SOGNATORI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI
di MARINA MARUCCI ♦
Quello che stiamo vivendo è veramente un momento complicato. La nostra generazione, parlo dei sessanta/settantenni di oggi, ha vissuto un periodo storico irripetibile .
Le nazioni Europee da più di settanta anni, per fortuna, non sono più in guerra tra loro, e questo ha assicurato alla popolazione nata dopo il II° conflitto mondiale, un miglioramento delle condizioni di vita che i nostri genitori, addirittura i nostri nonni, non avrebbero neppure sperato.
Dopo il boom economico, il consumismo, il sessantotto, gli anni di Piombo, le stragi terroristiche, l’assassinio di Aldo Moro, gli attentati di Mafia, gli anni novanta spensierati e felici, l’avvento di Berlusconi, ora il Movimento cinque stelle e la trattativa Stato Mafia, mi ritrovo a riflettere sul futuro della nostra amata Italia.
Sono e mi sento Italiana e condivido la creatività e la fantasia che ci appartiene da sempre ed esprime la parte migliore del nostro popolo.
Non voglio fare qui una analisi storica, né sociologica degli ultimi anni, non ne sono capace né mi interessa farlo, però vorrei sottolineare e proporre alcuni temi che in questi giorni di riflessione, mi stanno particolarmente a cuore.
Un grande amico e mentore, il Prof. Stefano D’Anna Rettore dell’università “EUROPEAN SCHOOL OF ECONOMICS“ con sedi a Londra, Madrid, New York, Firenze, Milano e Roma, dove mio figlio ha conseguito la Laurea, afferma nel suo libro del 2002 “LA SCUOLA DEGLI DEI”:
“Per cambiare il proprio destino, un uomo o una donna, devono affrontare una Rivoluzione del pensiero: abbandonare obsoleti schemi mentali, sovvertire convinzioni ed idee di seconda mano. Solo l’individuo può farlo. Solo l’individuo può abbattere la tirannia della sua immaginazione negativa che ha fatto del Sogno il suo rovescio: una preghiera di sventura che produce incubi e distopie.
Per una società, per un paese, la differenza tra progresso e decadenza, tra l’essere liberi e l’essere schiavi, progredire o scomparire è sempre stata marcata da uomini e donne con un sogno, i cosiddetti Leader “visionari”.
Come affermavo, nel mio precedente intervento a commento dell’articolo di Nicola Porro: “Il doppio Populismo e la sinistra che non c’è” sottolineo di nuovo, che è da noi che bisogna ripartire.
Il libro citato parla dei nostri sogni, ma non intesi come esperienza notturna del nostro sub-inconscio, ma come l’avventura più grande che l’umanità possa immaginare: la conquista della propria integrità, del suo paradiso perduto.
Lo so che parlare in questi termini è impensabile e forse anche provocatorio, ma in tempi così bui ci vuole un po’ di coraggio!
La realizzazione dei Sogni dovrebbe essere l’obiettivo della vita, e noi, nel ruolo di genitori ed educatori, dovremmo insegnarlo ai nostri figli e alle generazioni future.
E’ vero, tale affermazione denota una sorta di ingenuità che traduco, non nel senso di dire idiozie, ma nella disposizione d’animo di chi non concepisce nel prossimo malizia od inganno. Rivendico quindi il diritto di usare la parola SOGNO e coniugare il verbo SOGNARE con credito e fiducia.
La ricerca di una integrità a tutto tondo, di una compattezza morale, intesa come espressione dell’interiorità, che risponde alle nostre aspettative è l’elemento stimolante che dona speranza.
Le giovani generazioni, in virtù dell’appiattimento non solo culturale, ma dovuto anche dalle limitazioni imposte da un becero pragmatismo, spesso non riconoscono più la possibilità che si realizzino le loro aspettative, quale scintilla primaria dell’ esistenza. Ecco perché a mio parere, l’ ideologia di una sinistra sempre più svilita, oggi non è più ricevibile dalle giovani generazioni: oltre a non riconoscere i nuovi bisogni dell’individuo, tanto vituperato, ma mai così in auge, non indica vie nuove e rivoluzionarie da percorrere .
Con Facebook , Instagram etc, il soggetto celebra se stesso in modo sfrenato, mettendosi in vetrina, ma nello stesso tempo si nega, costretto ad una brutale omologazione dalle affermazioni del tipo: “Se sei diverso, sei fuori “.
Ognuno è antagonista di qualcun’altro: questo è diventato un valore.
Viviamo nella “società liquida“ dell’apparire a tutti i costi, come scrive Zygmunt Bauman.
Ecco perchè a mio parere è importante istituire un “Cenacolo del confronto” non solo via web, ma prendere ad esempio le Università dell’antica Grecia, che nella loro modernità ancora ci parlano.
Sollecitare interventi, sollevare dibattiti, può sembrare datato, visto che la partecipazione oggi si limita solo ad un “clik“ o un “mi piace”, ma personalmente credo che il dialogo tra individui maschi e femmine, con le loro diversità, possa aiutare, almeno a sollevarci da un disperato isolamento.
Non ho nessuna ricetta salvifica, né risposte risolutive, pongo all’ attenzione soltanto le mie piccole riflessioni, giocando con la famosa frase di Karl Marx citata quale titolo dell’articolo, sperando di non aver urtato nessuno, per aver toccato gli Dei.
MARINA MARUCCI
Ciao Marina, siamo più o meno coetanei e probabilmenta nel corso degli anni abbiamo avuto gli stesi sogni. Pensa… mi ero anche fato convincere che, tempo 5 o 10 anni. l’Italia sarebbe stata “rossa”. Il tempo è passato e tanti sogni con lui…. Con l’età i sogni hanno lasciato il posto all’essere. Ripensandoci forse c’è stato per me un messaggio, uno di quelli che arrivano nel profondo senza che te ne accorgi, un messaggio che mi ha fatto capire come il “futuro” il “sogno” siano prerogativa di chi ci seguirà… per noi è dato di vivere il presente attualizzando il nostro “sogno”. In soldoni si tratta di sognare la giustizia essendo giusti, sognare un ambiente sano e pulito con i comportamenti virtuosi, sognar una civiltà “onesta” essendolo noi stessi e senza sconti. Voglio dire che pur avendo ogni diritto di sognare, occorre che questo diritto lo legittimiamo nell’azione presente. Poterlo fare assieme sarebbe bellissimo, ma ahimè, pare sia molto difficile di questi tempi, in tempi nei quali siamo occupati a fare i tifosi, a fare i professori, i leoni da tastiera, i portabandiere e i portaborse, oppure i promotori di noi stessi. Il sogno da sognare è quello che si concretizza giorno per giornonon quello che prevede la rivoluzione dello stato sociale, ma un mondo migliore fatto di piccoli grandi atti, dallo smettere di fumare alla stretta di mano con chi la pensa diversamente da te, dal fare un passo in dietro al rendersi disponibile per un percorso comune, dal riconoscere i propri difetti, le proprie “vergogne” al non fare un muro dei limiti e difetti altrui. Ecco, vivere il presente aiuta molto a sognare. Sincertamente debbo dire che ogni qual volta ho fatto qualche cosa di buono, sono andato a dormire contento ed ho sognato sogni bellissimi. Attenzione però a non ignorare la realtà delle cose, è indispensabile afferrarla, cercare di comprenderla per potersi rapportare con essa. Credo che i sogni si legittimano con atti concreti e reali nella chiarezza del contesto. Lavorare per un sogno significa compiere atti “concreti”, ma ripeto bisogna farlo assieme. Sono certo di molte poche cose, ma credo di non sbagliare nel dire che da soli non si costruisce nulla e tanto meno i sogni. Chi non sogna in compagnia è un ladro o una spia.
"Mi piace""Mi piace"
…l’utopia sta all’orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Faccio dieci passi e l’orizzonte si allontana di dieci passi. Per quanto cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? A questo: serve a camminare…
Eduardo Galeano
"Mi piace"Piace a 1 persona
Molti si angustiano e demordono dai loro sforzi per la frustrazione di non raggiungere l’obiettivo. Se capissero che l’obiettivo non è una cosa da raggiungere ma la freccia che indica il cammino.. Raggiungere la meta produce certo soddisfazione e autostima, ma pone presto la necessità di un’altro traguardo da raggiungere. La profonda necessità è che l’uomo cammini, sempre, senza soluzione di continuità, pena il sentirsi inutile e quindi morto. Anche il fallimento poi non è così negativo se propone un altro destino.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Pochi si pongono queste domande. E’ già un miracolo, o quasi , trovare , vicino a sé, qualcuno con cui confrontarsi su questi temi. Forse dovremmo anche organizzare, ogni tanto, delle ” cene sociali” , magari facendo cucinare i ” gastronomi ” del gruppo. Per parlarci fuori dal web…
"Mi piace"Piace a 1 persona
Chi non cucina in compagnia…. è un ladro o una spia. 🙂 però non pulisco!!! 🙂
Comunque molto volentieri!!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie. Grazie di aver risposto, anche se in pochi, ma spero che nei giorni futuri gli interventi scritti siano numerosi.
E’ vero, l’utopia è servita a far camminare almeno le generazione passate! Oggi la trovo più complessa da proporre, se configurata come ideologia. Trovo invece molto attuale quando si afferma che dobbiamo tradurre in fatti quotidiani il nostro “credo”, con l’esempio, la conduzione di una vita coerente con i nostri valori, partendo appunto da noi stessi. Gli altri sono importanti , il confronto è indispensabile, organizziamo “cenacoli” , sulla base di una integrità che solo l’individuo può rappresentare.
Marina Marucci
"Mi piace"Piace a 1 persona