I FALLIMENTI DEL LIBERISMO
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Fratelli!
Liberatevi di tutti gli ostacoli. Rimuovete gli impedimenti. Abbattete gli orpelli. Che l’ordine rampolli come fresca sorgente senza che mano alcuna abbia a sovraintendere qualsivoglia marchingegno. La fratellanza attonita potrà meravigliarsi di un tale miracoloso evento. Come fitta nube la “catallassi”si poserà sulla terra stabilendo il suo verbo: il perseguimento dei fini personali, resi liberi di agire, attraverso l’altrui cooperazione nello scambio volontario, permetterà l’imprevisto, il risultato non voluto. Dai vizi privati sgorgheranno pubbliche virtù!
Sono concetti azzardati? Ebbene si sappia che non sono pochi coloro che, usando diversa prosa, glorificherebbero le meraviglie dell’ordine”spontaneo”.
Si può avere fiducia illimitata nei confronti di un ordine spontaneo?
La storia ci insegna di nutrire sospetto circa l’uso del predicato “illimitatezza” rivolto alle questioni di fede, in particolar modo quando si tratta di fede laica. La libertè tanto invocata può non determinare l’egalitè e può dar luogo ad una fraternitè molto parziale, anzi, interessata ad essere “particolarmente parziale”.
Tuttavia, il lettore che per suo istinto ha in sospetto ogni invocazione all’ordine spontaneo e avverte il pericolo di un eccesso di liberismo nell’economia potrebbe certo richiamarsi ai valori dell’etica e della religione e della la politica egualitaria. Ma il risultato non farebbe presa nel dominio dell’economia. L’economia si combatte con l’economia.
Dunque, come ingaggiare la lotta? Come avversare il liberismo in modo valido rimanendo nell’ambito della scienza economica? La teoria ci fornisce argomenti diversi, elaborati in momenti diversi, da autori diversi.
Il catalogo è questo!
Primo. Il mercato della libera concorrenza, riesce, è vero, a raggiungere una efficienza da “ottimo Paretiano” che, come detto nel precedente articolo, è il metro più vigoroso esibito dal liberismo per garantire efficienza. Ma, non sempre il mercato riesce a garantire la concorrenza perfetta. In presenza di condizioni monopolistiche e oligopolistiche si assiste ad una quantità di produzione inferiore o ad un prezzo superiore rispetto a quanto si avrebbe in presenza di equilibrio perfettamente competitivo.
Secondo. In presenza di inquinamento prodotto da imprese il costo “privato” di produzione risulta essere inferiore al costo “sociale”cioè al costo che il cittadino paga: costo di produzione + costo dell’inquinamento.
In altri termini, l’impresa inquinante scarica sulla società civile il costo che essa dovrebbe sostenere per evitare il danno ambientale. L’impresa provoca una “diseconomia esterna”ed il solo modo per aggiustare il tutto è quello di costringere l’impresa ad “internalizzare” il costo ( il caso Civitavecchia-ENEL). Il verbo usato ( costringere) ci informa che il libero mercato non conduce ad un assestamento spontaneo. La libertà assoluta non conduce, ipso facto, a condizioni di efficienza Pareto-ottimali!
Terzo. Non sembra reale asserire che il prezzo “catturi” l’informazione necessaria avviando il sistema all’equilibrio efficiente. Esistono, cioè, disturbi che impediscono l’ottimizzazione. La razionalità limitata degli operatori esistenti sul mercato rende spesso il mercato stesso ben lontano dal luogo geometrico del perfetto calcolo razionale. Inoltre, l’informazione è ben lungi dallo scorrere in modo fluido. Esistono, in molte situazioni, “asimmetrie informative” tra il produttore e il consumatore a svantaggio di quest’ultimo. L’esistenza di una asimmetria del genere può rendere la situazione adatta al sorgere di comportamenti scorretti e di opportunismi. Fra le patologie più eclatanti che nascono quando l’informazione è asimmetrica si annoverano: la “selezione avversa” e l’ “azzardo morale”. Per capire meglio: la banca che vende titoli e tace sulla loro entità. Tra banca e cliente c’è una “asimmetria” colossale. Il cliente ha razionalità limitata ed Il rischio di “azzardo morale” è elevato ( Civitavecchia conosce bene il problema, ampiamente evidenziato dai giornali negli ultimi mesi).
Quarto. Conosciamo il grande teorema liberista: se ogni singolo soggetto ottiene il miglior risultato per se stesso allora anche il sistema ottiene il risultato maggiore.
Ebbene, non è così. La teoria dei giochi dimostra che il teorema può essere falsificato. Evitiamo complicazioni rigorose e veniamo al nocciolo della questione. In presenza di informazioni incomplete gli operatori non attuano fra di loro “giochi cooperativi”. Se lo facessero riuscirebbero a raggiungere un equilibrio ottimale per ciascuno ed ottimale per il sistema. Ma non conoscendo le mosse dell’avversario il gioco non sarà mai cooperativo e la diffidenza condurrà ad un equilibrio che “non è un ottimo Paretiano. Dunque, non è vero che se ciascun componente fa ciò che è meglio per sé si giunga ad un equilibrio di efficienza.
Il cardine fondamentale del liberismo è, così, contrastato. L’equilibrio che si raggiunge (equilibrio di Nash) è un punto di non efficienza collettiva, non è Pareto-ottimale!
In sintesi, utilizzando argomenti economici ( quelli che abbiamo elencato possono andare sotto il nome di ”fallimenti del mercato”) la teoria ha potuto dimostrare che il mondo appare più complesso del paradiso descritto dal liberismo. Non è vero che dai vizi privati (ognuno mira al proprio tornaconto) scaturiscono magicamente mani invisibili che conducono a pubbliche virtù.
Deregolamentando tutto, rendendo il mercato libero in assoluto ( come si sta facendo da anni) possono scaturire “vizi pubblici”(disoccupazione, disuguaglianze enormi, anarchia normativa, trilemmi risolti in modo non soddisfacente ed altro ancora).
CARLO ALBERTO FALZETTI
Condivido l’analisi di Carlo per quel poco che so di economia e ho sempre pensato che la frase ” il mercato si regola da se ” è falso ed è follia. Penso che dal liberismo siano stati sedotti anche quei gruppi che invece avevano un passato diverso senza che questo fosse necessariamente statalismo o protezionismo e che visto i risultati sarebbe il caso per superare quello che Carlo chiama il trilemma introdurre un ‘altro sistema che permetta di risolvere il problema, ma questo sistema lo si introduce solo con il coraggio e la fantasia ( senza allusioni alcune)
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Il mercato si regolerebbe da se, forse ed ammesso e non concesso, se fosse realmente libero. Ma la realtà dei fatti ci dice che libero non è, sia perchè ci sono organismi internazionali che in qualche modo lo regolano, WTO, per dirne uno, ma ce ne sono molti altri. Poi ci sono i grandi cartelli, le multinazionali che dettano spesso le regole più o meno direttamente. E poi ci sono le regole e le condizioni che sono assai diverse da paese a paese e ciò rende la libera competizione qualcosa sulla quale “sorridere”. Ho idea che l’idea di “liberismo” oggi sia più intesa come l’idea di una economia senza etica, quella nella quale ognuno può utilizzare senza remore le proprie armi, non, quindi, in un mercato di libera concorrenza, ma più propriamente in un teatro di guerra nel quale il più forte sopraffà il più debole. La giurisprudenza, se non erro, prova a condannare forme di concorrenza sleale, correggetemi nel caso, ad esempio condanna fenomeni come il “dumping” , “aggiotaggio” ecc.. vado a memoria.
A mio avviso, la riduzione delle garanzie del lavoro è qualcosa che va nel senso del liberismo, del lato oscuro, del mercato. Possiamo forse dire che il liberismo è il lato oscuro della libertà.
Certo è che le ricorrenti crisi economiche stanno a significare che le economie di libero mercato sono ben lungi dal produrre equilibrio e benessere diffuso. Spesso producono veri e propri conflitti bellici. Mi vien da dire che il mercato è libero un par de……………
Il libero mercato è una utopia, una bugia, il liberismo invece è una certezza e lo vediamo tutti i giorni, purtroppo.
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