La Grande Roma di Sisto V° : L’obelisco Vaticano

di ROSAMARIA SORGE ♦

Ho sempre avuto un grande interesse per l’Urbanistica e per la città come evoluzione del suo tessuto urbano e mi ha sempre indispettito dovere ammettere principalmente a me stessa che le migliori realizzazioni e comunque le più veloci ad essere completate si siano verificate nei regimi assoluti.

Questo mio interesse mi ha spinto a fare molte ricerche nel campo dell’Urbanistica e fra queste mi ha suscitato grande curiosità la Roma di Sisto V° che in soli 5 anni di pontificato ha portato a compimento un numero incredibile di realizzazioni urbanistiche ed architettoniche.

Al ritorno dei papi da Avignone tutto lo sforzo fu teso a riportare la città allo splendore dell’Impero, attraverso una serie di operazioni che dapprima interessarono il Borgo Vaticano e le sue adiacenze, poi il collegamento tra questo e le parti recenti della città fino a culminare nel piano per la Grande Roma di Sisto V° e Domenico Fontana.

In questo breve articolo voglio parlarvi dell’erezione degli obelischi ed in particolare dell’erezione dell’obelisco Vaticano, lasciando ad altri articoli l’erezione dei rimanenti obelischi che sono quello Laterano, Esquilino e quello de Popolo.

L’idea del trionfo del Cristianesimo sul paganesimo fu determinante nell’erezione degli obelischi, e dei quattro obelischi, l’erezione dell’obelisco vaticano fu quello che più degli altri appassionò Sisto V°; prima di lui Nicolò V° aveva progettato di collocare l’obelisco che Caligola aveva fatto venire a Roma da Eliopoli nel mezzo della piazza di San Pietro.

L’obelisco era stato trasportato nell’anno 37 d.c. per il circo di Caligola, ampliato poi da Caio Nerone; dei tanti che erano stati portati a Roma era l’unico che ancora rimaneva in piedi nel suo posto primitivo, accanto alla grande basilica, come mostra la pianta del Du Perac anteriore al pontificato di Sisto 5°.

Quanto fosse difficile alzare dal suo posto un obelisco alto più di 25 metri, adagiarlo a terra e trasportarlo in altro luogo, è facilmente immaginabile, ma per Sisto 5° nulla era impossibile.

A quattro mesi dalla sua elezione, i romani già potevano vedere un modellino di legno nel centro della piazza, e contemporaneamente il pontefice aveva nominato una commissione che sovraintendesse all’impresa e che bandisse un concorso a cui in effetti parteciparono molti architetti. In prima istanza la commissione affidò l’incarico a Bartolomeo Amannati ma il papa fece eseguire il progetto della trasposizione al Fontana che era andato con buoni convincimenti a perorare la causa.

Il mercoledì del 25 settembre del 1585 fu iniziato lo scavo della fondazione; fu fatto uno scavo profondo circa 7 metri e fu fatta una fondazione quadrata di 15 metri per lato composta “ di pietra spezzata minutamente di mattone con buona calce fatta con la pozzolana”; furono poi murate nel calcestruzzo delle medaglie di bronzo in memoria del fatto.

La seconda mossa dell’operazione fu la costruzione del “ castello “ cioè del’armatura per il sollevamento dell’obelisco. Sisto 5° concesse al Fontana ampie facoltà per il reperimento di tutto il legname necessario e degli elementi di ferro reperibili nello Stato Pontificio. Le corde furono costruite a Roma, ma la canapa fu fatta venire da Foligno; furono fatte 44 corde lunghe ciascuna “ cento canne e grosse un terzo di palmo” mentre gli elementi in ferro furono fatti a Ronciglione e Subiaco, il legname invece fu fatto venire da Terracina e Santa Severa.sorge-innalzamento-dellobelisco

Il “ castello” era formato da otto colonne alte circa 30 metri, quattro per parte collegate in alto da otto travi, mentre travi a croce all’interno completavano l’irrigidimento ed elementi spingenti lo puntellavano

L’obelisco fu ricoperto di stuoie affinché non si rovinasse e attorno furono addirittura abbattute alcune case per fare spazio all’operazione. Dopo un lavoro di circa sei mesi tutto era pronto e il sollevamento della Guglia fu fissato per il 30 aprile 1586.

Alcuni giorni prima del trasporto fu levata dalla sommità della Guglia la palla di bronzo che secondo una antica legenda doveva contenere le ceneri di Cesare. Due ore prima dell’inizio del trasporto nella chiesa annessa al palazzo del Priorato furono dette due messe , indi il Fontana e gli uomini necessari all’esecuzione dell’opera entrarono nel recinto poiché tutta la zona era stata isolata per impedire eventuali disordini di quanti sarebbero accorsi a vedere l’operazione.

Da un lato della piazza stava il capo dei carrettieri con 20 cavalli e una trentina di uomini; sotto il “ castello “ 12 falegnami che avevano come compito quello di “ battere sotto la Guglia zeppe di legno e di ferro………. per aiutare ad alzarla ……….. e a sostenerla.

Dopo una breve orazione , allo squillare della tromba “ fu dato principio” . e in tredici mosse si alzò da terra quanto bastava per “ mettere sotto lo strascino e levare i gnoccoli di metallo “. Lo strascino era una zattera di legno che poggiava su dei rulli. In circa una settimana l’Obelisco si trovò interamente “ spianato sopra lo strascino “ e allora si iniziò a disfare i “ castello “ scavando contemporaneamente per disotterrare il piedistallo.

Dall’esame della guglia il Fontana trasse la conclusione che doveva essere rimasta distesa per terra per molto tempo poiché il piedistallo era più corroso da una parte e la stessa Guglia presentava una faccia più pulita dell’altra. Si iniziò il trasporto fino a Piazza San Pietro che distava 250 metri e per far questo venne livellata la piazza, indi si costruì un altro “ castello “per rialzare la Guglia.

Nonostante il caldo estivo il papa insistette affinchè i lavori venissero proseguiti e da un avviso di Roma del 5 luglio 1586 sappiamo che “ il papa non partirà da Palazzo fino a quando l’obelisco di Cesare non sia eretto sopra la base già a loro luogo collocata che sarà per tutto agosto lavorandosi a furia a questa impresa “.

La fretta del papa aveva un spiegazione il 14 settembre era la festa della Esaltazione della S. Croce alla quale doveva consacrarsi l’obelisco.

Il 10 settembre del 1586 la Guglia fu rialzata in 52 mosse e due giorni dopo fu tolta la zattera e si cominciò a levare tutto il materiale che era servito per trasportarla e drizzarla e “restò nuda alli ventisette del medesimo mese, nel qual giorno Nostro Signore ordinò che si facesse una processione per consacrare la Croce dorata e per purgare e benedire la Guglia”.

Il 26 settembre, infatti, fu celebrata la messa a S. Pietro e dopo il papa, accompagnato da tutto il clero si recò in solenne processione ad un altare appositamente eretto dove venne benedetta la grande croce di bronzo dorato; fece seguito un rito che doveva servire a purificare ed esorcizzare la Guglia.

Dice il Fontana: Nostro Signore concesse in perpetuo 10 anni di indulgenza a chi passando contrito e confessato, dirà un Pater Nostro ed un Ave Maria……”.

Sull’obelisco furono posate, oltre la croce bronzea, anche i tre monti e la stella che erano i simboli araldici di Sisto V° , mentre erano 4 i leoni di bronzo che lo sostenevano.

La collocazione dei 4 obelischi e delle due colonne coclidi possiamo oggi intenderle come operazioni di arredo urbano ma rientravano anche in una precisa idea iconografica diventando strumento compositivo di straordinaria efficacia: posti tutti nei punti di convergenza degli assi viari rappresentavano l’elemento di mediazione tra gli stessi e i fondali prospettici e riassumevano nel contempo la particolarità di essere orientativi in senso religioso e in senso topografico. Rimarrà sempre aperta la questione se Sisto V° può essere considerato il primo degli urbanisti moderni o l’ultimo degli urbanisti medievali ma per farsene una idea personale bisognerà conoscere tutte le altre iniziative di questo papa.

ROSAMARIA SORGE