MIS FATTI DI QUOTIDIANA SPORTIVITA’
di STEFANO CERVARELLI ♦
A proposito dello sport ed i suoi contenuti educativi, avete letto cosa è successo alcuni giorni fa al termine dell’incontro di calcio Juventus-Napoli, campionato under 15 e valido per l’accesso alla finale scudetto?
No!? Ve lo racconto brevemente. Un giocatore della Juve, Luciano Pisapia, ha messo su Instagram il video dei cori razzisti intonati contro il Napoli insieme ai suoi compagni negli spogliatoi.
Immediata, per amor del vero, la reazione della società e delle istituzioni sportive, ma questo non diminuisce di certo il problema.
Il Presidente del Coni, Malagò, ha parlato di: ”Gravità senza precedenti che fa capire come già da giovani, addirittura da adolescenti, nascano certe culture e mentalità”.
Il Presidente del settore giovanile e scolastico Vito Tisci, che cura l’organizzazione del campionato ha disposto l’invio del video alla Procura Federale, che sua volta ha già aperto un’inchiesta. Il giovane verrà deferito per discriminazione territoriale, come succede per i casi di cori offensivi nelle curve e subirà un regolare processo.
A proposito dell’imputazione di “discriminazione territoriale” è curioso sapere che il protagonista della vicenda è di Salerno.
Dal canto suo la società bianconera, dopo aver porto immediatamente le sue scuse, si è dichiarata disponibile a ritirare la squadra dal campionato, ma la FIGC, nel rispetto del principio di cultura sportiva, ha chiesto di onorare l’impegno se non altro nei confronti di chi con l’episodio non aveva niente a che fare, cioè la squadra dell’Inter, l’altra finalista.
L’amministratore delegato della Juve Marotta ha dichiarato: ”C’é un problema educativo, dobbiamo essere più incisivi nell’attività di prevenzione”.
Per ovviare a questo la società sottoporrà i ragazzi della Under 15 a un percorso formativo sulle tematiche del rispetto dell’avversario e del corretto uso degli strumenti digitali.
Commenti? Ce ne sarebbero tanti da fare, mi limito ad un paio di considerazioni. E’ sicuro Marotta che di quel percorso diciamo “rieducativo” ne abbiano bisogno solo i ragazzi della Under 15? Secondo: ma l’attività sportiva non dovrebbe già di per sé essere scuola di formazione sociale? Lo stare tutti i giorni sul campo insieme ad altri ragazzi provenienti da realtà differenti non dovrebbe servire anche a questo? Oppure la vittoria, come purtroppo avviene sempre più spesso, specie nelle società maggiori, rimane sempre il fine ultimo? Per completezza d’informazione aggiungo che in finale la Juventus è stata battuta dall’Inter per 5-0. Le cronache parlano di ”ragazzi bianconeri frastornati e piangenti….”.
STEFANO CERVARELLI
Purtroppo la “cultura sportiva”, osservata nel concreto dei comportamenti e del costume, è qualcosa di lontano – talvolta persino di diametralmente opposto – rispetto a quei valori etici e pedagogici cui associamo l’educazione alla competizione e la filosofia del fair play. Non è una scoperta di oggi, purtroppo. Eppure è da queste sconfortanti constatazioni che occorre ripartire, con pazienza, umiltà e realismo, per invertire la rotta.
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