Sguardi sulla città 2°: Civitavecchia senza ossigeno
di ERMANNO MENCARELLI ♦
Identificare la nostra Città con i suoi scorci senza anima , privi di quell’ “ossigeno” vitale rappresentato dalla propria cultura e quindi dalla propria storia , appare in questi giorni pre natalizi, come la tessera mancante che lega i luoghi agli abitanti, gli spazi ai cittadini . Dopo aver intrecciato similitudini tra i frammenti di Città con l’indagine acuta di un grande fotografo come Franco Fontana, appare vivo in questi giorni di effimera euforia, associare la contrapposizione del vuoto urbano che una Civitavecchia senza identità, riflette nelle foto di un grande artista recentemente scomparso come Gabriele Basilico . Un architetto prestato all’obiettivo svuotato del colore, dove il bianco e nero ed paesaggi urbani privi di infiltrazione umana , fanno emergere la drammaticità di periferie e luoghi costruiti senza l’ossigeno che è il respiro legato alla storia di piazze, vie, palazzi, giardini, facciate, e così via .
Foto di Gabriele Basilico
Il non senso delle attuali domeniche pedonali, si perde nei ricordi degli anni 80’,di una via Traiana animata dalla Associazione Culturale Calamatta, dove un maestro di nome Filippo Tricomi ed altri audaci, davano un senso ai quei 30 metri di strada impalpabili, con mostre pittoriche e fotografiche con tele, e scatti di arditi civitavecchiesi, quali: Massacesi, Pucilli, Soprano Torri, Gasperini, Armillei, Tinti, Boteni, D’Aiuto, Galice, Moraia, Mazzoldi e tanti altri. Dando proprio quell’ ”ossigeno” che era intriso di cultura e tradizione e che dava linfa vitale ad una Civitavecchia che sapeva animare i luoghi sulla propria identità , laddove il non luogo come una anonima strada, diveniva il luogo di scambio e di animazione. In quegli anni un altro intrepido dirigente scolastico come Lucio Maria Carapellese apriva le aule ottocentesche della Cialdi per accogliere sotto il periodo natalizio artisti locali che erano cuore pulsante di una Città Culturale . Non c’era Cittadella, Forte, Traiano, ma l’anticonvenzionale, diventava il convenzionale.
Associare lo scatto di Gabriele Basilico alla Civitavecchia di oggi, ci deve far riflettere ancor di più che non ci può essere futuro se non c’è memoria. Periferia o centro storico non fa differenza, se l’ossigeno che ci manca oggi è quello della cultura dentro la nostra Città, oggi purtroppo soppiantata da sbiadite pagine di facebook. Gabriele Basilico ci insegna con i suoi tagli su spazi asciutti di vita, che non c’è luogo se non c’è anima, che non c’è Citta se non ci sono i suoi cittadini, massa critica di una cultura e tradizione ormai merce rara.
ERMANNO MENCARELLI