INSIDIOUS

a cura di PIERO PACCHIAROTTI 
ITFF grazie alla preziosa collaborazione con “Recensioni FILM”  presenta la recensione del film:       INSIDIOUS

 

Written by MACHINEGUNB

Insidious 4: L’ultima chiave è il sequel di Insidious 3 – L’inizio (L. Whannell, 2015), che a sua volta fungeva da prequel dei primi due episodi, Insidious (J. Wan, 2010) ed Insidious 2 – Oltre i confini del male (J. Wan, 2013). Questo capitolo ci mostra le origini della medium protagonista, Elise, e della sua infanzia nel New Mexico. La storia comincia proprio da lei e dalla chiamata di un uomo che si è trasferito nella sua casa d’infanzia, spaventato da presenze e da voci che Elise non fatica a riconoscere; questo la spingerà a tornare lì e ad affrontare i suoi demoni.

Foto 1

Questo capitolo si distingue dagli altri poiché mette in gioco un elemento nuovo, ovvero quello della realtà, ci spaventa non solo con il soprannaturale ma anche con l’esistente, infatti qui, per la prima volta, la veggente non è la persona meno spaventata, anzi, vive la paura del confronto con persone reali, che l’hanno fatta soffrire e l’hanno allontanata e non cercata per questo suo essere “speciale”. Il film rimane comunque molto allineato al resto della saga con i classici jumpscare, il canonico viaggio nell’aldilà, le già viste metafore della luce e le lanterne usate come guida per tornare nella nostra dimensione terrena e quel paio di gag umoristiche di Specs e Tucker. Nulla di nuovo dunque, ma nemmeno quella possibile schifezza che rischiava di essere. Adam Robitel, regista del quale non ho visto nulla, opta per una regia di maniera, di grande dignità ma di poche trovate se non la già sdoganatassima ripresa in modalità notturna con telecamere “amatoriali” delle quali la medium si serve per filmare ciò che vede nelle stanze a rischio mentre gli assistenti vegliano su di lei a distanza di sicurezza, espediente al sapore di Paranolmal Activity (O. Peli, 2007) del quale sentivamo poco la mancanza.

Foto 2

Se volessi confrontarlo con l’ultimo horror di casa Blumhouse, Auguri per la tua Morte, direi che è decisamente meno interessante anche se è molto diverso, per la sua connotazione leggermente più adulta, per il suo rapporto con il demoniaco e per i vincoli rigidi che gli imponevano una certa coerenza con il resto della saga. Un po’ deboluccio anche il mostro di turno, anzi piano, più efficace di Lipstick Face Demon (eccolo qua, una specie di Sith pazzo con qualche problema odontoiatrico che troviamo su Insidious ed Insidious 3 – L’inizio):

Foto 3

Ma meno efficace di Parker Crane (una delle creature più inquietanti del cinema che ci ha terrorizzato su tutti e tre gli Insidious precedenti rivediamolo con piacere).

Foto 4

Non vi rovinerò la sorpresa pubblicando immagini di questa nuova creatura, anche se è parzialmente mostrata nella locandina, con le sue belle dita a forma di chiavi dalla dubbia utilità; spontaneo chiedersi “Ma che devi aprì?” dato che se la gira indisturbato tra dimensioni e menti tormentando l’esistenza di ogni malcapitato e l’unica possibile funzione di ste maledette chiavi potrebbe essere quella di salvare la vita a me quando puntualmente mi chiudo fuori nei giorni festivi e poi devo vendere l’anima all’unico fabbro di cuore che accetta di aiutarmi. Ad ogni modo un film che, come dicono i ggggiovani, “ci sta”, non annoia e, come ho già detto, gioca molto sul concetto che c’è da avere più paura dei vivi che dei morti, godibile per chi ha seguito la saga ma anche per chi ha voglia di un buon horror da sabato sera.

MACHINEGUNB