L’UOMO DI NEVE

a cura di PIERO PACCHIAROTTI 
ITFF grazie alla preziosa collaborazione con “Recensioni FILM”  presenta la recensione del film:      L’UOMO DI NEVE

Written by MACHINEGUNB

Il detective Harry Hole (M. Fassbender) e la sua squadra sono incaricati di investigare su una serie di omicidi di donne avvenuti nella città di Oslo durante la prima nevicata dell’anno; Hole scopre interessanti collegamenti con alcuni casi irrisolti risalenti a diversi anni fa e questo lo porta a tracciare il profilo di un serial killer. Con l’aiuto della giovane e brillante recluta, Katrine Bratt (R. Ferguson) il poliziotto dovrà risolvere il mistero nascosto dietro a queste frequenti sparizioni. Malgrado le ottime premesse date da panorami mozzafiato, fotografia suggestiva, attori capaci e un regista di tutto rispetto, Thomas Alfredson,  che ha firmato l’ottimo Lasciami Entrare (2008), il film non decolla. Come afferma G. Niola su BadTaste.it.

Foto 1

“… un film di indagini e omicidi non è mai davvero su indagini e omicidi ma su chi compie queste indagini, è sull’ineffabile abilità di uno Sherlock o sui problemi insormontabili di Marlowe o le piccole stranezze di Colombo.”

Il protagonista Harry Hole è solo tracciato molto vagamente in questo film, beve ma non sappiamo perché, la sua relazione è finita e non sappiamo cosa sia successo, ha un passato di cui non sappiamo nulla, risolve i casi e non sappiamo come, ama la musica e non sappiamo quale, e potrei proseguire ancora ma arriverei sempre al solito punto, il film non ce lo mostra adeguatamente, e sicuramente il materiale su di lui non manca poiché il romanzo L’Uomo di Neve(Snømannen, Jo Nesbø, 2007)  è il settimo romanzo della serie che ha come protagonista Harry Hole, scoprirete di più su di lui leggendo Wikipedia (come ad esempio la sua apparente somiglianza fisica con Fassbender).

Foto 2

La scrittura di questo film dunque ha degli evidenti limiti e lascia troppe cose al caso, ad esempio la presenza quasi fissa in casa di Hole del losco tizio della disinfestazione, chi è? Perchè ci è stato mostrato? Eppure il bello della narrazione di Alfredson è questa sorta di immobilità, questo suo prendersi il tempo necessario, questi tempi dilatati in genere dovrebbero aiutare a delineare l’animo dei personaggi, e a descrivere la lenta progressione delle indagini ma la pazienza in questo film viene impiegata a favore del nulla, questo tempo viene perso in inquadrature e silenzi che non portano a nulla.

Foto 3

Tutta questa strana staticità finisce persino col togliere comprensibilità all’azione, peccato però, poteva essere un buon film, di positivo c’è che mi ha fatto venire voglia di leggere il libro.

MACHINEGUNB