SANTUARIO MADONNA DELLE GRAZIE
di STEFANO CERVARELLI ♦
Alle spalle del paese di Allumiere, verso nord, si alza un monte che supera i 600 metri: è Monte Roncone. Meglio conosciuto, nel linguaggio comune, come Monte delle Grazie.
In prossimità della vetta c’è un pianoro dal quale si gode una vista meravigliosa sulla campagna sottostante e sul mare dove, nelle giornate limpide, appare nitida l’Isola del Giglio. Su questa terrazza, con la facciata rivolta ad occidente, c’è una piccola chiesa senza grandi pretese, nella quale si venera un Santo Simulacro di Maria SS.MA dal titolo di Madonna delle Grazie.
Questo santuario ed il relativo eremo, collocati in mezzo ai castagneti in un’oasi di pace, hanno una storia relativamente breve, che si ricollega, in un certo modo, alla storia della Madonna di Cibona.
Quegli amici che hanno avuto la bontà di seguire le mie umili narrazioni delle vicende storiche dei Santuari Mariani, collocati tra i Monti della Tolfa, ricorderanno P. Zenobi Simoni da Pescia, eremita del Monte Senario, che fu uno dei primi due padri giunti a Cibona.
Ricorderanno anche come egli, a causa della malattia che lo colse per le disagevoli condizioni in cui viveva, fu costretto per curarsi a tornare al suo Monte Senario; una volta ristabilitosi però volle tornare alla cappella di Cibona.
Qui nel frattempo le cose erano cambiate: la chiesa era stata ultimata e vi era stata traslocata la S. Immagine miracolosa. Quattro sacerdoti ed altrettanti laici prestavano il loro servizio nella nuova chiesa.
Padre Zenobi, sollevato quindi da un buon carico di lavoro, si mise girare ed esplorare luoghi limitrofi alla ricerca di un sito tranquillo dove lui ed i suoi confratelli potessero ritirarsi per l’assoluta preghiera e contemplazione.
Seguendo alcune indicazioni un giorno prese la strada che saliva su Monte Roncone. Giunto nello spiazzo prima descritto, rimase colpito dalla bellezza solitaria del posto. Ottenuto il beneplacito dagli appaltatori delle miniere (di questo parlerò più avanti) Padre Zenobi si mise al lavoro per edificare delle piccole stanze per gli eremiti e un’edicola in onore di Maria Santissima. Era circa l’anno 1650.
Ma perché i padri cibonesi avvertivano il bisogno di un eremo così remoto quando avevano a disposizione la Chiesa di Cibona?
Bisogna ricordare che essi, per statuto, appartenevano ad un ordine eremita che a suo tempo si era ritirato sul Monte Senario proprio per condurre una vita ascetica, dedicata al divino servizio, alla preghiera e alla contemplazione.
Nelle faccende richieste dal loro servizio presso Cibona non avevano spazio e tempo per assolvere alla loro primaria missione; da qui la necessità, il desiderio di trovare un posto dove poterla adempiere.
La custodia della chiesa e dell’eremo era svolta a turno dai padri che provvedano anche alla cura dell’orto che avevano creato nelle vicinanze e che, in seguito, si sarebbe trasformato in campo santo.
Uno di questi padri, fra’ Giovanni M. Marino Delle Valli- del quale avremo occasione di parlare in seguito -raccogliendo e conservando elemosine e donazioni ricevute nel tempo, riuscì ad erigere una chiesa più grande ed ampliare l’eremo; nel 1710, ricevuto il beneplacito dal Vescovo di Sutri, provvide a trasferire il simulacro della Vergine dalla primitiva cappella alla nuova chiesa tra le acclamazioni di una moltitudine di persone.
Veniamo adesso a quanto accennato prima a proposito degli appaltatori.
Il cantiere delle miniere di allume, che si trovava originariamente presso località La Bianca, era stato trasferito nella zona che comprendeva anche Monte Roncone, dove più tardi sorse il paese che proprio da questo minerale prese il nome: Allumiere.
Il complesso della chiesa era sorto grazie al beneplacito degli appaltatori delle miniere che esercitavano il loro diritto però solo pro-tempore, essendo, il fondo, di proprietà della Rev. Camera Apostolica che non era stata interpellata.
Poteva accadere, quindi, che un nuovo appaltatore potesse, per qualsiasi motivo, espellere i padri dai loro luoghi sul monte.
Al fine di scongiurare tale pericolo i padri cibonesi decisero di rivolgersi, con dovuta istanza, al trono pontificio chiedendo, umilmente, di essere confermati nel possesso della chiesa e dell’eremo.
Sull’apostolico trono sedeva in quel tempo Papa Clemente XI. Ricevuta l’istanza, dette incarico alla Congregazione dei Vescovi di esaminarla. Questi, a loro volta, si rivolsero al Vescovo di Sutri per avere una puntuale informativa.
Il prelato, per soddisfare tale richiesta, ed esprimere anche un suo necessario parere, interpellò il Capitolo della Chiesa Collegiata di S. Egidio in Tolfa.
Il Capitolo si espresse favorevolmente e quindi, per ordine dello stesso Vescovo, vennero compilati gli atti necessari alla Sacra Congregazione sulla cui seguente relazione favorevole, il S. Padre accordò la grazia richiesta.
Il 14 giugno 1721 il Vescovo di Sutri, Mons. Vincenzo Vecchiarelli, inviò a Cibona due suoi incaricati per dare lettura ai padri del decreto, dell’atto esecutoriale e delle condizioni apposte alla grazia elargita.
Quindi tutti i convenuti si recarono verso l’eremitorio per compiere l’atto formale di immissione in possesso dell’eremo della Chiesa delle Grazie.
Da quel giorno quel luogo è sempre appartenuto ai PP. eremiti del Senario fino a quando sono esistiti.
Al loro posto subentrarono i PP Serviti; mentre i primi tenevano a custodia dei luoghi sempre un religioso, i secondi preferirono affidare questo incarico ad un laico, che vi dimorava in abito di eremita.
L’eremo e la chiesa, poco prima del 1850, passarono di proprietà del Municipio di Allumiere, che era stato dichiarato tale da Papa Leone XII nell’anno 1826.
La Madonna delle Grazie è oggetto di grande venerazione per gli abitanti di Allumiere e dei centri vicini, da dove numerosi fedeli accorrono alla chiesa in occasione di solennità religiose.
Queste celebrazioni iniziarono già con i Padri di Cibona che festeggiavano con grande solennità la Natività di Maria SS.ma: festa che continuò con i Padri Serviti per i quali l’otto settembre era un data importantissima in quanto il loro ordine aveva preso forma regolare proprio in quel giorno. Ancora oggi la Festa della Madonna delle Grazie è tra le più importanti sul territorio: una festa che unisce fede e tradizioni popolari, che dura tutta la settimana, culminando nella notte della Vigilia dell’8 settembre, quando il Santuario, fino all’alba, è meta di pellegrini che arrivano fin lassù a piedi anche da Tolfa e da Civitavecchia.
La chiesa è piccola, semplice, ma accogliente. Nel corso degli anni, insieme all’eremo, ha avuto restauri ed ampliamenti per poi essere proclamata nel 1984 Santuario Diocesano. All’interno vi è un solo altare, sopra il quale in apposita nicchia è collocato il Devoto Simulacro della Vergine.
La statua, in terracotta, rivestita di un manto celeste, ha sul capo una corona deposta dal Beato Papa Giovanni Paolo II in occasione della sua visita pastorale il 19 marzo 1987. Sul braccio sinistro la Madonna sostiene suo Figlio.
Nel santuario ci si trova sempre qualcuno raccolto in preghiera nella pace che questo posto emana.
Una parte dell’area alle spalle della chiesa originariamente destinata all’orto dell’eremita, poi dal 1872 al 1883 in campo santo, venne successivamente dichiarata “Parco della Rimembranza” a memoria dei caduti di Allumiere nelle due guerre mondiali. Foto di giovani su piccole lapidi sono disposte in aiuole rialzate tra vialetti alberati.

Parco della Rimembranza
Un’altissima rupe, ricoperta di vegetazione, protegge la chiesa da venti di tramontana. In vetta è collocata una grande statua di Cristo con le braccia allargate con davanti una croce che la notte viene illuminata.
Nel piazzale sottostante è stata ricavata una chiesa all’aperto con altare e panche in pietra. Vi vengono celebrate le Messe nella stagione estiva e nella notte dell’otto settembre.
Ai piedi di questo umile altare ha voluto essere sepolto Mons. Carlo Chenis, indimenticato Vescovo della nostra diocesi.
Immaginereste mai che in luogo del genere potesse essere avvenuto un omicidio? Invece è successo, ma lo spazio è finito, ne riparleremo la prossima volta.

Tomba di Mons.Carlo Chenis
STEFANO CERVARELLI
In copertina l’interno della chiesa