Le lacrime di Trump
di PIERO ALESSI ♦
La premessa è che considero, e senza appello, Bashar al-Assad , attuale Presidente della Siria, un tiranno che ha condotto il suo Paese dentro una guerra civile, che dura ormai da circa sette anni, e che ha provocato morti che si contano a decine di migliaia. Nell’ultimo terribile episodio, relativo al bombardamento nella provincia siriana di Idib, si è fatto uso di gas e le immagini della morte, tra indicibili sofferenze, di oltre settanta civili innocenti, tra cui molti bambini, hanno riempito di orrore i nostri occhi. Penso che la rimozione di al-Assad andrebbe a beneficio delle sempre meno solide speranze di pace in un area medio-orientale, che rappresenta un crocevia di interessi economici nel quale si inseriscono, spesso artatamente, conflitti religiosi, per lo più interni all’Islam. Il resto del mondo è solo apparentemente lontano. In realtà in quell’area vi sono interessi diretti ed indiretti dell’Arabia Saudita, dell’Iran, del Libano dello Stato d’Israele. E, indubbiamente non per ragioni umanitarie, l’interesse delle grandi potenze si fa sentire in quello scacchiere, per il tramite di una complessa ed articolata politica diplomatica, quando non con aperte interferenze di carattere economico, politico e militare.
Ora, Trump, Presidente degli USA, si è commosso di fronte all’orrore dei bambini gassati; quei corpicini in preda alle convulsioni lo hanno spinto a cambiare la propria posizione di sostegno al regime di al-Assad e nella notte di venerdì 7 Aprile 2017 ha deciso di intervenire, come atto ritorsivo e unilaterale, senza alcuna autorizzazione da parte dell’ONU, lanciando 59 missili tomahawk su di una base aerea siriana.
Le promesse della campagna elettorale dell’attuale Presidente americano iniziano a concretizzarsi. Lasciamo da parte la retorica. Mi risulta difficile credere alle lacrime di Trump. Ma anche fossero autentiche, mi chiedo perché non versi altrettante lacrime per tutti coloro che sul pianeta, e tra essi, come di solito, moltissimi bambini, muoiono di stenti per le malattie, la fame, la sete e per i molti conflitti in giro per il mondo. Che dire dei bambini palestinesi; non meritano qualche lacrima? Ma senza prendere l’aereo, e spostarsi dalla sua aurea residenza, perché non si commuove di fronte ai tanti poveri del suo stesso Paese e di tanta miseria che si accumula agli angoli delle strade, anche delle prospere città dei paesi sviluppati?
La realtà che mi pare di intravedere è quella di una irresponsabile prova muscolare tra le grandi potenze che non porterà nulla di buono per il mondo. Ancora una volta l’America si propone come un gendarme planetario certificando il fallimento dell’ONU e della diplomazia internazionale. Fino a quando e in che misura altri attori, dotati di ego non inferiore a quello di Trump e di altrettanti interessi economici, subiranno le politiche da super potenza degli Stati Uniti? E se le reazioni fossero altrettanto irresponsabili e scomposte? E se a causa di azioni e reazioni ci si trovasse dentro una escalation militare dagli esiti imprevedibili ma comunque drammatici? Quando la parola la prendono le armi e i tentativi di dialogo e composizione si mettono da parte si aprono scenari rischiosi. Avverto l’assenza di un movimento pacifista, non strumentalmente di parte, che ponga, con forza e determinazione agli Stati l’esigenza che sia la pace il bene supremo da difendere. Non parlo di un pacifismo che copra con un sostanziale immobilismo ogni azione che venga perpetrata ai danni dell’umanità. Parlo di un movimento popolare che chieda nuove regole all’ONU affinché il suo ruolo non debba subire delegittimazioni da iniziative unilaterali, che abbia autorevolezza e soprattutto nel quale non siano consentiti veti che ne paralizzino l’azione. In questo scenario vi è un ruolo che l’Europa può e deve svolgere. L’Europa deve rafforzare le proprie istituzioni. Altro che dare fiato a movimenti “sovranisti” che vorrebbero riportarci a divisioni nazionali; a quelle stesse divisioni che alimentarono le grandi e sanguinarie guerre del ‘900. L’Europa deve essere un continente forte e coeso che parli di pace, di diritti, di libertà, di uguaglianza e di democrazia. L’errore sarebbe lasciarsi ingannare da propagande tese a sminuire gli effetti di interventi militari. Si parla di iniziative mirate, contenute, senza vittime, solo dimostrative e via discorrendo. Non è uno di quei film di azione, di pessima fattura; è realtà storica. Quelli che vengono lanciati sono missili e quando arrivano a segno compiono distruzioni.
Trump ha rivolto un appello al mondo perché si unisca per battere il terrorismo. Nulla da eccepire, ma quanto sarebbe degno di maggiore nota e di merito se lanciasse un appello al mondo affinché si unisca per battere la miseria, la fame, per difendere l’ecosistema del pianeta e per affermare la pace.
Trump asciughi dunque le sue lacrime e ponga le straordinarie risorse impiegate per la guerra e quelle che si vogliono destinare a nuovi armamenti, per migliorare le condizioni di vita di milioni di uomini.
PIERO ALESSI
Siamo abituati a pensare in termini di buoni e cattivi, ciò porta anche i migliori a scadere nella tifoseria ed a perdere la luce della verità. Dovremmo iniziare a pensare in termini di colpevoli e innocenti, di vittime e aguzzini. Allora riusciremo forse a capire che nell’essere vittima non c’è differenza di pelle o cultura, poichè li accomuna l’essere oppressi. Lo stesso per gli oppressori accomunati dall’essere portatori di interessi e potere. Le vittime sono quei civili ed innocenti che muoiono sotto le bombe, non conta che vengano dal cielo o da un’auto bomba. Purtroppo ancora c’è troppa gente che pensa che si è degni d’essere colpiti solo per il fatto di essere americani o islamici, ebrei o palestinesi. Purtroppo c’è ancora troppa gente che crede che si facciano le guerre per esportare civiltà. A scuola, quando la maestra non c’era, tiravo una riga sulla lavagna e segnavo i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, cambiamo modo di pensare, in questo mondo travagliato, dovremmo pensare in termini di vittime e carnefici, e non solo ragionando di guerre, ma anche ragionando di lavoro, mercato ecc… Penso che questa mutazione genetica non la vedrò mai, ma allora dobbiamo adattarci? Arrenderci all’inevitabile?
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Stimo Piero da sempre ed ho letto con interesse
Il suo intervento. Anche io considero Assad un
tiranno e l’intervento di Trump semplicemente
scellerato; però fatta questa premessa mi domando:
la nostra Europa coesa (compreso Gentiloni che più
furbescamente ha dato una botta al cerchio e una
alla botte) che dovrebbe esportare la pace, si è
schierata spudoratamente con Trump quasi che
abbia fatto un favore a prendere un’iniziativa che
nessuno avrebbe voluto prendere ma che in molti
in realtà volevano. Aggiungiamo il fatto che nel mondo
arabo non esiste democrazia (come la intendiamo noi)
basti pensare che in Arabia Saudita alle donne e’ ancora
vietato guidare l’auto ed hanno una sola donna regista
alla quale non hanno potuto impedire la professione perché
ormai troppo famosa nel mondo. Vogliamo invece parlare dell’Iran
dov’è il regista Keywan Karimi pur essendo a favore del
proprio regime e’ attualmente in carcere per aver filmato
la “primavera” iraniana voluta dai giovani che appoggiano
il proprio governo moderato , ma fatto imprigionare
dall’ala oltranzista? Conosco queste persone e questa realtà grazie
al festival che organizzo ed ho portato in città anche opere
siriane fatte uscire in gran segreto da quel paese che sarebbe interessante ripassare.
Ora la mia domanda e’probabilmente cinica ma precisa: e’
meglio avere (in quelle aree ancora non democratiche) un dittatore
che mantenga unita l’area pur con un numero limitato di morti,
oppure fare guerre farlocche come
con Saddam e Gheddafi che hanno destabilizzato l’intero medio
oriente creando anche questi flussi migratori biblici?
paradossalmente siamo noi stessi politicamente ridicoli perché
oggi si schierano apertamente contro i missili solo Salvini e i
5 stelle …… ovvero la politica si è rovesciata. Intanto i media
mandano le foto dei bimbi morenti …. e allora mi domando quanti
bambini sono morti in Iraq in Libia in Siria fino ad oggi; quanti senza
volto affogano fra Libia e Italia senza che interessi nessuno?
ho sempre pensato che se si interviene (oltre ai validi motivi)
occorre avere la soluzione già pronta per il dopo intervento,
abbiamo creato invece una guerra tutti contro tutti dove parec vincere
solo che sa speculare sulla situazione.
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