quartiere dove “lui ama lei, ma lei intrallazza con l’intero pianerottolo” quindi non abbia mai visto uno spettacolo che affronti tematiche ben più serie. In secondo luogo, ben più grave, parte la riflessione sul fatto che siamo abituati ad assistere a questo tipo di scene nel nostro quotidiano che non ci sembrano più particolari. Per chi non avesse visto lo spettacolo spiego, in maniera abbastanza concettualistica, che ci sono almeno due scene in cui Ybel viene picchiata dal marito per motivi diversi e un momento in cui è lui a ricevere uno schiaffo sonoro quando cerca di scatenare gelosia nella moglie. Ebbene nella maggior parte delle repliche i commenti degli spettatori erano “che schiaffo che gli hai dato!!” a rafforzare la mia tesi che pesa di più quell’immagine rispetto alla donna sdraiata a terra con il marito che quasi prova a strangolarla. Si parla tanto di femminicidio, violenza contro le donne, ma forse è all’interno di noi stessi che dobbiamo lavorare inizialmente.
LUCA GUERINI