Decluttering: l’arte dell’essenziale
di ROSAMARIA SORGE ♦
Questa volta voglio parlarvi di qualcosa che non è architettura o urbanistica in senso stretto ma è una pratica salutare per recuperare il controllo su quello che ci circonda e che in tempi di crisi è diventato un nuovo lavoro per molti architetti, magari non ancora in Italia ma nei paesi anglosassoni si va affermando come nuova frontiera di occupazione; la parola con cui identifichiamo questa nuova attività si chiama “ Decluttering”. Se la cerchi in un vocabolario inglese non la trovi ma trovi clutter che significa “ disordine “ quindi decluterring significa liberarsi dal disordine cioè di fatto “ liberarsi del superfluo “. E’ una metodologia che si applica alle nostre abitazioni e a tutto quello che c’è dentro, mobili, oggetti, vestiti e ha due aspetti da considerare: puoi fare decluttering perché hai una casa molto disordinata o disorganizzata oppure perché hai deciso di iniziare una vita più semplice; nel primo caso ti può essere d’aiuto questa nuova figura professionale che prenderà per te quelle decisioni che ti sarebbe difficile prendere e ti condurrà in un viaggio divertente e creativo verso una semplicità riconquistata.
Alla fine scoprirai che a tutto questo corrisponderà una ritrovata serenità come se tu avessi anche in parallelo fatto decluttering di tutti quei pensieri non essenziali; esiste infatti un legame tra lo spazio che abitiamo e la nostra esistenza e se la nostra casa o lo spazio di lavoro non sono armonici, non esaltano e favoriscono le nostre qualità ed espressioni, i nostri spazi diventano delle barrire, degli impedimenti che spesso si contrappongono alle nostre aspirazioni e condizioni psicofisiche.
E allora come si inizia?
Si inizia facendo un giro della casa insieme a chi ci abita cercando di stabilire per ogni ambiente quali categorie di oggetti non sono più in sintonia con la persona: oggetti in cui non ci si riconosce più, che rappresentano un passato da dimenticare o che non sono usati da troppo tempo. Dopo questo primo sopralluogo si procede facendo le foto della situazione attuale per poterle poi confrontare con il dopo.
A questo punto ci sia arma di blocco notes e penna e stanza per stanza si procede per categorie; vestiti, , mobili, quadri, bigiotteria, borse, complementi di arredo,ceramiche, porcellane, collezioni,bomboniere, riviste, giornali e non si salvano nemmeno i libri etc…etc.
E’ opportuno procurarsi una serie di scatoloni e decidere oggetto per oggetto: possiamo buttare, regalare, anche vendere, ma tranne casi eccezionali non possiamo conservare in soffitta o cantina ammesso che ci siano o in un’altra stanza.
Allora detto così sembra tutto molto facile, ma nella realtà fare decluttering è come fare una seduta dal psicologo, costituisce infatti una vera seduta di analisi in quanto ogni cosa che sta in una stanza è stata acquistata portata in casa ed è strettamente connessa con la nostra persona sia in senso positivo che negativo; ogni oggetto, anche il più stupido e piccolo, rappresenta un momento della nostra vita e decidere di disfarsene è meno semplice di quel che sembra perché spesso significa rimettere in discussione se stessi. Fare decluttering vuol dire concedersi un nuovo inizio, e forse insieme agli oggetti in parallelo impariamo a liberarci anche di quei riferimenti e abitudini che non ci rappresentano più e che sono di ostacolo al nostro benessere fisico e spirituale, senza cadere nell’horror vacui ma riscoprendo una nuova energia per nuove avventure in tutti i campi.
ROSAMARIA SORGE
Scoprire ordine ed essenzialità nel quotidiano può essere una sorpresa, ma nel tempo, diviene un vero modus vivendi, qualcosa di salutistico. Quasi una filosofia. l’essenzialità riduce ad esempio lo spreco, la ridondanza e tutto viene sfruttato pienamente. Questo approccio, e magari Rosamaria mi conforterà su questo, provoca un innalzamento della qualità globale. Ciò che si mantiene, di cui non ci si libera, è sicuramente di miglior qualità rispetto a ciò di cui ci si libera, e quindi tutto diventa “migliore”. Sto scrivendo un libro “Negentropia in cucina” e chissà mai se lo terminerò, il tema è assai simile ed investe l’intero modo di vivere il cibo e la sua elaborazione e consumo, dalla spesa alla discarica. Alla fine per essere “migliori” e stare bene con se stessi.
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Peccato che ieri ti sei persa Oblomov, la totale antitesi del decluttering. Io in verità starei con Oblomov..
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